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Non feci niente di tutto ciò. Non bussai per paura di spaventarla. Quello che feci fu chiamarla.

<< Camila?>> dissi alla porta chiusa.
Nessuna risposta.

<< Camila sono io, sono Lauren>> riprovai. Questa volta la sentii. Dei passi leggeri che si avvicinavano alla porta. Quando questa si aprì credetti di morire. Lei era lì, difronte a me. il suo viso tanto immaginato divenne reale. Quel viso pieno zeppo di lividi, un occhio nero, escoriazioni. Non me l'ero immaginato in quel modo.

<< Camila>> esclamai <<che cosa ti è successo?>>

<< Non posso parlare con te. Vattene via>> mi disse seria, con un pizzico di tristezza nella voce. La guardai a lungo e cercai di trasmetterle il mio affetto ma vedevo soltanto dolore.

<< Fammi entrare. Ti ho cercata da tutte le parti. Ti prego>> la implorai. Lei mi guardò a lungo negli occhi, poi sospirò pesantemente e si spostò, aprendo la porta per farmi entrare.
Era un appartamento piccolo, per una persona. Non volevo soffermarmi a guardare i mobili ma soltanto Camila, la quale si sedette sul letto e mi guardò.

<< Hai capito tutto vero?>> mi chiese seria. Io restai sulla porta ora chiusa e la guardai portarsi una mano alla tempia. Sembrava essere così stanca.

<< Non mi importa di quello che fai>> dissi soltanto. Lei scosse forte la testa, poi rise.

<< Non avrei dovuto ballare in quel modo, non avrei dovuto farmi trovare fatta. È successo tutto per causa mia>> disse seria, allungando una mano verso il comodino e prendendo una sigaretta. Se l'accese poi restò in silenzio. Sospirai forte, andando verso di lei e sedendomi sul letto accanto a lei. La vidi fumare con tranquillità, per poi allungarmi il mozzicone che presi con lentezza. Fumai in silenzio, poi spensi la sigaretta nel posacenere accanto al pacchetto di sigarette, sul comodino.

<< Avrei dovuto dirtelo>> disse lei.

<< Dirmi cosa?>> chiesi confusa.

<< Quello che faccio, quanto è pericoloso. Devo tenerti al sicuro da lui>> e detto questo si alzò, andando verso la porta. La guardai a lungo poi mi alzai dal letto e la raggiunsi, appoggiando le mani sulle sue spalle. Stava tremando. La feci voltare nella mia direzione e lei mi guardò con le lacrime, lacrime che raccolsi con le dita.

<< Ti ucciderà>> disse seria, quelle lacrime che le rigavano le guance.

<< No, non succederà mai>> dissi io, anche se avevo paura. Lei mi guardò negli occhi, a lungo, poi allungò le mani sul mio corpo, avvolgendolo con le braccia. Sentii le sue mani sulla mia schiena, il suo profumo, e prima che riuscissi a capire quello che stava succedendo lei mi baciò.

Ci fu soltanto il suo bacio, il calore del suo corpo, la mia sorpresa ed il suo piacere. Mi aggrappai al suo corpo esile con forza, e lei mi mantenne in vita.

Dopo tornammo sul suo letto, stese l'una accanto all'altra, mano nella mano. Camila indossava una sottoveste bianca che metteva in risalto le forme del suo corpo, ed era bellissima. Per un po' restammo in silenzio, poi le chiesi di Michael.

<< Dove è andato?>> chiesi.

<< Non lo so. Ma tornerà prima o poi. Lo fa sempre>> disse lei senza lasciarmi la mano. Mi guardai intorno e percepii l'assenza della voglia di alzarmi. Volevo restare sdraiata sul suo letto per sempre, accanto a lei.

<< Come è cominciata? Perché lo fai?>> le chiesi poi. Camila restò in silenzio per un po', poi mi guardò negli occhi e sorrise.

<< Se te lo dico non mi lascerai più andare>>

<< Non voglio lasciarti andare>> dissi io seria, guardandola negli occhi ancora una volta. Camila sospirò forte poi mi lasciò andare la mano per mettersi seduta. Prese una sigaretta e l'accese, aspirando e gettando fuori il fumo subito dopo. La guardai fumare in silenzio, aspettando che mi parlasse.

<< E' successo tutto tre anni fa. Il compagno di mia madre mi picchiava, così un giorno sono scappata di casa. Ho conosciuto Michael in un locale. Lui mi ha dato tutto, questa casa, la droga, un lavoro. Credevo di farcela, a resistere alla droga, ma quando ho iniziato a piangere pregandolo che me ne desse un po' tutto mi è apparso più chiaro. Ero e sono una drogata, lui mi ha rovinato la vita. Adesso lavoro per lui, spaccia ed io prendo la sua dannata droga, non posso davvero farne a meno>>

Detto questo si alzò dal letto per andare alla finestra e guardare fuori. Gettò fuori il fumo ancora una volta ed io la guardai in silenzio, aspettando che continuasse, ma non disse una parola. Quando si voltò verso di me mi sorrise. Era davvero bellissima. Spense la sigaretta nel posacenere e venne verso di me, per poi appoggiare le mani sulle mie spalle. Mi misi seduta sul letto e la guardai sedersi sulle mie gambe. Potei sentire la sua intimità coperta dalle mutandine sulla coscia. Lentamente Camila si chinò su di me e mi baciò, piano, come se temesse di farmi male. Il bacio si fece più audace quando capì che ci stavo. Mi morse il labbro inferiore, teneramente, poi si sollevò piano su di me, restando accanto al mio corpo. Mi alzai a mia volta, e sentii le sue mani sulle spalle. Lentamente le portò sui miei fianchi, accarezzandoli, e sentii le sue dita sotto la maglietta. Sollevai le braccia e mi lasciai togliere la maglietta da lei, poi portai le dita sulle sue gambe, sfilandole la sottoveste. Sotto aveva soltanto le mutandine. Le palpai i seni piano, lentamente, e lei dichiuse le labbra. Portò le mani alle mie gambe e con un gesto veloce abbassò la zip dei miei jeans. Mi sollevai piano affinché mi togliesse i pantaloni, poi restai soltanto intimo. Questa volta mi alzai e restai davanti a lei. Lentamente Camila si sfilò le mutandine, poi portò le dita sulla mia intimità e sfilò le mie. Sospirai piano, quando sentii le sue dita sui miei seni. Con passione me li palpò, teneramente, per poi portare le dita sulla mia schiena. Mi sfilò il reggiseno, e restammo nude una difronte all'altra. Ci abbracciamo, forte, facendo scontrare le nostre intimità. Era la prima volta che facevo una cosa del genere, e capii di essermi innamorata di lei. Strette l'una alla all'altra inziammo a toccarci i seni, le gambe, le cosce, poi sentii le sue dita sui miei seni. Mi baciò piano, per poi scendere sui miei seni e baciare anche quelli. Sentii la sua lingua sul petto, scendere sino all'ombelico, poi sul pube. Mi fermai, accarezzando i suoi capelli neri e sentendo la sua lingua sulla mia intimità. Mi baciò delicatamente, poi si allontanò da me per spingermi sul letto. Accolsi il suo corpo con le gambe, facendolo aderire con forza al mio, poi mi baciò, ed il suono delicato dei suoi gemiti mi fece impazzire di desiderio.

Stavo per baciarle un seno quando lei si fermò, restando immobile sopra di me. Quando mi guardò nei suoi occhi c'era il terrore puro.

<< Sta arrivando>> disse alzandosi dal letto. Prese le sue mutandine e se le rimise, per poi indossare velocemente la sottoveste. Mi porse con poca delicatezza i miei vestiti, che presi di malavoglia. Iniziai comunque a vestirmi, guardandola.

<< Ho sentito la porta d'ingresso cazzo>> disse cercando di aiutarmi a rivestirmi, per fare presto.

<< Ascolta>> disse porgendomi le scarpe. Udimmo dei passi in corridoio.

<< E' Michael, e sta venendo qui>>

22 marzo 2017

Mi fate sapere che cosa ne pensate del capitolo in un commento? Così magari posto il prossimo ;)
Vi voglio bene

CamilaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora