Capitolo 17

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~IMPORTANTE PER DAVVERO~
Sarò breve, non voglio farvi perdere troppo tempo.
Siccome la storia Jargot che ho scritto non mi soddisfa troppo, vorrei cominciarne una nuova e cancellare quella di ora, perché penso che scrivere qualcosa che non mi piace non dia dei buoni risultati.
Fatemi sapere se devo soltanto cancellarla o ne volete una nuova, mi spiace tanto perché so che ad alcuni piaceva....
Buona lettura❤❤

Ps: giorgia_tabanelli tranquilla, tu ed Harry sarete sempre presenti🔥🔥
#GIORRY
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Appoggio la testa sul suo torace, ticchettando con l'indice su di esso, mentre J si arrotola una ciocca dei miei capelli biondi intorno al dito.
Abbiamo festeggiato, a modo suo, per la riuscita del colpo di ieri... alla fine avevo ceduto, nonostante il dolore al ventre che ora sembra essere passato.
Mentre mi godo la vista che ci donano le ampie finestrate dell'attico, percepisco vibrare il telefono posto sul comodino.
"Dovresti rispondere" mi consiglia il clown dopo alcuni secondi, notando che ho intenzione di ignorare completamente il mittente.
"Non è importante" rispondo noncurante.
"Non puoi saperlo" afferma sorridendo e facendomi cenno con il capo di ascoltare chi mi sta chiamando.
Sbuffo sonoramente, per poi girarmi e rispondere senza nemmeno guardare chi sia il mio disturbatore.
"Pronto?" domando annoiata guardando l'uomo di fianco a me.
"Pronto? Tesoro?" chiede a sua volta la voce che mi fa irrigidire immediatamente.
"Cosa.... che c'è?" dico titubante a mia madre, mentre J emette una risatina, capendo chi ci sia dall'altro lato del telefono.
"Ci servi qui" afferma dolcemente.
"Perché?" scuoto la testa confusa, dando un piccolo pugnetto sul petto caldo del clown.
"Melissa ha avuto un incidente... ora è all'ospedale e mi farebbe piacere che stessi un po' con lei" mi spiega, mentre sorrido inevitabilmente.
Finalmente il karma si è ricordato che lei esiste.
"Non posso" riufiuto la sua proposta.
Con un movimento fulmineo, mentre sto per attaccare in faccia alla donna, non avendo più intenzione di ascoltare altro, J mi sfila il telefono dalla mano.
"Pronto, sono Jack" interviene tenendomi a distanza con un braccio, mentre gli sussurro estremamente infastidita di ridarmelo.
"Io bene, lei?" le domanda in modo risoluto.
"Come mai?" dice corrugando le sopracciglia.
"Oh, non si preoccupi, le parlo io" la rassicura.
"Si, si ci saremo" conferma sorridendo.
"Buona giornata anche a lei, e ci saluti calorosamente Melissa" afferma per poi attaccare e guardare il mio viso furente.
Prendo un grosso respiro cercando di non avere una reazione isterica.
Poi mi alzo dal letto rapidamente e mi dirigo verso il bagno, noncurante del fatto che nessuno vestito mi ricopre, sotto lo sguardo attento del clown.
Desidero soltanto farmi una doccia per cercare di realizzare ciò che è appena successo senza fare troppe scenate.
Giro la manopola, che subito consente all'acqua calda di scendere.
Mi chiedo perché l'abbia fatto, perché sia così interessato alla mia famiglia che non gli riguarda minimamente.
So che se glielo chiedessi troverebbe un pretesto per non rispondermi e sviare il discorso, cosa che oltretutto non sopporto.
Mi massaggio cautamente il cuoio capelluto con lo shampoo alla rosa precedentemente messo sulle mani.
Spero almeno che l'incidente di Melissa sia grave e che per questo non possa nemmeno parlare né tantomeno muoversi, perché se così non fosse ho uno strano presentimento...
Sto risciacquando la nuvola di sapone creatasi nei miei capelli, quando improvvisamente le braccia possenti di qualcuno che conosco ormai troppo bene mi cingono la vita, allacciando le mani davanti al mio ventre in modo da avvicinarmi a sè.
"Sono arrabbiata con te" dico con stizza senza nemmeno voltarmi.
Un'affermazione un po' infantile, ma ormai non so più come comportarmi in questi casi.
"Non fare la bambina" mi riprovera abbassando appena il collo per appoggiare il mento sulla mia spalla.
"Sei andato oltre" mi limito a dire voltandomi lievemente verso il suo viso.
"Ops" sorride per poi darmi un leggero e rapido bacio a stampo che avrei voluto rifiutare a tutti i costi.
"Ora che mi ci fai pensare, non dovremo nemmeno fingere di essere fidanzati" afferma in modo risoluto.
È la prima volta che accenna consciamente al fatto che in teoria dovremmo stare insieme.
"Stai dicendo che lo siamo?" gli domando maliziosa girandomi verso il suo petto in modo da guardarlo negli occhi azzurri, mentre percorro con un dito il profilo di uno dei suoi tatuaggi.
Mi guarda in silenzio. So che lo infastidisce ammettere l'evidente fatto che siamo qualcosa, e che ora avrà inevitabilmente una debolezza.
"Me lo devi" dico sorridendo appena ed alludendo al fatto che dopo tutto quello che ha organizzato senza il mio consenso, donarmi questa piccola vittoria è il minimo.
"Si" risponde infine, mentre io mi alzo leggermente sulle punte dei piedi per lasciargli un bacio sul piccolo naso.
"Ma ora basta, che mi sto addolcendo troppo" borbotta scostando la tendina della doccia per uscire in modo seccato.

"Starò via per una settimana" comunico ad Ivy dall'altro capo del telefono.
"Cerca di non partorire mentre sono via"
"No... uhm, vado a New York" affermo dando una rapida occhiata al biglietto che tengo stretto nella mano.
"Si, da sola" mento.
Soltanto ora mi viene in mente che Ivy non sa della mia relazione con il clown.
Dovrò provvedere a dirglielo, un giorno...
"No, non c'è bisogno che tu venga con me"
"Davvero, stai lì, sei incinta" dico pregandola di non venire.
"Va bene. Ciao, ciao ciao" ripeto più volte per cercare di sovrastare i saluti della piantina, attaccando.
"Possiamo andare" dico infine rivolgendomi a J che continua a ticchettare con il piede sul pavimento lucido dell'aereoporto.
Niente viaggio di lusso in jet stavolta, lo stanno riparando da quando è stato danneggiato durante uno dei suoi colpi.
Ci imbarchiamo dopo quella che mi è sembrata un'ora, resa più interessante dal clown che continuava a fare scherzi ai poveri malcapitati seduti in attesa del proprio volo.
Per tutto il viaggio non ho fatto altro che guardare fuori dal finestrino il mare che circonda la piccola isola da cui siamo partiti, addormentandomi poi stremata sulla spalla dell'uomo accanto a me.

Premo il campanello, percependolo suonare dall'altro lato della porta in legno.
Immediatamente mia madre ci apre, dando una rapida occhiata a J e venendomi incontro per abbracciarmi.
Credo che ormai non faccia più caso al suo colore di capelli, alla sua pelle o a tutto il resto che lo contraddistingue inevitabilmente.
Rimango immobile al suo tocco, non sono mai stata troppo affettuosa con la mia famiglia, ad eccezione di mio padre.
"Jack" lo saluta sorridendo, una volta essersi separata da me, rientrando infine nell'appartamento e facendoci cenno di seguirla.
"La camera già sapete dove si trova" ci dice annuendo leggermente con la testa.
Senza troppa esitazione mi dirigo a passi svelti verso le scale, alzando successivamente la valigia per salirle faticosamente.
Arrivata all'incirca a metà, il clown mi sorpassa con un sorrisoni di sfida stampato sul volto, senza accennare al minimo sforzo.
"Un vero gentiluomo" lo rimprovero con il fiatone, mentre tento di sollevare invano la pesante valigia.
"Avresti dovuto riempirla di meno" mi fa notare arrivando al piano superiore e guardandomi soddisfatto.
"Lascia, faccio io" si offre una voce familiare.
Noto lo sguardo disprezzante di J puntato su colui che dopo qualche secondo realizzo essere David.
Non mi ero nemmeno accorta che fosse a casa, pensavo rimanesse all'ospedale con Melissa.
"Non ha bisogno del tuo aiuto" ringhia il clown scendendo quei pochi scalini che ci separano, afferrando poi il manico della valigia che l'uomo al mio fianco stava per prendere.
"Grazie comunque" sorrido imbarazzata raggiungendo il criminale ormai entrato nella stanza.
"Avresti dovuto vedere la tua faccia" lo prendo in giro ridacchiando e chiudendo la porta dietro di me, mentre lui mi guarda cupo.
"Non ha bisogno del tuo aiuto" dico imitando la sua voce ed accentuando il tono carico di gelosia con cui aveva pronunciato la frase.
"La prossima volta non mi limiterò a questo" sentenzia appoggiando il bagaglio sul letto ed aprendolo.
"Ma che ti prende" dico contrariata avvicinandomi a lui.
"Quel tipo flirta con te" afferma spazientito buttando con violenza la maglia che aveva appena afferrato per terra.
La guardo, rimandendo per qualche secondo immobile nel notare che si tratta della maglia che ho indossato al posto dei miei vestiti dopo la nostra prima volta.
Anche se non può saperlo, e non l'ha fatto volontariamente, aver assistito mentre era stata scagliata con così tanta rabbia sul pavimento, provoca in me una sensazione orribile.
La raccolgo rapidamente, sbattendola un paio di volte per assicurarmi che non si sia sporcata.
"Non flirta con me" sibilo porgendogli violentemente la maglia.

🦄SPAZIO UNICORNOSO ME🦄
Aluraa, che dire... CE NE SARANNO DELLE BELLE...
Comincerò a fare dei capitoli un po' più lunghi fin quando avrò così tanta fantasia, e cercherò di aggiornare più frequentemente, MA AMATEMI PERCHÉ NON VI HO FATTO ASPETTARE UN MESE❤❤
Fatemi sapere con commenti e stelline se il capitolo vi è piaciuto,
BACI BACI
caro❤❤

My heart scares you? ~Harleen&JokerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora