Capitolo 23

7.5K 342 52
                                    

C'era qualcosa che non andava.
Questo pensò Sarah entrando nell'aula e trovando Rafael che stava tranquillamente parlando con Lila. E Marinette. E Adrien.
Mh.
C'era decisamente qualcosa non andava.
Si sistemò meglio la cinghia della borsa sulla spalla, avvicinandosi al gruppetto: «Proprio te volevo!» esclamò Alya, balzandole quasi addosso con il cellulare alla mano: «Posso farti un'intervista piccina picciò? Com'è stato essere rapita da quel guerriero? E, secondo te, perché ti ha presa? Puoi dirmi tutto quello che sai sugli eroi di Parigi? Li conosci oppure no? E...»
«Alya.» mormorò Marinette, scuotendo il capo di fronte all'atteggiamento dell'amica: «Lasciala respirare.»
«No.»
«Come no?»
«Senti, mister son figo, son bello e son fotomodello non mi ha saputo dire niente.» sentenziò Alya, indicando Rafael con un cenno della mano: «Quindi vado diretta alla fonte, ovvero la sequestrata. Ah! Perché non c'ero? Ultimamente mi sto perdendo tutte le imprese eroiche! Poi vogliamo parlare del gruppo! Abbiamo un gruppo di eroi come gli Avengers!»
«In verità sono molto meglio degli Avengers.» commentò Rafael, poggiando un fianco contro il banco di Alya: «Fra Cap e Tortoise, il secondo mi sembra meglio: può creare barriere, dai!»
«Mh.» Adrien si batté le dita sulle labbra, guardando il soffitto: «Se Tortoise è il Cap, Chat Noir è Iron Man. E Peacock...» si fermò, sorridendo all'altro ragazzo: «Beh, lui è senza dubbio Hulk.»
«Muori.» sibilò Rafael, fissando male il biondo che ricambiò sorridendo innocentemente.
«Ladybug chi sarebbe?» domandò Marinette, scuotendo il capo e sperando di mettere fine all'ennesimo litigio fra i due: da quando si erano incontrati non avevano fatto altro che punzecchiarsi a vicenda.
«Mh. Vedova Nera: è sexy quanto lei.» sentenziò Adrien, facendole l'occhiolino e ridacchiando, vedendola diventare rossa: «Mentre Volpina è Thor.»
«Mi unisco a Rafael: muori.»
«Oh. Andiamo! Thor ha il martello! Il martello è figo!»
«Ma non potevi dare Thor a Peacock?» sbuffò Rafael, incrociando le braccia: «Direi che ci sta di più come personaggio.»
«Peacock è Hulk. Ho deciso così.»
«E Bee?» chiese Sarah, attirando su di sé l'attenzione generale di tutti: «Lei chi sarebbe?»
«Mh. Occhio di Falco?»
«Solo perché è quello rimasto, eh?» domandò Lila, scuotendo il capo: «E Papillon chi fa? Nick Fury?»
Adrien si voltò, fissando la ragazza: «Per la prima volta, sono d'accordo con te.»
Alya li fissò, scuotendo il capo e sospirando: «Mai una volta che mi prendete seriamente.» dichiarò e si avvicinò a Nino, rimasto in silenzio ad ascoltare il discorso, poggiando poi la testa contro la spalla del ragazzo: «Non è cosa da tutti avere un gruppo di supereroi che salva la città e questi cosa fanno? Me li paragonano a quelli dei fumetti. Immagino che non seguite nemmeno più il Ladyblog: cosa lo fate a fare, non ho scoop! Sono sempre...» alzò la testa, fissando male il proprio ragazzo: «E' colpa tua, sai?»
«Cosa?»
«Se tu non mi tenessi occupata, io potrei fare i miei scoop! Insomma, qua ne va di mezzo la mia futura carriera giornalistica!»
«Non voglio sapere come Nino tiene occupata Alya.» sentenziò Adrien, scuotendo il capo e fissando i due leggermente disgustato: «Davvero, non voglio sapere.»
«Hai presente quello che fate tu e Marinette?» gli chiese Alya sorridente: «Ecco, metti noi due al vostro posto.»
«Ecco. Non dovevi dirmelo.»
«Come siamo innocenti, micetto.» lo prese in giro Lila, spintonandolo per la spalla mentre Rafael scuoteva il capo, ridacchiando.
«Mi sono persa qualcosa?» domandò Sarah, avvicinandosi a quest'ultimo e osservando il gruppetto: «Insomma tu...»
«Diciamo che abbiamo raggiunto un punto d'incontro.» le spiegò il ragazzo, sorridendole: «Soprattutto io e mister perfettino.»
«Ti ho sentito, pennuto.»
Pennuto...
Quel soprannome ricordava qualcosa a Sarah, ma non riusciva a capire cosa; scosse il capo, poggiando la borsa nel posto accanto ad Alya e si sedette, ascoltando le chiacchiere degli altri, finché la professoressa non entrò e, diligentemente, Nino, Lila e Rafael andarono ai loro posti.
La mattina passò velocemente e, quando suonò la campanella che determinava la fine delle lezioni mattutine, Adrien fermò Rafael, che stava uscendo dall'aula: «Dobbiamo parlare.» dichiarò, facendo cenno anche a Lila e Marinette: «O meglio, metterci d'accordo.»
«Sia chiaro, se pensi a qualche entrata ad effetto per il gruppo...» iniziò Rafael, fissando male il biondo: «Io ne esco.»
«Ti prego non dargli idee!» esclamò Marinette, scuotendo il capo e stringendo la mano al proprio ragazzo: «Altrimenti inizierà a dire che dobbiamo avere un'entrata in scena.»
«Facciamo già entrate spettacolari.» sentenziò Adrien, dirigendosi con gli altri tre verso il cortile principale della scuola e, una volta lì, fece vagare lo sguardo verde, finché non adocchiò una panchina libera: «In verità volevo parlare di Fu.»
«Ma questo Fu è quello del centro massaggi Da Fu con ardore?» domandò Rafael, sedendosi e osservare Lila fare altrettanto, mentre Marinette e Adrien rimanevano in piedi davanti a loro.
«Cosa?»
«Non ci sei mai stato, perfettino? Da questo tipo, intendo.»
«Sì, ci sono stato.»
«E non hai mai letto l'insegna?»
«Ehm. No.» rispose Adrien, fissando l'altro: «Davvero si chiama così? Cioè mister Miyagi ha un centro massaggi e l'ha chiamato Da Fu con ardore?»
«Chi è mister Miyagi adesso?»
«Il maestro Fu. Mon minou lo chiama così.»
«Perfettino, non mi mettere troppi nomi in tavola.»
«Non sono tanti: tu sei pennuto, lei è volpe. Wei è Torty, il maestro è mister Miyagi.» iniziò Adrien, indicando poi la ragazza al suo fianco: «E lei è la mia signora. Fine.»
«Ma chiamare gli altri con il proprio nome ti fa fatica?» sbottò Lila, accavallando le gambe e fissando il biondo: «Comunque, torniamo all'argomento principale, perché vorrei andare anche in mensa. Sapete com'è, ho fame.»
Adrien annuì, sospirando: «In verità, è molto semplice: pensavo di fare un salto da mister Miyagi oggi, dopo la scuola. Andare tutti insieme - compreso Wei, ovviamente - e chiedergli di questo Mowgli.»
«Mogui.» lo corresse Marinette: «Dimmi che non l'hai fatto apposta.»
«Mowgli è più simpatico.»
«Adrien...»
«Ok. Ok. Gli chiediamo di questo Mogui e vediamo...» il biondo si fermò, alzando le spalle: «Vediamo se si comporta in modo strano o, nella migliore delle ipotesi, sa dirci cosa è.»
«Tutto qui?»
«Sì. Tutto qui, volpe.»
Lila annuì, osservando gli altri: «Per me si può fare.» dichiarò, prendendo il cellulare dalla tasca della giacca e scrivendo veloce un messaggio: «Sento Wei se può venire con noi.»
«Uh. Hai il suo numero...»
«Lo abbiamo tutti, micetto.»
«Io no.»
«Tu perché sei l'ultimo arrivato, pennuto.»
«Senti tu...»
«Non iniziate.» sentenziò Marinette, fissando male i due ragazzi: «Lila senti Wei. Per me non ci sono problemi ad andare. Rafael, per te?»
«Non ho problemi, boss.»
«E non chiamarmi boss.»
«Sei tu il capo, signorina coccinella.» dichiarò Rafael e sorridendo, stravaccandosi maggiormente sulla panchina: «E devo dire che è rassicurante avere te come leader e non lui.»
«Non sono il vostro leader.» dichiarò Marinette con un sorriso, ricevendo tre occhiate scettiche di rimando: «No. Non lo sono. Se io sono il vostro leader andremo incontro a una fine dolorosa: ci saranno terremoti, bombe atomiche e la terra esploderà.»
«Perfettino.»
«Che vuoi?»
«Come siamo arrivati dal fatto che lei è la leader del nostro gruppo all'apocalisse? Mi sono perso un passaggio.»
«E' solo un suo film mentale.» dichiarò il biondo, sorridendo all'altro: «Stranamente stavolta non ci sono arresti, omicidi o mutilazioni...»
«Ah.»
«L'ultima volta che ne ha fatto uno, non mi ricordo come ma mio padre era inciampato in una scarpa ed era finito contro uno spigolo, finendo all'ospedale e l'aveva dichiarata colpevole mandandola in galera.»
«Ah.»
«Sarebbe una sceneggiatrice fantastica.»
«Convinto tu.»
«Ehi, belli e dannati.» li richiamò Lila, mostrando loro il cellulare: «Wei ha detto sì.»
«Bene. Allora oggi pomeriggio tutti Da Fu con ardore.»


Gabriel entrò nell'ascensore, premendo il pulsante del piano desiderato e osservò le porte chiudersi, purtroppo non abbastanza velocemente: un piede, calzato da un'elegante decolleté nera, si mise fra queste, facendole riaprire e il volto sorridente di Willhelmina Hart gli apparve davanti al viso.
Maledizione.
Quella donna era un incubo.
«Gabrielluccio!» tubò la stilista, entrando nell'ascensore e sbattendo le ciglia: il piccolo abitacolo s'impregnò del profumo dolce con cui si era cosparsa. Troppo dolce per i gusti di Gabriel.
«Buongiorno.» la salutò, rimanendo fermo al suo posto e osservandola preme il bottone del piano inferiore a quello a cui lui era diretto.
La fissò, studiandone l'abbigliamento vistoso: giacca rossa aperta, vestito stretto e dello stesso colore, scollatura generosa.
Borsetta e scarpe nere.
Trucco appariscente.
Unghie simili ad artigli.
«Ho saputo che hai cambiato alcune cose della tua sfilata.» commentò la donna, poggiandosi contro la parete argentata e incrociando le braccia sotto al seno: «Non pensi sia un azzardo? Siamo veramente a ridosso dell'inizio della settimana, ormai.»
«Non è un problema.»
«Immagino. Non è mai un problema per Gabriel Agreste, vero?»
«Spero che il fatto che sia così interessata alla mia sfilata significhi che la sua è pronta, signora Hart.»
«Signorina, grazie. Comunque sì, ho tutto sotto controllo. Sarà qualcosa di unico.»
«Posso immaginare.»
Willhelmina sorrise, sbattendo nuovamente le ciglia: «Sai, Gabrielluccio, sono molto interessata a te: sei vedovo da quanti anni ormai?» gli domandò, facendosi vicina a lui e carezzando i risvolti della giacca scura che l'uomo indossava quel giorno: «Immagino sia da tanto tempo, giusto? Potresti trovarti una nuova compagna, piuttosto che continuare a vivere nel ricordo di una moglie che ormai non c'è più.»
Gabriel la fissò un secondo, prendendole poi i polsi e allontanandosi da sé: «Il suo piano, signora Hart.» sentenziò, indicandole le porte che si erano aperte sul corridoio ove regnava il caos: «Inoltre, la mia vita privata non è affar suo.» continuò, spingendola fuori dall'ascensore e liberandosi della sua presenza: «Au revoir.» sentenziò, premendo il bottone del piano desiderato e osservando il volto della donna mentre le porte si chiudevano.
Rabbia.
Rabbia allo stato puro.
Sorrise, addossandosi contro la parete: se fosse stato ancora il vecchio Papillon, l'avrebbe subito akumatizzata...
Ma quello era il vecchio Gabriel.
Quello era l'uomo che aveva combattuto contro il proprio figlio.
«Adesso non sono così. Non sarò più così.» si disse, socchiudendo gli occhi: per Adrien, per Marinette - che era entrata nelle loro vite -, per Nooro e per l'amore della sua vita, non sarebbe più stato l'uomo di un tempo.

Fu osservò i cinque ragazzi, seduti nello stanza ove di solito accoglieva i clienti, mentre i kwami svolazzavano tranquillamente in giro: «Immagino che avete qualcosa da chiedermi.» commentò, facendo vagare lo sguardo su tutti loro: «E' una bella cosa vedervi riuniti, anche se mancano due all'appello.»
«Mio padre doveva lavorare.» spiegò Adrien, massaggiandosi il mento: «Gli ho mandato un messaggio ma ha detto che non poteva venire.»
«E non sappiamo ancora chi è Bee.» continuò Marinette, sorridendo all'ometto: «Come ben sa.»
«Mh. Non l'avete ancora avvicinata?»
«In verità non vuole rivelarci chi è.» rispose Lila, fissando l'uomo: «Questa è la prima volta che c'incontriamo. Immagino sia lei che mi ha dato il Miraculous della Volpe.»
«Sì, Volpina.»
«Io...»
«Te lo sei guadagnato.» sentenziò Fu, annuendo con la testa: «Il tuo riconoscere gli errori fatti e il volerti migliorare mi ha fatto capire che sei l'unica a cui potevo darlo.» le spiegò, sorridendole calorosamente e poi facendo vagare lo sguardo sugli altri: «Voi siete le scelte che ho fatto come Gran Guardiano e non me ne pentirò mai: avete la forza, il coraggio e la volontà per elevarvi a difensori. Non potevo fare scelta migliore di voi, ricordatevelo sempre.» I cinque ragazzi annuirono, chinando leggermente la testa: «Ma immagino che avete qualche domanda per me, se siete tutti qui.»
«L'altro giorno abbiamo incontrato Coeur Noir.» iniziò Marinette, attirando subito l'attenzione dell'uomo: «Ecco, il suo ultimo guerriero - che lei ha chiamato Mogui - è strano.»
«Strano in che senso?»
«E' molto più forte degli altri.» spiegò Adrien, sospirando: «E sembra avere una qualche volontà. Non so. Gli altri guerrieri che ci ha mandato contro avevano come chiodo fisso il combattere e distruggere tutto ciò che avevano davanti, questo nuovo...»
«Questo nuovo ha rapito una mia amica, apparendo dal nulla. Non l'ha scelta, era comparso proprio per prendere lei.» continuò Rafael: «Inoltre, con il potere della visione non riesco a trovare punti deboli: ogni volta che lo uso, sento una voce nella mia testa che dice "la sua vera natura".»
«E il mio Lucky Charm, per due volte, ha fatto apparire uno specchio.»
«E se questo tipo si riflette...» iniziò Lila, scambiandosi un'occhiata con Marinette: «...inizia a urlare e poi scompare.»
«L'ultima volta, Coeur Noir è apparita per salvarlo.»
«Apparsa, Wei.»
Fu annuì, ascoltando i cinque e poi si alzò, avvicinandosi al grammofono: «Non pensavo fosse possibile...» commentò, scuotendo il capo e intrecciando le mani dietro la schiena: «Il mio timore è che Coeur Noir abbia messo un suo cristallo in un essere umano.»
«Ci sta dicendo che stiamo combattendo contro una persona?» domandò incredula Lila, alzandosi in piedi: «Mogui non è un fantoccio come gli altri?»
«E cosa succede se lo sconfiggiamo?»
«Il fatto che il potere di Peacock e il tuo, Ladybug, non danno indizi su come annientarlo è importante.» spiegò Fu, voltandosi verso di loro: «Il cristallo...Non so se è possibile rimuoverlo ma i vostri poteri vi stanno dando una strada: fategli capire chi è veramente, solo così potrete sconfiggerlo e salvarlo. Forse in questo modo, la presa di Coeur Noir su questa persona si allenterà e sarà libera.»
«Ma non sappiamo nemmeno chi sia.»
«Hai detto che ha rapito una tua amica, Peacock.»
«E' qualcuno che ha a che fare con Sarah? E chi?»
Fu abbozzò un sorriso, osservando i kwami che ascoltavano in silenzio e in disparte: «Questa, purtroppo, non è una domanda a cui io so rispondere.»


Sarah osservò il messaggio che aveva appena mandato ad Alex: il suo amico sembrava essere diventato un fantasma.
Aveva detto di essere lì per aiutarla e l'aveva visto pochissime volte.
Sospirò, alzando lo sguardo e osservando la cupola dell'osservatorio astronomico parigino: aveva scelto quel luogo per il semplice fatto che era il più vicino a casa sua, nonostante l'idea iniziale fosse stata quella di andare al Sacré Coeur, che aveva un posto speciale nel suo cuore.
Il cellulare vibrò e lei lesse velocemente la risposta dell'amico, sorridendo.
Sembrava lo stesso Alex di sempre.


Adrien si strinse nella giacca, osservando la fontana al centro del parco vicino casa di Marinette: «Che ne pensi?» domandò alla ragazza e voltandosi verso di lei, trovandola pensierosa; sospirò, passandole un braccio attorno alle spalle e attirandola verso di sé: «Quali pensieri turbano la mia signora?» le domandò, posandole le labbra sui capelli scuri.
Marinette si appoggiò al ragazzo, trovando conforto nel suo calore e alzò la testa, incontrando le iridi verdi: «Mogui è una persona.» mormorò, scuotendo la testa: «Una persona...»
«Abbiamo già affrontati nemici simili, non mi sembra il caso di farci tanti problemi.»
«Ma prima sapevo cosa fare: distruggevamo l'oggetto con l'akuma e poi lo purificavo. Ma ora...»
«Marinette...»
«E se sbagliassi qualcosa? E se io...»
«Marinette, calmati.» sentenziò il ragazzo, allontanandola da sé e posandole le mani sulle spalle: «Non succederà niente di sbagliato. Sei Ladybug, l'eroina di Parigi. Tu farai sempre la cosa giusta da fare...»
«Il mio passato è pieno di cose non giuste che ho fatto.»
«Sbagliare è umano, tesoro mio.»
«Non quando c'è di mezzo una vita, Adrien. Se per caso lo purifico e chiunque sia Mogui ci rimette?»
«Non succederà mai.»
«Come fai a esserne così sicuro?»
«Perché io ho fiducia in te. L'ho sempre avuta e sempre ne avrò.» le spiegò, tirandola verso di sé e cullandola nel suo abbraccio: «Andrà tutto bene, ne sono certo. Riusciremo a vincere anche questa.»
Marinette sospirò, circondando l'addome di Adrien con le braccia e stringendolo a sua volta: «Spero tanto che sia così.»
«Sarà sicuramente così. E stavolta non siamo soli: il peso di proteggere e salvare Parigi non è solo su noi due. Abbiamo dei compagni, adesso.»
La ragazza annuì, alzando il volto e fissandolo: «Hai ragione.»
«Io ho sempre ragione.»
«Mon minou...»
«Ok, quasi sempre ragione.»


Sarah osservò l'amico che, tranquillamente, stava camminando verso di lei: «Stai meglio?» gli domandò, alzandosi una volta che fu di fronte a lei: «L'ultima volta che ci siamo visti non avevi una bella cera.»
«Già.» mormorò Alex, massaggiandosi la nuca imbarazzato: «Sono venuto fin qua e l'unica cosa che vedo di Parigi sono i bagni.»
«Andare a farti vedere da un medico?»
«Nah. Ora sto benissimo.» sentenziò il ragazzo, sorridendole e poi guardandosi attorno: «Bel posto! Almeno qualcosa di questa città la vedo.»
«Magari domani ti porto a vedere le Sacré Coeur. Mi sono innamorata di quel luogo.»
«Ok! Perf...» Alex si interruppe, portandosi una mano alla gola e chinandosi sulle ginocchia, mentre il suo corpo era scosso e sembrava che fosse vicino a rimettere; Sarah si chinò al suo fianco, mentre il ragazzo s'inginocchiava per terra, le mani strette alla gola e le spalle incurvate.
«Alex...» mormorò la ragazza, poggiandogli una mano sulla spalla e sentendolo bollente al tocco: «Dobbiamo andare...» si fermò, osservando l'amico vomitare del fumo nero, che lo circondò come un bozzolo; Sarah si alzò, facendo qualche passo indietro e osservando la forma indistinta creata dalle volute nere tirarsi su: l'esalazione scura fasciò il corpo, trasformandosi nell'armatura che lei conosceva bene: «Mogui.» mormorò, osservando il guerriero che si era appena trasformato davanti a lei.
Mogui.
Alex.
Mogui.
Alex.
Fece un passo indietro, osservando sconvolta la maschera di cristallo nero, rivolta verso di lei: «Alex?» domandò titubante, mentre il guerriero alzava il viso verso il cielo e ruggiva rabbioso.
Scappare. Doveva scappare.
Si voltò, iniziando a correre sul ghiaietto e sentendo i passi di Alex - di Mogui - dietro di lei.
No, non poteva.
Perché? Alex stava con Coeur Noir? No, era impossibile.
L'aveva sempre aiutata a combatterla in America.
Ma allora perché si era trasformato nel suo guerriero?
Perché? Quando? Cosa era successo?
Calma, Sarah. Calmati.
Calmati. Puoi farcela. Devi salvare Alex.
Devi...Fare qualcosa.

Ma cosa poteva fare? Cosa poteva fare da sola?
Aveva bisogno di aiuto. Qualcuno che l'aiutasse.
Qualcuno...Gli altri. Doveva trovare gli altri.
Sì, perfetto. Ma dove?
Doveva trasformarsi e provare a contattarli. Sì, giusto. E se loro non erano trasformati in quel momento? Come avrebbe fatto?
Si voltò, fissando il guerriero: «Mikko.» mormorò, aprendo la borsa e permettendo alla kwami di volare fuori: «Trasformami.»
Io ti salverò, Alex. In qualche modo lo farò.
La luce della trasformazione l'avvolse, sostituendo i suoi abiti con quelli di Bee e, appena fu mutata, spiccò in volo, osservando il guerriero dall'alto: «Come posso fare?» mormorò, atterrando su un tetto e mettendo mano al piccolo schermo nel suo bracciale: provò a chiamare i numeri che aveva in rubrica, senza risultato.
Nessuno era trasformato, ovviamente.
Cosa faccio? Cosa posso fare?
Scosse il capo, correndo fino alla fine del tetto e balzando, aprì le ali ma una folata di vento le fece perdere l'equilibrio e cadde rovinosamente, chiudendo gli occhi e aspettando il contatto con la terra: strano, era certa che il marciapiede fosse decisamente più duro.
Quando aveva imparato a usare i poteri di Bee era caduta tante volte, ed era certa che avrebbe trovato qualcosa di duro e freddo, non una cosa relativamente morbida e calda: «Uao, è la prima volta che un'ape mi cade tra le braccia.» dichiarò una voce allegra maschile che lei conosceva bene.
Alzò la testa, incontrando lo sguardo grigio e spensierato di Rafael: «Va tutto bene, miss eroina?» le domandò, facendole l'occhiolino: «Mi stavi di nuovo pedinando?»
«Io...»
Bee scosse il capo, allontanandosi dall'altro e mettendosi seduta per terra: cosa ci faceva Rafael lì? Perché era lì? Si voltò indietro, domandandosi quanto distante fosse Alex - Mogui -? Era al sicuro Rafael? Poteva...
«Sembra che tu abbia qualche problema.» dichiarò il ragazzo, alzandosi e scuotendosi i pantaloni, allungando una mano verso di lei: «Posso aiutarti?»
«Sai per caso come fare a contattare i miei compagni? Perché è l'unico modo di aiutarmi.»
«Mogui è apparso di nuovo?»
Come faceva Rafael a sapere di Mogui? Lui non era...
Non c'era l'altra volta.
Non poteva sapere come...
«Come...?» iniziò, scuotendo il capo: «Come sai...?»
Il ragazzo sospirò, tirando fuori dalla maglia la catenina che aveva al collo: «Mi sono rilevato agli altri, perché non a te?» si domandò, mostrandole il monile a forma di coda di pavone: «Peacock, per servirla signorina apetta.»
«Peacock?»
«Già.»
Bee si portò una mano alla bocca, notando solo allora la somiglianza che c'era fra l'eroe e il ragazzo: Rafael era Peacock. Peacock che l'aveva avvicinata all'inizio, che aveva combattuto con lei...
«Aiutami.» mormorò, prendendolo per le spalle e fissandolo disperata: «Aiutami a salvare il mio amico. Aiutami a salvare Alex.»


Miraculous Heroes {Completata}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora