Parte 15

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Mario si svegliò. Nemmeno il tempo di aprire gli occhi che venne avvolto da un mal di testa lancinante. Ieri aveva davvero bevuto troppo. Non ricordava nemmeno di essersi messo il pigiama, che invece indossava. Si voltò e trovò Claudio accanto a lui, gli occhi aperti a fissarlo. Aveva il cappuccio della felpa alzato.

M: " 'Giorno!" – disse sfregandosi gli occhi. – "Da quanto sei sveglio?"

C: "Da un po', ma non ho la forza di alzarmi."

M: "Conosco la sensazione" – disse stiracchiandosi.

C: "Come ti senti?" – domandò allungando la mano e accarezzandogli il viso.

M: "Ho la testa che mi scoppia."

C: "Rimani a letto un altro po', magari ti passa.."

Mario annuì. "Sto così uno straccio che non ricordo nemmeno di essermi messo il pigiama!"

C: "Infatti te l'ho messo io, tu eri cotto."

M: "Ah. Grazie."

C: "Figurati, quando vuoi." – gli strizzò l'occhio.

Il cellulare di Claudio squillò. Al solo rumore della suoneria Mario si mise il cuscino sulla testa. Ogni suono era amplificato, non sopportava alcun rumore.

Claudio capì e andò a rispondere nell'altra stanza.

Torno una decina di minuti dopo, decisamente nervoso.

M: "Che hai?"

C: "Devo risalire a Verona."

M: "Oggi?" – chiese sgranando gli occhi e mettendosi seduto.

C: "No, domani. Un fornitore mi ha anticipato una consegna importante e devo controllare la faccenda di persona. Mi spiace.. avevamo programmato di salire insieme a Verona per una volta, e nemmeno stavolta ci riusciamo!"

M: "Non importa. Ora vedi di cambiare in fretta quel biglietto, su."

Claudio annuì e si mise al pc, mentre Mario si ristese sul letto. Riuscì a trovare un treno per il giorno dopo alle 14, per fortuna. Si voltò verso Mario per comunicarglielo ma notò che si era addormentato. Si stese al suo fianco e decise di fare lo stesso.

Un'ora e mezza dopo furono svegliati da una telefonata. Stavolta a squillare era il telefono di Mario. Rispose. Era Lucia, che gli ricordava per la millesima volta che quella sera erano invitati ad un evento in cui era coinvolta nell'organizzazione, che dovevano essere ben vestiti, perché era un concerto di un soprano, ma senza esagerare, perché era in una sala e non in un gran teatro. Ovviamente si raccomandò sulla puntualità e chiuse la telefonata mandando un saluto a Claudio.

C: "Scommetto che era Lucia."

M: "Mmh mmh" – mugugnò annuendo. – "Mi spieghi perché le abbiamo detto di sì? A me manco piace la lirica!"

C: "Perché lei lo organizza e ci ha pregato di partecipare, e quindi da bravi amici andiamo.."

M: "Grazie per la lezioncina." – fece sarcastico.

C: "Quando vuoi." – ridacchiò – "E anche perché ho paura a dire di no a quella donna."

Mario rise. "Hai colto subito il lato agguerrito di Lucia eh?"

Claudio annuì. "Come ti senti?"

M: "Meglio. Direi che è ora di alzarci da qui."

Claudio concordò, ma non prima di essersi scattati qualche foto, usandone una per augurare buongiorno a chi li seguiva con affetto.

La serata di per sé non fu poi tanto formale, ma Claudio e Mario un po' avvertirono il disagio, non conoscevano nessuno (Lucia a parte) e di certo non erano esperti o grandi estimatori del genere lirico.

Insomma, andar via di lì fu un sollievo.

C: "La prossima volta ricordami di non farmi abbindolare da Lucia!"

M: "No, devi ricordarlo tu a me! 'Na noia... Mi spiace Cla, ci ho provato ma fare il sofisticato non fa per me!"

C: "Ehhh guarda, ti avevo scelto proprio per quello!" – rise.

M: "Ho fame.."

C: "Davvero? Di solito sono sempre io a dirlo!"

M: "Andiamo a mangiare in un pub.. un po' di vino, una birretta, quello che vuoi!"

Claudio concordò e Mario optò per un pub molto carino in zona. Parcheggiarono e percorsero qualche metro a piedi prima di entrare. La strada era praticamente deserta e Claudio sentì l'impulso irrefrenabile di prendergli la mano. Mario si stupì di quel gesto, ma lo accettò di buon grado.

Claudio notò la sua sorpresa, e gli accarezzò delicatamente le dita.

Poi si bloccò di colpo.

M: "Che c'è?"

C: "Niente... è solo che volevo dirti che nonostante stasera avrei preferito andare altrove, o far altre cose.. ero con te.. e questo è quello che m'importa davvero."

Claudio non si esponeva tantissimo con le parole, a volte Mario doveva leggere tra le righe, o dai suoi gesti, dipendeva dal momento.

Mario sciolse l'intreccio di mani e gli accarezzò la guancia. "Per me è lo stesso. Sto sempre bene con te, a prescindere da dove siamo."

Claudio gli sorrise, emozionato e soddisfatto. "Andiamo ora che ho fame" disse indicando l'entrata. Il locale era praticamente deserto, l'ora di cena era passata da un pezzo e poterono mangiare in tutta tranquillità.

Mario mangiò un crostone, e Claudio ne mangiò due, com'era ovvio che fosse.

Uscirono fuori a fumare, mentre aspettavano il conto.

C: "Stavo pensando che questa è la mia ultima sera a Roma nel 2016. Da domani si torna a casa.. feste, vacanze, Natale!" – finì la frase con la stessa enfasi di un bambino la mattina del 25. Claudio adorava il Natale. - "Peccato però, speravo di tornare a casa col mio regalo più bello, invece Trenitalia me lo spedirà con un giorno di ritardo" – disse guardando Mario di sottecchi.

Mario si sciolse in uno dei suoi sorrisi luminosi, e Claudio non poté fare a meno di assecondare la sua voglia di baciarlo. Gli si avvicinò e poggiò dolcemente le labbra sulle quelle di Mario.

Mario non ebbe nemmeno il tempo di elaborare che il suo compagno lo stesse baciando in un luogo pubblico, perché dovette far spazio ad un altro pensiero: sentì dei rumori sospetti provenire da dietro un'auto parcheggiata poco più in là

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Mario non ebbe nemmeno il tempo di elaborare che il suo compagno lo stesse baciando in un luogo pubblico, perché dovette far spazio ad un altro pensiero: sentì dei rumori sospetti provenire da dietro un'auto parcheggiata poco più in là. Si staccò da Claudio e anche lui iniziò a guardare in quella direzione.

C: "Forse non ci crederai ma penso che sia un paparazzo."

M: "Come scusa?" – chiese stupito. – "E che segue a noi??"

C: "Deve averci seguito dall'uscita dell'evento. Dai rientriamo, credo abbia già avuto il suo materiale!"

M: "Finiscono gli appostamenti da Tally e iniziano i paparazzi? Eh no eh..!"

C: "Stai tranquillo" – disse cercando di soffocare una risata che gli provocava il Serpa versione paranoioco – "Ora andiamo a casa, va bene?"

Mario annuì e dopo poco si incamminarono verso l'auto.

Breathe me - ClarioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora