CAPITOLO 27

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SPAZIO AUTRICE:
Mi dovete scusare per l'assenza🙈. Adesso SaragioMele mi ucciderà perché non le ho detto nulla di questo aggiornamento improvviso ma.... OKAY😆. Tra la scuola, il blocco e la "non voglia di pubblicare", è passato un bel po' di tempo dall'ultimo capitolo. QUINDI per farmi perdonare, ho deciso di pubblicare ben 4 CAPITOLI, anziché 2.
Spero la storia vi stia piacendo e sono consapevole del fatto che non sia il massimo, sia per quanto riguarda i contenuti, che per la grammatica. Però... È la mia prima storia! È in corso anche la stesura di una nuova storia😏 che pubblicherò solo quando sarà revisionata a dovere. Per ora posso solo anticiparvi che il titolo è..... *RULLO DI TAMBURI*: Il diario degli errori!!!!
Mi sono dilungata troppo, come sempre d'altronde😕. Vi lascio alla lettura, fatemi sapere cosa ne pensate!!!🌚🌚🌚🌚🌚🌚🌚🌚

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Quasi non svengo alla vista del mio peggior incubo, della mia condanna, della causa di tante sofferenze, di Cody. Tutto intorno a me vortica pericolosamente e non sento la voce di Benji che mi sta dicendo qualcosa. Non lo vedo neppure: percepisco la sua presenza, la sua mano sulla mia spalla e sul mio fianco e la sua voce. Ma l'unica cosa a cui riesco a pensare, è ciò che mi ha fatto questo verme. Con un movimento fulmineo, scatto verso Cody e lo butto per terra. Sono seduta a cavalcioni sopra di lui e gli sto per tirare un secondo pugno, quando.... Ben mi prende di peso e mi allontana da quell'essere leggermente livido, che ho appena picchiato. Oddio. Cos'ho fatto? L'ho veramente picchiato? Ditemi che non è vero, ditemi che è solo un brutto sogno....
B: «Ma cosa ti è preso?!» dice leggermente turbato e anche un po' sorpreso e sconcertato. Non riesco a formulare una sola frase che non contenga un insulto diretto a Cody. Calmati Ginevra, calmati!
Io: «Tu..... Mi hai portato via tutto, tutto quello che avevo. Non era tanto in quel momento, ma mi hai fatto drogare, ubriacare fino a dimenticare il mio nome, ma mai il suo. Mi hai tolto la verginità, solo perché ti stavo lasciando. Sei un verme! Mi fai schifo.» dico sputando verso i suoi piedi.
B: «Hey, hey, hey, fermi tutti. Vuoi dirmi che questo è Cody?» la sua presa comincia ad allentarsi sulle mie braccia e il suo viso si tende sempre di più dalla rabbia. Annuisco semplicemente in risposta. Ben, mi molla e si butta sul moro con l'odio negli occhi.
B: «Sei un bastardo! Ti avevo chiesto di tenerla d'occhio, non di stuprarla! Per colpa tua adesso, si fa un sacco di complessi sul suo fisico, complessi che sono inutili ed errati. E tutto questo per colpa tua! Un alcolizzato che ha tradito la mia fiducia.» continua a picchiarlo in viso. Il labbro di Cody è completamente spaccato e anche dal naso scendono dei fiotti di sangue molto scuri. La sua maglietta bianca, è tutta chiazzata di rosso e non ha nemmeno la forza di reagire. È riuscito soltanto a tirare un pugno a Ben, sul labbro, che adesso gronda di sangue. Vado verso di lui, devo fermarlo! Devo fermare la sua furia o lo ucciderà. Mi avvicino, tenendomi comunque a distanza di sicurezza.
Io: «Ben, ti prego, fermati! Lo ucciderai se continui così! Ti prego....» è come se non mi sentisse. Mi siedo per terra e mi lascio andare ad un pianto liberatorio. È tutta colpa mia se il mio ragazzo sta picchiando una persona a morte, è tutta colpa mia se ora sono in questa situazione. Sento delle braccia avvolgermi: Ben. Riconoscerei il suo tocco ovunque. Riapro gli occhi e lo guardo: il viso imperlato di sudore, la maglietta tirata sulle spalle e sui pettorali non molto scolpiti, le mani piene di sangue, il labbro spaccato.... È solo colpa mia. Tua.
Io: «Perdonami Ben, perdonami. Ti prego...» dico in un sussurro appena udibile.
B: «E di cosa dovrei perdonarti? Di essere la ragazza perfetta? Quella che ho sempre desiderato e sognato?» sussurra a pochi centimetri dal mio viso. Mi bacia, dolcemente. Sento il sapore del suo sangue sulle labbra, ma non mi dà alcun fastidio. Ad un certo punto geme e si stacca. La ferita sul labbro si è riaperta, e sta peggiorando.
Io: «Vieni, andiamo a casa. Devo curarti quella ferita...» mi alzo in piedi, asciugandomi gli occhi e pulendomi i pantaloni, poi gli tendo la mano, che lui afferra prontamente. Passiamo vicino a Cody, disteso per terra, che cerca di riprendere fiato.
C: «Vi troverò.... E ti farò tanto più male di quanto te ne ho fatto la prima volta, vedrai!» detto questo fugge, inoltrandosi nel parco. Ben mi stringe a sé.
B: «Non ti farà del male finché ci sono qui io....» lo abbraccio forte, ringraziandolo per avermi "salvato". Non so neanche da dove è saltata fuori tutta quella forza di picchiarlo. In un altro momento sarei corsa via, fuggendo da quel viscido, come era già successo in precedenza. «E adesso, che il nostro pomeriggio continui!» dice prendendomi per mano, ma io lo fermo.
Io: «Ben, devo prima curarti la ferita, non puoi andare in giro conciato così, si infetterà! Prima andiamo a casa, poi mi porti dove vuoi, okay?»
B: «Va bene...» e così, insieme, ci dirigiamo verso la Ferrari.
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Siamo appena arrivati a casa e Ben si è seduto sul bordo della vasca da bagno. Intanto, io sto cercando il disinfettante e il cotone. Appena li ho trovati, mi volto verso di lui. Perché è senza maglietta? Dio, com'è bello....
B: «Questa dove la metto? È tutta sporca di sangue...»
Io: «Oh, ehm... Lasciala lì nella vasca...» Mi siedo a cavalcioni su di lui, così da riuscire a disinfettarlo meglio. Comincio a tamponare con il cotone la sua ferita e lo sento leggermente gemere.
Io: «All'inizio brucia sempre, poi passa.» nonostante Cody gli abbia tirato un solo pugno, gli ha procurato un bel taglio. Mi prende per i fianchi e li accarezza, mentre una scarica di brividi, mi parte su per la schiena. Mi incanto a guardare le sue labbra, fermandomi con il cotone: sono così belle, così dolci, tenere, morbide.... Mi avvicina di più al suo corpo e alzo lo sguardo, incrociando i suoi occhi. Mi fissa le labbra avidamente, poi ci baciamo. Un bacio feroce, voglioso, passionale. Il cotone che avevo in mano, cade per terra e le mie mani finiscono dietro al suo collo. Le sue mani mi accarezzano i fianchi, la schiena e le cosce. Mi morde il labbro e gemo, più per il piacere che per il dolore. Le mie mani finiscono tra i suoi capelli: li tiro, li spettino e li accarezzo. Forse.... Sì, c'è la puoi fare. Ma sono.... Sì, lo sei. Ma... Adesso? Quando altrimenti? Quando avrai 60 anni? Porto le mani al cavallo dei suoi jeans e glieli sbottono, sono pronta. Si stacca da me e mi scruta attentamente, con uno sguardo euforico, preoccupato ed eccitato. So cosa vuole sapere, quindi annuisco.
Io: «Sì Ben, sono pronta....» sussurro mentre gli bacio il collo. Mi prende per le cosce e, facendo aderire ancora di più il mio bacino contro il suo, si dirige fuori dalla porta e quindi verso il letto.

Io sua, lui mio❤️. #WATTYS2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora