Capitolo 29

6.9K 319 34
                                    

Fu sorseggiò il the caldo, studiando assorto uno dei rotoli che aveva sul tavolo, e sospirando: aveva cercato su qualsiasi documento o carta che il suo vecchio maestro, il Gran Guardiano Liu, gli aveva lasciato in eredità ma non aveva trovato niente.
Tutto ciò che aveva rinvenuto era una piccola annotazione sui mogui: i demoni che, secondo la mitologia cinese, si moltiplicavano con la stagione delle piogge e portavano danni agli esseri umani: «Io non ho un demonietto che si diverte a distruggere e danneggiare.» sbuffò, posando con forza la tazza sul tavolo e ignorando gli schizzi con cui aveva tempestato la pergamena: «Io ho...»
«Tu hai qualcosa di assolutamente nuovo.» commentò una voce femminile alle sue spalle: Fu si voltò, sgranando lo sguardo alla vista della figura femminile, completamente vestita di nero e con una maschera di cristallo scuro sul volto: «Qualcosa che non troverai mai sui rotoli del Maestro Liu.»
«Tu non sei reale.»
«Perspicace come sempre, piccolo Fu.»
«Che cosa vuoi da me, Coeur?»
La donna si aggirò per la stanza, studiando interessata il paravento in carta e il grammofono: «Ero venuta a trovare un vecchio amico. E' un po' che non ci vediamo...»
«Mi hai ignorato per gli ultimi centottant'anni.» sentenziò Fu, incrociando le braccia e osservandola serio: «Perché adesso?»
«Sono centosettantasei anni, per la precisione. E poi so che dietro quei ragazzini ci sei tu.» dichiarò la donna, fermandosi e fissandolo a sua volta: «Tu eri l'erede del maestro Liu, sei stato il Gran Guardiano in tutti questi anni e il Portatore del Miraculous della Tartaruga, almeno finché non l'hai dato a quel bestione...»
«E sai bene che farò tutto ciò che è in mio potere per annientarti.»
«Vuoi uccidere una tua vecchia amica?»
«La mia amica è morta quel giorno. Assieme a lui!» dichiarò Fu, alzandosi in tutta la sua statura: «L'ho pianta quel giorno. Tu sei solo l'involucro di ciò che lei era. Tu non sei lei!»
Coeur Noir sorrise, alzando le braccia verso l'alto, mentre il suo corpo si trasformava in fumo nero impalpabile: «Piccolo Fu.» mormorò la sua voce, mentre le volute si disperdevano nell'aria: «Io sono lei.»

Rafael sbadigliò, mentre scendeva le scale che portavano alla metrò, e gettò un'occhiata agli altri quattro che lo seguivano: «Non capisco...» iniziò, catturando l'attenzione generale: Sarah era al suo fianco, lo sguardo rivolto verso di lui; Lila aveva appena riposto il cellulare, sicuramente dopo aver mandato un messaggio a Wei e...Beh, la coppietta felice faceva la coppietta felice.
«Cosa non capisci?» domandò Adrien, sorridendo affabile allo sguardo d'odio di Rafael: «Perché ci sono tante cose che...»
«Adrien...»
«D'accordo, mon amour, non continuo.»
«Potete essere un po' meno zuccherosi?» domandò Lila, scuotendo il capo e facendo ondeggiare la lunga chioma scura, mentre superava il tornello e si avviava verso i binari della metrò: «Mi chiedo come fanno i vostri kwami a sopportarvi tutto il giorno. Soprattutto il tuo, micetto.»
«Plagg è un romanticone.»
«Nei tuoi sogni, moccioso.» sbottò la voce di Plagg, da sotto la giacca del biondo, facendo ridere il gruppo nell'attesa della metrò che, dopo pochi minuti, comparve alla fine del tunnel: aspettarono che il mezzo si fermasse e le persone uscissero, prima di entrare e rimanere in piedi nello spazio delle porte.
«Qual è la nostra fermata?» domandò Lila, osservando le porte automatiche chiudersi.
«Paris Est.» le rispose Rafael, scivolando con il pollice sullo schermo del cellulare: «Quella prima della nostra è Château d'Eau.»
«E ringraziamo il CIP, Centro Informazioni Pennuto.»
«Ti odio.»
«Anche io, tranquillo.»
«Secondo voi perché il maestro Fu ci ha chiamato?» domandò Marinette, cercando di mettere fine all'ennesimo inizio di un litigio fra i due: «Sembrava molto turbato, quando mi ha telefonato.»
«Forse sarà rimasto bloccato con la schiena.» buttò lì Adrien, scuotendo il capo: «Comunque stavo pensando...»
«Non pensare.» lo intimò Lila, sorridendogli: «Il tuo cervello non c'è abituato, micetto.»
«Muori, volpe.»
«A cosa pensavi?» s'intromise Marinette, posando una mano sul braccio del biondo e sorridendogli, come a invitarlo a continuare il discorso che aveva iniziato.
«Beh, siamo un gruppo, no?» iniziò il biondo, ricevendo consensi da parte degli altri quattro: «Quindi ci serve un nome.»
Sarah sospirò, tamburellandosi le dita sulle labbra e alzando lo sguardo verso l'alto: «Miraculous Heroes?» propose, spostando lo sguardo sugli altri.
«Nel senso che ci serve un miracolo per salvare Parigi?» le chiese Rafael, mettendo in tasca il cellulare e guardandola: «Perché a meno che non veniamo miracolati non so come...»
«No, nel senso che siamo tutti Portatori di Miraculous. E siamo supereroi.»
«Sarah, pensi davvero di fare un discorso serio con questi due?» domandò Lila, sbuffando e recuperando il cellulare dalla borsa, leggendo velocemente il messaggio: «Wei ci aspetta davanti l'uscita della metrò.»
«Fammi capire.» mormorò Rafael, massaggiandosi il mento: «Tu e il cinese state insieme?»
«Perché? Ti piacerebbe provarci con me?»
«Non sei il mio tipo.»
«Perché tu hai un tipo? Pensavo ti bastasse solo che una respirava per provarci.»
«Ah. Ah. Molto divertente.» sbuffò Rafael, imbronciandosi e guardando male l'italiana: «mi chiedo come faccia quel poveraccio di Wei a sopportarti?»
«Come fa Sarah con te?»
«Non mettetemi in mezzo.» dichiarò l'americana, fissando male i due e rimediando due sorrisi in cambio.
Adrien ridacchiò, scuotendo la testa e ascoltando la voce preregistrata che annunciava la fermata: «La prossima è nostra. Come passa velocemente il tempo, quando sei in compagnia...» dichiarò, mentre la metrò si fermava e alcuni passeggeri scendevano: «Tornando all'argomento principale: come mai maestro Miyagi ci ha chiamato?»
Marinette roteò gli occhi, sbuffando: «Io l'avevo chiesto, prima che iniziaste a beccarvi fra di voi.»
«Sono loro!» dichiarò immediatamente Lila, indicando i due ragazzi: «Tirano fuori il peggio di me!»
«Ora è colpa nostra?» domandò Adrien, puntando alternativamente il dito su se stesso e Rafael: «Volpe, mi deludi.»
«Perché Fu ci ha chiamato?» chiese nuovamente Marinette prossima alla disperazione, attirando su di sé l'attenzione generale, mentre la voce preregistrata annunciava la fermata di Paris Est: «Era abbastanza agitato e, da quel poco che so del maestro, non mi sembra un tipo che si agiti per poco.»
«E' molto calmo, vero.» sentenziò Rafael, voltandosi verso le porte automatiche che si aprivano e uscendo dal mezzo assieme agli altri: «Forse ha scoperto qualcosa su Mogui. Qualcosa di grosso.»
«Il pennuto non ha tutti i torti.» sbuffò Adrien, avviandosi verso l'uscita della metrò e iniziando a salire le scale che portavano verso la superficie: strinse gli occhi alla luce, abituandosi piano piano alla luminosità e, una volta uscito, iniziò a guardarsi intorno, scorgendo immediatamente la figura di Wei: «Ehilà, amico!» lo salutò, mentre lo raggiungeva assieme agli altri.
«Ciao a tutti.»
«Pronti per sapere cosa ha a dirci il maestro Fu?» domandò allegro Rafael, sorridendo agli altri.
«Andiamo a sentire, piumino.» sbuffò Lila, avviandosi per la strada e venendo immediatamente seguita. Sarah si fermò, osservando l'enorme edificio dalla parte opposta della strada e afferrò Rafael per la maglia, indicandogli la costruzione: «Cosa è?» domandò, voltandosi e attendendo paziente la risposta.
«La Gare de l'Est: è una delle stazioni di Parigi.» le rispose prontamente il ragazzo, sorridendole: «Dentro ci sono anche un casino di negozi.»
«E uno Starbucks!» esclamò allegra Lila, afferrando i due per le spalle: «Dopo che abbiamo parlato con il nonnino ci andiamo?»
«Ti piace il caffè di quelli?» domandò il ragazzo, sgranando gli occhi: «Pensavo che a voi italiani piacesse quello bello forte.»
«Infatti è così e, se dovessi prendere il caffè normale lì, te lo sputerei in faccia! Però hanno quei cosi pieni di panna e altre schifezze che sono veramente buoni...» spiegò l'italiana, facendogli l'occhiolino e poi allungando il collo, in modo da vedere il resto della compagnia che si era fermata: «Ci andiamo dopo?»
«Per me va bene.» dichiarò Marinette, alzando le spalle e voltandosi verso Adrien che annuì con la testa, mentre Wei sospirava sorridente.
«Bene!» esclamò allegra Lila, alzando un pugno per aria: «Era da un po' che volevo provare quel bicchierone di latte e caffè che chiamano Macchiato.»
«Fissata!» bofonchiò Vooxi dalla tasca della giacca della ragazza, mentre quest'ultima alzava lo sguardo verso il cielo e borbottava una risposta poco signorile.

Miraculous Heroes {Completata}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora