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Trovo a pelo un piccolo angolo dove mettermi seduta, un attimo prima che lo spettacolo inizi. Me lo godo alla grande, senza perdere un movimento. Non so' come ma la danza mi dà pace. Lo show termina e mi metto a giocare col telefono, annoiata.
Raccolgo le gambe sulla poltroncina e mi appoggio con la spalla allo schienale, immersa nella partita al poker on line. Mi stupisco ancora di saper giocare, dato che mi riesce anche bene.
"Dai, dai! Stupido mazziere!" Sbraito, nervosa. Mi manca una carta per avere colore.
Qualcosa mi sfiora il braccio e salto.
Mi giro impaurita e me lo trovo davanti. Metto una mano sul petto e mi piego.
"Ti ho spaventata" sorride.
"Un po'. Ma non mi spaventa lei, ero solo assorta e mi ha presa in contropiede" sorrido. I suoi occhi mi attraggono, non riesco a smettere di fissarlo. Il volto, il fisico notevole, le mani.
"Tutti hanno paura di me" Afferma, compiaciuto.
"Devo averne anche io?" Chiedo sistemandomi meglio. Adesso sono un po' impensierita.
"Non so, non so, non so... ma diciamo che per ora, hai catturato la mia attenzione" picchietta l'indice sul manico del bastone.
"Anche lei. Voglio dire, mi incuriosisce. Sia fisicamente, è un gran bel vedere" mi tappo la bocca subito.
Lui rotea la testa e scoppia a ridere.
"Ne sono felice. Anche tu non sei male" replica.
"Ma dimmi, ma chérie, perché i capelli verdi e il tatuaggio?" Si informa.
Faccio un respiro e racconto:
"Signor J, non so' che dirle. Quando mi hanno rimessa in sesto, mi sono guardata allo specchio e mi sono detta che qualcosa non quadrava. Non mi sentivo io. Anche se non ho idea di chi possa essere. Comunque, non appena ho rimesso in sesto le mie finanze, iniziando a lavorare" alza la mano e mi ferma.
"Ogni racconto merita un piccolo rinforzo e della privacy, vieni con me" si alza e fa strada fino al suo tavolo. È appartato e tranquillo. I suoi sgherri si dileguano non appena arriviamo. Un cameriere compare al volo e ci porta dei drink.
"Prego, prosegui." Si appoggia al divanetto, accavallando le gambe e appoggiando le braccia al poggiatesta.
Mi accoccolo, tolgo i tacchi e continuo.
"Dunque, ho iniziato a lavorare, a proposito lavoro qui come barista, e non appena ho avuto la possibilità ho cambiato look. Mi sono sognata spesso con i capelli verdi e con il tatuaggio. Ho pensato che magari fosse una sorta di legame con la vita precedente e così, ho deciso di provare. In tutta onestà, mi sento bene così. Mi sento a mio agio, come se fossi sempre stata questo. Capisce?" Spero di essermi spiegata.
"È stata un'ottima scelta. Sei meravigliosa in queste vesti" mi lusinga. Il sorriso si apre, infilo le scarpe e scappo via.
Torno poco dopo con due bicchieri.
"Le volevo offrire da bere, per farmi perdonare lo scatto di prima. Mi sento un po' a disagio ma non sapevo davvero come levarmeli di torno.
Porgo il ramoscello d'ulivo" allungo la mano col bicchiere, sperando che non mi uccida.
Scrocchia il collo e dice:
"Lize, Lize, Lize, e pace sia. Magari anche per la mia mente" Picchia il bicchiere col mio, scolando tutto il liquido.
E assimilo quelle parole, rendendomi conto, non senza un pizzico di sorpresa, che darei qualsiasi cosa per portare la pace nel suo cuore e cancellare il tormento in quegli occhi.

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