Riuscimmo per un pelo a prendere il treno che ci avrebbe portato a casa mia. Non avevo ancora idea di cosa fare. Camila non mi aveva parlato molto, troppo spaventata per farlo, ed io avevo pensato soltanto a portarla via da Michael, a metterla al sicuro.
Non avevo neppure risposto a mio fratello, e sapevo che si sta preoccupando. Perché mi aveva chiamata? Forse non era più a lavoro? Questo voleva dire soltanto una cosa. Che mi aveva scoperta.
Ci sistemammo in uno scompartimento per fumatori così Camila poteva fumare con tutta tranqullità, ma con la mano stretta nella sua, mentre lei guardava fuori dal finestrino, iniziai a pensare alla droga. Avrei voluto parlarle ma non sapevo neppure da dove iniziare. C'erano così tante cose da dire, di cui parlare. L'eroina, la dipendenza, la crisi d'astinenza. Aveva preso qualcosa dalle tasche di Michael ma sapevo che non erano sufficienti, che avrebbe avuto bisogno di altra roba. Se si fosse disintossicata non avrebbe avuto più bisogno di Michael, di fare quella vita. Ma io non ne sapevo niente, non mi ero mai drogata, non ero mai stata dipendente da niente. Proprio di questo dovevo parlare, ma non sapevo che cosa dirle.
Le scostai una ciocca di capelli dal viso e lei mi sorrise.
<< Ti dispiace se dormo qualche ora?>> mi chiese. Non mi aveva chiesto dove eravamo dirette, si era fidata di me.
<< Certo>> le risposi sorridendo. Lei annuì, poi chiuse gli occhi, voltò la testa dall'altra parte e appoggiò la tempia al finestrino. Nel giro di pochi minuti si era già addormentata.
<< Che cazzo stai dicendo?>>
<<Calmati Shane, ti prego>> lo implorai.
<<Come fai a chiedermi di calmarmi? Torno a casa da lavoro, non ti trovo quando dovresti essere in punizione e adesso mi dici che stai tornando a casa con questa ragazza che nemmeno conosci>>
<< Si che la conosco. E mi devi aiutare. Altimenti non torno a casa. Ho bisogno di te>> dissi disperata, sperando di non attirare l'attenzione di nessuno.
<< Che cosa vuoi che ti dica. Non so che cosa tu possa fare. Che cosa è successo?>> mi chiese lui. Non potevo raccontargli niente, non subito almeno.
<< Non posso dirti nulla per adesso. Ti prego, aiutami. Dove posso portarla se non a casa?>> gli chiesi. Shane restò in silenzio per un po' poi lo sentii sospirare forte.
<< C'è il cottage di papà, quello al lago, dove andavamo sempre in vacanza. Puoi portarla lì>> mi disse. Ma certo, non ci aveva neppure pensato. Era un'idea geniale.
<< Sei un genio Shane>> dissi.
<< Si ma non puoi andare lì subito. Devo vederti prima e...>>
<< Sto tornando a casa. Ora che ho una destinazione devo prendere alcune cose>> gli dissi. Lui sospirò di nuovo, poi disse <<va bene>>
<<Hai parlato con lei della droga?>> mi chiese poi.
<< Si>> mentii.
<< Sai che lontana da quel giro ne avrà bisogno. Tu non sai nulla di disintossicazione, di crisi d'astinenza. Come farai Lauren?>>
<< Troverò un modo per aiutarla. Non la lascio sola>> dissi con decisione. Sapevo che cosa sarebbe successo, lo avevo letto. Camila avrebbe iniziato a dare di matto. L'unica cosa che mi chiedevo era se voleva davvero smettere.
<< Ti prego, fa attenzione>> e detto questo Shane riattaccò. Misi il cellulare in tasca, poi appoggiai la nuca sulla spalla di Camila e chiusi gli occhi. Mi aspettava un lungo viaggio, e non soltanto metaforicamente.
Guardai Camila addormentata accanto a me, e mi chiesi che cosa avrei fatto una volta al cottage. C'era la questione droga da tenere presente e non sapevo che cosa fare per aiutarla. Decisi che ci avrei pensato una volta là.
Quando arrivammo svegliai Camila ed insieme scendemmo dal treno. Lei si guardò intorno con aria smarrita, chiendomi con lo sguardo di aiutarla. La sorressi, aiutandola a raggiungere una panchina dove si sedette.
<< Dove siamo?>> mi chiese.
<< Alla stazione di casa mia. Prima eravamo a Londra, adesso siamo a casa mia>> le risposi sedendomi accanto a lei.
<< Perché siamo a casa tua?>> chiese.
Le dissi del cottage, e lei mi chiese perché dovessimo tornare a casa mia ancora una volta.
<< Voglio vedere mio fratello. Poi mi servono delle cose e devo prendere le chiavi del cottage. Poi torneremo qui, a prendere il treno per raggiungere il lago. Va bene?>>
Lei annuì, appoggiando la mano sulla mia che strinsi forte. Non c'era più Michael, non c'era più la droga, ma soltanto noi due.
Sarebbe stato piacevole tornare a casa a piedi, ma era davvero troppo tardi così trovammo un altro taxi. Pagò ancora una volta lei, perché con me non avevo un soldo. Mi soffermai a pensare a dove avesse preso quei soldi. La risposta l'avevo già ma non mi piacque lo stesso.
Il taxi ci lasciò in fondo alla strada di casa mia.
<<E' questa casa tua?>> mi chiese accendendosi una sigaretta, l'ennesima. Feci un cenno affermativo con la testa.
<< E' bella. Non come casa mia>> disse. Guardai il taxi allontanarsi, poi presi la sua mano e la strinsi forte. La condussi al cancello, che aprii con le chiavi e percorremmo il vialetto dopo essere entrate. Mi sentivo al sicuro, come avvolto dal benessere. Michael era lontano, Camila era al mio fianco.
<< Non posso rimanere qui>> disse lei spegnendo la sigaretta.
<< Lo so, infatti non ci resteremo>>
Arrivammo alla porta d'ingresso, presi la chiave dalla tasca e condussi Camila sul portico. Era tesa, impaurita.
<< Tutto bene?>> le chiesi guardandola negli occhi. Lei annuì ma questo non mi rassicurò, anzi. Sapevo a che cosa stava pensando.
<< Stai tranquilla>> la rassicurai <<il tempo di parlare con mio fratello e poi ce ne andiamo>>
Annuì una seconda volta. La guardai. Per un momento ripensai a quello che era successo tra noi prima dell'arrivo di Michael e arrossii, poi non ci più tempo.
Abbassai la maniglia della porta ed entrammo in casa.
29 marzo 2017
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Camila
Fanfiction"È una delle tante legge non scritte, quella che noi ragazzi non riusciamo a parlare d'amore. Possiamo affrontare qualsiasi altro argomento -sesso, droga, rock'n roll- ma non ammetiamo mai di esserci innamorati. Questo rende le cose complicate quand...