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Non avevo idea del perché quell'uomo si fosse seduto al nostro tavolo, ma Camila sembrava conoscerlo perché lo guardava con aria di sottomissione.
Lui aveva lo sguardo più vuoto che avessi mai visto. C'era soltanto se stesso in quello sguardo.
Non mi guardò mai, rivolse tutta la sua attenzione su Camila. La guardava dritto negli occhi, con lo sguardo arrabbiato. Lei si era pietrificata.
<< Che stai facendo?>> le chiese marcando con cattiveria su ogni singola parola.
<< Michael io...>> cercò di parlare lei, ma lui la interruppe.
<< Rispondi alla mia domanda>> disse.
<< Non sto facendo niente>> disse lei senza smettere di guardarlo.
<< Non mi prendere per il culo>>
<< Non ti prendo per il culo>>
<< Chi è questa qui?>>
Camila mi guardò per un attimo poi rivolse ancora la sua attenzione all'uomo seduto accanto a lei.
Per lui io non ero nessuno, non mi guardava neppure, sembrava non esistessi.
<<Non è nessuno>>
<< Ti ho detto di non prendermi per il culo. Chi è?>>
<< L'ho conosciuta in stazione>>
<< Per combinare? Non ti ho mai detto di andare con una donna>> disse lui serio.
<< Scusami pensavo che andasse bene>> disse lei. Seguivo la conversazione come una partita di tennis, spostando lo sguardo prima su di lei e poi su di lui.
Lei continuava a cercare di guardarmi, lui mi ignorava.
<<Va bene, a me importano i soldi. Ti ha già pagata?>> chiese Michael.
<<Si certo>>
<<E allora che ci fate qui?>>
Camila mi guardò con aria colpevole, poi si rivolse all'uomo.
<< Stavamo per andare via. Mi è venuta un po' di fame e ci siamo fermate qui>>
<< Non ti credo. Fammi vedere i soldi>>
Camila smise di guardarmi e inizio a frugare nella borsa che aveva con sé. Non avevo idea di quello che stesse succedendo. Mi sentivo male.
Vidi Camila estrarre dalla borsa una manciata di banconote per poi allungarle in direzione dell'uomo.
<< Non ti sto prendendo per il culo Michael>> disse con voce incerta.
<< Quando vi dovete vedere?>> chiese Michael a me. Deglutii a disagio e non seppi cosa rispondere.
<< Ti ho fatto una domanda, rispondi>> disse lui fulminandomi con lo sguardo.
Camila venne in mio soccorso e disse <<domani>>
Ero ancora più confusa di prima, ma quando lui prese i soldi e se li mise in tasca iniziai a capire.
<< Bene. Ora vattene>> disse Michael a me.
Lo guardai come se fosse pazzo, poi rivolsi la mia attenzione su di lei. Camila mi stava implorando con lo sguardo.
<< Che cazzo hai da guardare? Ti ho detto di sloggiare>> mi urlò l'uomo.
Mi irrigidii sulla sedia, ma non mi mossi per nessun motivo al mondo.
Continuavo a fissare Michael, aspettando che mi desse un pugno, ma lui si limitò a minacciarmi con lo sguardo.
<<Non stavamo facendo nulla di male>> dissi cercando una via di fuga.
Ma non mi stavo ascoltando. Divenne ancora più minaccioso, e fece per alzarsi. Non riuscivo a muovermi. Aveva tutta l'aria di essere un assassino.
Si alzò di scatto venendo verso di me, ma Camila fu più veloce e si alzò a sua volta.
<< No, se ne sta andando. Davvero Michael>>
Mi imploro con lo sguardo di andare via. A malincuore mi alzai e lei si avvicinò alla mia sedia.
Sentii la sua mano sulla coscia, poi tornò al suo posto e così fece Michael.
Non potei non guardarla, ma lei non mi stava fissando più, aveva occhi soltanto per l'uomo.
<< Ti ho detto di andare via. Sparisci>> mi disse Michael fulminandomi con gli occhi più cattivi che avessi mai visto.
Mi mossi, sistemai la sedia sotto il tavolo e poi diedi le spalle alla coppia.
Mi allontanai in fretta ma prima di uscire mi voltai a guardare Camila.
Si era già dissolta in mezzo alla gente, come poco fa.

Non ricordo molto del viaggio di ritorno. L'unica cosa di cui sono certa è di aver parlato con mia madre a casa sua.
Ma avevo la testa da un'altra parte perché continuavo a pensare a quello che era successo.
Sul treno di ritorno ripensai a quello che aveva detto Michael.
Camila era di sua proprietà, e lui era il suo protettore.
Lei era una prostituta.
Il perché si fosse avvicinata me non lo sapevo.
Non riuscivo nemmeno ad ascoltare la musica. Restai con la tempia appoggiata al finestrino per ore, finché non arrivai a casa.

Quando arrivai a casa trovai mio padre in cucina. Stava bevendo del caffè, immerso nei suoi pensieri. Sembrava non avermi neppure vista, ma quando entrai in cucina appoggiò la tazza sul tavolo e mi sorrise.

<< Tesoro. Come è andata?>> mi chiese guardandomi.

<< Tutto bene>> mentii. Non mi andava di raccontargli niente di quello che era successo quel pomeriggio.

<< Mamma sta bene?>>

Annuii sedendomi a tavola e prendendo a mia volta del caffè. Era amaro, e nel berlo feci una smorfia.

<< Non mi dici nulla>> si lamentò lui.

<< Che devo dirti? Non c'è niente da dire. Abbiamo parlato e basta>> dissi senza guardarlo. Mamma aveva lasciato soli me, papà e Shane quando avevo otto anni, e papà insisteva perché avessimo comunque un rapporto. A me non andava di parlarle, quella visita si era svolta sotto imposizione di mio padre.

<< E di cosa?>> mi chiese curioso. Sbuffai, appoggiando la tazza sul tavolo.

<< Delle solite cose. Del suo lavoro>>

Avevo la testa altrove, continuavo a pensare a quella ragazza. Non vedevo l'ora che mio padre mi lasciasse andare in camera mia.

<< Va bene. Non hai voglia di parlarne, lo capisco. Mangia qualcosa, io devo andare a lavorare, ho il turno di notte>> e detto questo si alzò dal tavolo. Lo osservai mentre rimetteva al suo posto la tazza vuota di caffè nel lavello.

<< Va bene. Buon lavoro>> gli dissi alzandomi a mia volta con l'intenzione di avvicinarmi al frigo.

<< Shane è in camera sua se lo cerchi>> disse papà per poi uscire dalla cucina.

Non avevo molta fame ma mi preparai comunque un toast per non restare a pacia vuota, poi bevvi un succo di frutta e salii le scale che conducevano al piano di sopra.

La voglia di vedere mio fratello era nulla, non avevo voglia di parlare con nessuno così mi sistemai sul letto, a pensare a Camila.

Ecco la parte nuova :) Che ne pensate? L'uomo nell'immagine è Michael:) (il mio amato Dexter) Mi fate sapere cosa ne pensate? :) Alla prossima

25 gennaio 2017

CamilaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora