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Mi stiro pigra nel letto. Allungo una mano ma il posto, il suo posto, è vuoto. In quel momento la musica riempie le stanze, attaccando con la mia canzone preferita, Poison. Mi alzo veloce, infilo gli slip e la canotta, legandola con un nodo sotto al seno.
"Buongiorno amore mio" mi saluta, dal cucinotto, con una tazza di caffè in mano. Gli plano davanti come un falco strappandogliela. Trangugio tutto, mentre lui ride.
"Bastava chiedere. Come sei prepotente" ghigna. Sorrido, leccandomi le labbra.
"Chi pratica lo zoppo... tu sei il must dei prepotenti, hai un bel coraggio a dire di me. Comunque io amo il caffè, per cui abituati" lo informo.
"Bene, mi annoterò tutto. Oggi faremo un'escursione, ti porto a visitare l'isola" mi avverte. Inizio a saltellare felice, poi mi blocco.
"J, non che disapprovi ma, camminare in mutande e scalza non mi pare adatto" Sono perplessa.
Alza gli occhi al cielo e ruota la testa.
"Tu, tu, tu, non hai fiducia in me! Se fossi un poco più attenta, avresti visto i tuoi abiti in camera" dice.
Spalanco gli occhi e corro.
E li trovo davvero, tutti i miei vestiti leggeri!
"Siiii, sei il migliore!" Inizio a frugare nel trolley tirando fuori ciò che voglio mettere. Sparisco in bagno, uscendo poco dopo vestita comoda. Canotta, shorts e scarpe da tennis.
"Sono pronta" lo abbraccio e bacio.
"Andiamo allora" mi prende per mano, inforca gli occhiali da sole e usciamo.

"Allora, ci siamo?" Domando.
"Quanta impazienza. Se avessi saputo che eri così pallosa non ti avrei portata. Manca poco ma chérie, ne vale la pena" Afferma.
"Va bene, sua maestà! Intanto ti va se parliamo un po'?" Propongo.
"Un modo sottile per dirmi che vuoi farmi il terzo grado. Te lo concedo amore mio, sei davvero temeraria. Sai che ho ucciso molta gente per meno?" Mi guarda di sbieco.
"Sai che sei davvero megalomane? Ci credo che sei single. Qualsiasi donna scappa davanti al tuo ego" lo rimbrotto.
Scoppia a ridere, poi torna serio.
"Cosa vuoi sapere" sibila.
"Qual è il tuo nome?" Voglio saperlo davvero. Si ferma, abbassa le lenti e scuote la testa.
"Avrei dovuto affogarti quando ne ho avuto occasione" borbotta.
"Dai J! Alla fine mi dovresti capire. Sono qui tutta sola con te, che hai la reputazione di un serpente a sonagli. Sospetto che tu conosca diverse cose su di me, e non vuoi dirmi il tuo nome? Non è giusto!" Mi difendo.
"La vita non è giusta, mon coeur!".
Va bene, lascio stare. Facciamo ancora qualche metro in silenzio.
"Joel" risponde. Poi si ferma e indica. Mi volto e resto a bocca aperta.
Una cascata, enorme e bellissima, tra le rocce. Faccio un passo e resto incantata. Si vede il fondale del piccolo laghetto che crea. Ci sono diversi massi sotto la superficie, alcuni molto scuri, altri così bianchi da riflettere la luce.
"È meravigliosa".
"Sapevo che ti sarebbe piaciuta. Infatti, andremo a tuffarci" dice.
"Da lassù?" Rispondo.
"Sì. Hai paura?" Poggia le mani sulle mie spalle.
"No, direi tutto il contrario!" Lo afferro e lo tiro.

Arriviamo alla cima, mi affaccio e vedo che davvero è alto, ma non ho paura. So che non mi permetterebbe di farmi male. Mi volto per dirgli qualcosa, ma lui si sta spogliando. 
"Resterai cieca alla fine" sghignazza.
Continua a togliersi i vestiti, restando nudo. Io a bocca aperta.
"Che c'è? Fare il bagno nudi ti imbarazza?" Si burla di me.
Non voglio dargliela vinta, così con movenze sexy, mi spoglio a mia volta.
"Dunque?" Chiedo.
Avanza di qualche passo e prima di poter dire qualcosa scatta e afferrandomi si lancia con me.
Urlo, di libertà non di terrore, schiantandomi nell'acqua, assieme a lui. Affondiamo, iniziando a nuotare per salire e respirare. Usciamo quasi simultaneamente, ed io scoppio a ridere.
"È stato fantastico! Liberatorio, spaventoso e elettrizzante. Oddio, mi vengono in mente così tante cose!" Non riesco a smettere di ridere.
Anche lui sorride, per affievolirsi a poco a poco. In due bracciate mi raggiunge e mi afferra.
"Sarà sempre così tra noi?" Domando.
"Se lo vuoi, sì. Saremo folli insieme" replica. E non mi trattengo più.
"Credo di amarti" gli dico.
"Davvero?" Non ha espressione, né inflessione.
"Se per te non è un problema" replico non sapendo come prenderla.
"Essere amati è ciò che vogliono tutti. Anche i mostri come me" dice carezzandomi.
"Non sei un mostro. Non per me, qualsiasi sia il tuo passato. Ed è quello, passato. Ricominciamo da qui, da noi. Vuoi?" E per la prima ed unica volta, vedo qualcosa sul suo volto.

Un'unica, solitaria, lacrima che scende.
Mi afferra e per un bel po' spariamo dal mondo, in un paradiso tutto nostro.

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