Capitolo 13

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"Io non mi muovo di qui" rispondo fermamente mentre asciugo una lacrima con il dorso della mano.
"Torna a casa" afferma superficialmente sorridendo.
"No" nego serrando la mascella.
"Non puoi scappare sempre. Puoi evadere dall'Arkham, puoi sfrecciare quanto ti pare per le vie di Gotham fuggendo da non si sa bene cosa, ma non puoi ignorare gli evidenti sentimenti che provi nei miei confronti" mi sfogo gesticolando e avanzando leggermente verso di lui ad ogni mia frase.
"Mi avresti investita se non ti fosse importato niente di me, mi avresti fatto del male ogni volta che ne avresti avuto l'occasione, ma non l'hai fatto..." continuo a dire, ma l'impatto secco della sua mano sulla mia guancia destra mi interrompe.
"Cazzo, chiudi quella bocca!" urla digrignando i denti.
Lo guardo spaesata, mentre mi massaggio la zona che presumo stia diventando rossa.
"Mi fai schifo" sibilo dopo qualche secondo, tenendo una mano sulla guancia.
"Credevo che fossero gli altri ad inventarsi storie sul tuo conto, ad ingigantire quello che facevi, ma mi sbagliavo" urlo puntandogli ripetutamente il dito nel petto.
"Sei veramente quello che tutti dicono di te" concludo per poi dirigermi verso la moto che giace per terra.
"Hai aperto gli occhi finalmente!"
"Brava vattene" urla per l'ultima volta, dando dopo qualche secondo un pugno sul cofano della macchina.
Mi volto per l'ultima volta a guardare quella che mi sembra la figura di un uomo disperato, lasciato solo dall'unica persona di cui aveva bisogno.
Sfreccio via, senza guardarmi indietro, mentre per l'ennesima volta qualche lacrima mi cola dagli occhi.
Troppe emozioni tutte in una volta? Probabile... non piangevo così da almeno dieci anni.

*tre mesi dopo*
"Harleen" sussurra Ivy scuotendomi lievemente.
"Non puoi restare tutto il giorno a letto" afferma mentre tiro ulteriormente su il lenzuolo fino a coprirmi la testa.
"Da quanto la luce non entra qui dentro?" domanda guardandosi intorno.
"Ma l'aria non vuoi farla cambiare?" dice tirando su un paio di volte con il naso.
"Ti farebbe bene uscire un po'" mi consiglia sorridendo, mentre io mugugno scocciata.
"Lasciami in pace" affermo scandendo le parole.
"Dai Harleen, devi tornare al lavoro" risponde sedendosi sul bordo del letto.
"Non ci torno in quel posto" dico scoprendomi gli occhi per guardarla.
"Tanto il clown non c'è più" esclama sorridendo.
Ebbene sì, sono passati tre mesi dall'ultima volta che l'ho visto.
All'inizio riuscivo ancora a fare qualche seduta, ma poi tutte le stanze hanno cominciato a farmelo ricordare e ogni tanto mi sembrava di sentire persinoa sua risata nei corridoi, quindi ho deciso di prendermi una pausa per stare solamente e interamente distesa a letto.
Credo che più che altro la mia mente debba abituarsi al fatto che ormai non c'è più, è parte del mio passato e devo andare avanti. Forte come al solito, ancora più apatica, menefreghista all'ennesima potenza.
Tutti questi buoni propositi che poi alla fine non realizzo mai.
"Dai, torna là dentro e fai vedere agli altri psicologi chi comanda"
"Chissà cosa sta facendo" mi domando sovrappensiero guardando il soffitto della camera.
"Chissene frega di cosa fa" sbuffa alzandosi e dirigendosi verso le persiane, per poi tirarle su con un paio di movimenti secchi del braccio.
"Vestiti, ti porto al lavoro" esordisce lanciando sul letto alcuni vestiti ed il mio camice.
"Cosa, no..." sussurro contrariata mentre mi stropiccio gli occhi.
Da quanto non vedo la luce? Forse da troppo.
"Si invece, ti do massimo mezz'ora, sei in ritardo" si impone uscendo sorridente dalla stanza.

Prendo un grosso respiro prima di oltrepassare il vecchio cancello su cui torreggia la scritta "Arkham Asylum".
Non sono psicologicamente pronta, e so che fa strano sentirlo dire da una psicologa.
Il ticchettio che provocano i miei tacchi mentre cammino lungo i corridoi sudici di questo edificio non mi ha mai lasciata, nemmeno per un secondo.
"Ehi Harleen sei torna..." esclama Meredith scorgendo la mia figura.
"Passa nel mio ufficio tra dieci minuti" la zittisco alzando la mano e continuando a camminare.
Un'altra delle solite assistenti leccaculo che cercano di entrare nelle mie grazie solo per sperare di avere una promozione... patetiche.
Entro velocemente nel mio ufficio e chiudo rumorosamente la porta, per poi andarmi a sedere sulla comoda poltrona in pelle che ho usato per rimpiazzare quelle in legno fornite dal manicomio.
"Scusi..." sussurra dopo aver bussato alla porta, aprendola lievemente.
"Dieci minuti non sono passati" sbuffo guardando l'orologio appeso al muro.
"Siccome non ha niente da fare ho pensato che volesse sapere dove c'era bisogno di lei" afferma entrando e sedendosi di fronte a me dalla parte opposta della scrivania.
"Illuminami"
"Partiamo subito col botto eh, Dottoressa!" esclama spalancando gli occhi stupefatta, dopo aver letto qualcosa sul foglio che tiene stretto tra le mani tremanti.
Le metto così tanta ansia?
"Tenga a bada quelle mani, non la mangio mica" commento sorridendole beffardamente.
"Si, certo scusi... ad ogni modo, deve occuparsi del clown"
A quella sua affermazione, la mia pelle si ricopre completamente di brividi.
La mia mentre, con una velocità che definirei fuori dal normale, proietta ogni singolo momento di quella notte.
No, non quelle in cui tutto sembrava andar bene, quella singola notte che ha messo fine a tutto ciò che eravamo, o che forse non siamo mai stati.
"Non era evaso?!" le domando urlando e alzandomi di scatto dalla sedia.
"Evade e poi ritorna autonomamente... credo che pensi che questo posto sia un'albergo" riflette sorridendo.
"Può andare" le dico ricomponendomi infastidita, mentre lei sgattaiola immediatamente fuori dalla stanza.

"Dottoressa..." mi saluta con un cenno del capo la guardia di fronte alla cella del pazzo psicopatico.
"Buongiorno" le rispondo svogliata mentre infilo la chiave nella serratura.
Via il cerotto via il dolore, no? E allora perché lo stomaco mi fa un male tremendo e le mie gambe potrebbero cedere da un momento all'altro?
Entro velocemente nella stanza stranamente illuminata da qualche raggio di luce passante per le grate, richiudendo pesantemente la porta alle mie spalle.
Percepisco il suo sguardo incollato su di me in ogni mio movimento, peccato che non abbia la forza per guardarlo negli occhi.
Mi siedo sprezzante sulla sedia e appoggio tutto il materiale sul tavolo, per poi incrociare le braccia e fissare qualcosa di indefinito fuori dalla finestra senza proferire parola.
Penso che se ascoltasse bene, riuscirebbe a percepire il battito fuori controllo del mio cuore.
"Allora?" domanda interrompendo il silenzio quasi piacevole che si era creato.
Non so cosa rispondere, neanche se mi sforzassi riuscirei a trovare cosa dirgli.
"Sto parlando con te" aggiunge dopo qualche secondo, notando che ho spostato la testa in modo da guardare verso il basso.
"Harleen, non mi ignorare, so che mi senti" afferma ridendo lievemente.
"Guardami" sussurra sporgendosi in avanti.
Scuoto lievemente la testa in un cenno negativo, cercando di trattenere le poche lacrime che ora più che mai minacciano di uscire.
"Ho detto guardami!" urla serrando la mascella.
Dopo alcuni secondi, prendo un lungo respiro e alzo lentamente la testa, permettendo ai nostri sguardi dopo svariati mesi di ricongiungersi.
Ed è proprio adesso che con mio enorme stupore, noto la patina eccessivamente lucida che riveste i suoi occhi.

🦄SPAZIO UNICORNOSO ME🦄
Ho aggiornato abbastanza in frettaaa, sto migliorando dai.
Ma questo J che sta per piangere? CHE AMMMMORREE, HA DEI SENTIMENTIII😍
Come sempre, fatemi sapere nei commenti se il capitolo vi è piaciuto e cosa ne pensate, VOGLIO SAPERE TUTTO TUTTO.
Come sempre, lasciate anche qualche stellina che lo sapete che adoro vedere che i capitoli vi piacciono🤓
Vi amooo💘💘
Un bacione,
La vostra Caro😈

My heart scares you? ~Harleen&JokerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora