Non c'è niente di peggio dell'impotenza.
Non c'è niente di peggio dello stare fermi, immobili a fare nulla. Non c'è niente di peggio nel sentirsi inutili. Era così che mi sentivo, inutile, stesa nel mio letto a fissare il soffitto.Continuavo a pensare a Camila, a quello che era successo, a quello che avevo visto. Mi sentivo impotente, incapace, come se la mia intera esistenza non servisse a niente. Se solo le avessi lasciato il mio numero di telefono, se solo le avessi chiesto dove abitava.
Continuavo a pensare a quello che mi aveva detto Jennifer. Allora era vero, in quel bagno Camila si era drogata. Non ne capivo il motivo. Perché l'aveva fatto?
Mi rigirai nel letto, pensando al fatto che ero stanca di non fare nulla, così presi il telefono dal comodino e mi misi a sedere. Riprovai a chiamare quel numero, ma non ottenni alcuna risposta. Lanciai il telefono sul letto dopo essermi alzata e mi diressi alla finestra.
Continuavo a stare in punizione. Papà continuava a lavorare, e Shane continuava a guardarmi male. Lui sapeva che stavo pensando a Camila, ed era spaventato. Non era Camila ad essere sbagliata, ma tutto quello che la circondava.
Mi spostai dalla finestra per tornare sul letto e avvolgermi la testa con le mani. Dovevo fare qualcosa per aiutarla, ma lei aveva deciso di lasciarmi sola, di non essere aiutata.
Erano ormai le sette, così spensi l'inutile sveglia e mi alzai dal letto, uscendo dalla camera per andare in bagno. Mi feci una doccia per cercare di scacciare il pensiero, ma quello era prepotente, non se ne sarebbe mai andato. Tornata in camera indossai subito la divisa del lavoro, presi il telefono e lo infilai in tasca. Scesi le scale per poi entrare in cucina, dove trovai mio fratello e papà seduti a tavola. Il primo era intento a guardare fuori dalla finestra, il secondo stava bevendo del caffè da una tazza.
<< Buongiorno>> dissi ad entrambi, iniziando a preparare del caffè anche per me.
<< Buongiorno Lauren. Dormito bene?>> mi chiese papà. Non mi sfuggì lo sguardo di Shane, ma decisi di mentire per il bene di tutti.
<< Si>> dissi soltanto, prendendo una tazza di caffè e versando all'interno la bevanda.
<< Sono a casa perché tra poco mi devo preparare per una conferenza. Stareste soli per un paio di giorni. Prima di partire devo parlare con il primario>> disse papà guadandomi. Io annuii.
Non era la prima volta che papà partiva per una conferenza lasciandoci soli.
<< Io ho il turno di notte>> disse Shane <<quindi me ne torno a dormire>> e detto questo si alzò da tavola e mi guardò prima di uscire. Papà non si accorse di nulla, continuava a bere il suo caffè come se nulla fosse. Io finii il mio e annunciai che dovevo andare a lavorare.
<< Bene Lauren. Buon lavoro. Vieni qui>> disse papà alzandosi dalla sedia dove era seduto. Venne verso di me e mi abbracciò. Restai lì, sospesa in quell'attimo, poi mi lasciò andare e tutto tornò alla normalità. Era arrivata l'ora di andare a lavoro.Continuavo a chiamarla, a sperare che mi rispondesse, ma non accadde mai. Camila mi aveva abbandonata, non voleva il mio aiuto.
Quei maledetti giorni passavano e la vita andava avanti. Senza di lei non ero niente.
Papà si svegliò di buon ora e annunciò che quel giorno sarebbe partito per la conferenza. Sarebbe rimasto fuori casa ben due settimane. Mi disse che ero ancora in punizione e di restare a casa nonostante tutto. Gli dissi di sì, tanto non avevo altro posto dove andare.
Quel pomeriggio papà partì dopo aver abbracciato me e Shane, ed io restai nella mia camera da letto per tutto il tempo. Non avevo il turno al supermercato, così potevo restare a in camera mia far niente.
Il telefono era sempre sul comodino, muto, a prendere polvere. Non avevo nessuno con cui parlare. C'era soltanto una persona con cui volevo parlare, ma non rispondeva. Me ne stavo distesa sul letto a non fare niente, quando qualcuno bussò alla mia porta.
<< Avanti>> dissi mettendomi a sedere. Entrò Jennifer, la quale si scusò con me per l'intrusione.
<< Figurati, non stavo facendo niente. Dimmi>> dissi guardandola con il sorriso.
<< Mi hai chiesto di Michael. Beh, ho trovato qualcosa>> disse lei sedendosi sulla scrivania. Drizzai le orecchie e l'ascoltai.
<< Gestisce un gruppo di ragazze, prostitute. Camila è sicuramente una di loro. È molto pericoloso Lauren, ha in mano parecchia droga e la spaccia. Non so se la passi a tutte le ragazze, ma Camila è seriamente in pericolo>>
Difronte a qulle parole mi si gelò il sangue nelle vene, e dovetti restare calma per non destare sospetti. Volevo aiutare Camila ma non sapevo che cosa fare. L'unica cosa da fare era cercarla.
<< Come ha fatto a legarsi ad uno come lui?>> chiesi guardandola negli occhi.
<< I tipi come Michael sanno come ottenere quello che vogliono, Lauren. Sei incatenato a loro nel momento in cui ti promettono il mondo. Non puoi più sfuggire. Camila si è accorta troppo tardi del casino in cui si è cacciata, una volta che ci è finita>>
<< Ma ci deve pur essere qualcosa che possiamo fare?>> dissi alzandomi dal letto.
<< Non lo so Lauren. È troppo tardi ormai>>
<< Io ci tengo a lei>> dissi guardando fuori dalla finestra. Finalmente l'avevo detto ad alta voce. Jennifer non disse nulla, ma il suo silenzio valeva più di mille parole.Shane aveva il turno di notte anche quella sera. Quando uscii di casa verso le 18 dopo avermi dato la buonanotte, salii le scale a due a due in direzione della mia camera da letto. Presi uno zainetto e ci mesi dentro il portafogli, il cellulare ed una bottiglia d'acqua. Controllai di aver abbastanza soldi con me ed uscii di casa per andare alla stazione di Londra.
8 marzo 2017

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Camila
Fiksi Penggemar"È una delle tante legge non scritte, quella che noi ragazzi non riusciamo a parlare d'amore. Possiamo affrontare qualsiasi altro argomento -sesso, droga, rock'n roll- ma non ammetiamo mai di esserci innamorati. Questo rende le cose complicate quand...