20 Gotham

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Stringo la sua mano, non appena il carrello tocca la pista di atterraggio.
È tornato di nuovo nelle sue vesti, nei panni del Joker. Ma lo capisco, quella sull'isola è stata solo una parentesi. In fondo lui è sempre stato questo, il clown pazzo e sadico, crudele.
Si volta e mi guarda, depone un bacio sulla mia tempia e poi dice: "Buster ti porterà a casa, io ho cose da fare. Ma fai una cosa per me, non uscire ok? Stai in casa, lì sei al sicuro".
"Va bene" non è il caso di discutere, non stasera.
Si alza e mette il pesante cappotto viola col collo di pelliccia, incedendo regalmente verso l'auto che lo aspetta. Entra e abbassa il finestrino, oscurato, dicendo:
"Non stare in pena, ma chérie, non è così facile uccidermi" sorride nel suo modo e scompare.
"Andiamo Lize, non è prudente restare qui" mi richiama Bus.
"Buster dimmi la verità, almeno tu. È in pericolo?" Sono all'orlo delle lacrime.
"No, non lo è mai. Lui prevede sempre le mosse del suo avversario. Lo studia e si prepara" mi risponde sorridendo.
"È così che ha ucciso Batman?" Proseguo.
"Bambina, non posso dire altro. Solo che tu devi imparare a dargli un po' di credito. Lui agisce in una maniera tutta sua. Ma questo non vuol dire che non sappia ciò che fa" non ha torto in effetti. Se c'è una cosa che ho imparato di lui è che nella sua follia, comunque, lui resta lineare.
"Ho paura Bus" ammetto.
Mi abbraccia, mi bacia la nuca e risponde.
"Lo capisco, lo ami. Ma lui ha vinto le sue paure per diventare più forte. Non è stupido né sprovveduto. Ha già messo sul piatto tutti i contrappesi e l'ago della bilancia pende sempre a suo favore".
"Okay" entro in auto, e mi appoggio allo schienale.
Per la prima volta, anche se non ho memoria, faccio qualcosa di imprevisto.
Prego, prego qualcuno in cui ho smesso di credere molto tempo fa.

È passato del tempo dal nostro rientro a Gotham. Lui è sempre assente e distante, io sono sola.
In casa e dentro di me. Ma non dico nulla, mi faccio sempre trovare allegra e sorridente, per non pesargli ulteriormente.
È solo da pochi minuti che è uscito, ma già mi manca. È diventato la mia ossessione, il mio mondo. Senza di lui tutto perde interesse, colore. Vado alla vetrata, da cui si vede l'intera città, appoggio la fronte e la mano al vetro, sperando neppure io so in cosa.
Una strana sensazione mi assale, come in un flashback, vedo una donna bionda, di spalle, che imita il mio gesto e lui, Joker, che la abbraccia da dietro. Mi stacco improvvisamente, andando indietro. Un capogiro mi accoglie, costringendomi a sedere sul letto. È da qualche tempo che mi sento così, ed ho una mezza idea di cosa possa essere. Ovviamente non posso chiedere a Buster di aiutarmi ad avere la certezza, lo riferirebbe subito a Joker e non ho ancora un'idea di come potrebbe prenderla.
Il lampo di genio mi trova.
Sono sola, c'è solo Edward in casa e di certo sarà a pisolare sul divano. So dove J tiene i soldi, così gli rubo venti dollari, non sapendo quanto costi un test di gravidanza. Mi vesto, metto il giubbotto e silenziosa esco dalla camera. Mi affaccio in salotto e vedo Eddy, che tutti insistono a chiamare L'Enigmista, data la sua passione per gli indovinelli, che se la dorme della grossa. Sorrido e chiudo piano la porta. Esco di casa in silenzio e mimetizzandomi alla meglio mi avvio verso il centro della città. 
Nei pressi del locale dove lavoravo c'è un mini market aperto tutta la notte. Ci arrivo in poco tempo, non senza stupirmi dell'innaturale calma per le strade. Entro nel negozio e giro in cerca dello scaffale giusto.
Lo trovo e osservo la grande varietà di kit in esposizione. Ne prendo uno che stima le settimane di gravidanza. Vado alla cassa e pago, ignorando le occhiate del cassiere.
Esco, mormorando un buona sera e ripercorro a ritroso la strada.
La pelle d'oca arriva un attimo più tardi del dovuto. Infatti non sono preparata, quando il pesante panno mi viene calato in testa. Non oppongo resistenza, se lo facessi potrebbero picchiarmi e metterei a repentaglio la piccola vita dentro di me. Qualcosa mi punge e sento le forze che mi abbandonano. Prego con tutta me stessa che qualsiasi cosa mi abbiano inoculato non sia dannoso.
Questo è l'ultimo pensiero che ho.
Non posso sapere che qualcosa di più spaventoso mi aspetta.

Continua.

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