Capitolo 20

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"Ciao Cat" la saluto sbattendo svogliatamente il vassoio sporco sul tavolo altrettanto lercio del manicomio.
"L'arancione ti dona" sorride facendomi la linguaccia.
"Chi è dentro con noi?" le domando lanciandomi una rapida occhiata intorno.
"Di già molto noto? Nessuno in particolare" risponde alzando noncurante le spalle larghe.
"Novellini?" insisto tagliando faticosamente col coltello un piccolo pezzo di polpettone.
"Tu" afferma abbozzando una risatina.
"Divertente" cantileno inarcando le sopracciglia.
"Un ragazzo. Jerome Valeska, o qualcosa del genere. Sembra sia arrivato da poco" dice dopo qualche minuto di silenzio.
"Che tipo è?" mi incuriosisco sorridendo maliziosamente.
"Morto un pazzo se ne fa un altro" risponde enigmatica lanciandomi un'occhiatina.
"Capelli arancioni, ultimo tavolo a destra, secondo posto a partire da sinistra" mi informa, mentre accenno a voltarmi per squadrarlo.
"Non girarti, ci sta guardando" mi avverte minimizzando il movimento delle labbra.
"Cambiando discorso..." dice soprappensiero.
"Ti ricordi quando ti chiesi aiuto per... Batman?" mi domanda corrugando le sottili sopracciglia scure.
"Si" rispondo semplicemente, troppo occupata ad immaginarmi l'aspetto del ragazzo lontanamente seduto dietro di noi.
"Mi dispiace... non avrei voluto che andasse a finire così" confessa sospirando.
"Le cose sarebbero comunque andate nello stesso modo" la consolo sorridendo leggermente.
"Dev'essere stato difficile uccidere una persona così importante..." sussurra guardandomi premurosamente.
"Elettrizzante" la contrario strizzando l'occhio celeste.

*due settimane prima*
"Cosa ci fai qui" sibilo stizzita mentre indirizzo il coltello verso il suo corpo, cercando di tenerla il più distante possibile da me.
"Calma dottoressa, vengo in pace" risponde mostrando i denti felini e alzando le mani in segno di resa.
"Per ora" aggiunge mantenendo il suo sorriso imperturbato.
"Ero venuta a farti visita a Gotham... ho provato a citofonare in quella squallida casa color porpora mal ridotta al fondo di Bekham Street ma non mi ha risposto nessuno" comincia a raccontarmi, facendo girare sul dito indice il piccolo mazzo di chiavi di cui ignoro l'utilità.
"Allora ho chiamato Ivy e non so per quale ragione mi ha risposto il sicario, dicendomi che eri a New York... da sola" afferma guardandomi.
"Infatti sono sola" la assecondo annuendo un paio di volte con la testa.
"Ho fatto una breve tappa a casa del clown prima di venire qui... non c'era. Ne sai qualcosa?" mi domanda socchiudendo le palpebre.
"Se avessi avuto delle informazioni mi sarei impegnata per farlo tornare all'Arkham, non credi?" le rispondo appoggiando con un tintinnio metallico il coltello sul bancone della cucina.
"Nel manicomio si vocifera che abbiate una... storia" afferma dando un'occhiata alla porta dietro di me.
"E tu dai peso alle voci di pazzi criminali pronti a fare di tutto pur di evadere?" le domando ridendo lievemente.
"Mmmh..." mugugna insospettita.
"Ad ogni modo... mi serve il tuo aiuto" cambia discorso sospirando.
Arriccio il naso contrariata, corrugando le sopracciglia in segno di stizza.
"L'idea non va a genio nemmeno a me" mi confessa roteando gli occhi d'un verde smeraldo.
"Non ho intenzione di farlo, Selina" sibilo scuotendo negativamente la testa.
"Sapevo sarebbe stato difficile convincerti" ridacchia tirando fuori una chiavetta da una delle tasche della tutina nera.
"Ma questo credo che potrebbe bastare" afferma infilando l'oggettino all'interno del vano del computer posto sopra il bancone.
Dopo qualche secondo apre un video che rivela le riprese delle telecamere dell'Arkham.
"Molto convincenti i corridoi di un manicomio deserto" affermo ridendo lievemente.
"Pazienta" sorride facendomi notare la mia figura snella che cammina velocemente verso il bagno.
Osservo curiosa lo schermo del computer, cercando di capire dove voglia arrivare.
Dopo poco si sente la voce del clown urlare qualcosa di indistinto, poi chiamarmi.
Sgrano gli occhi ricordando perfettamente quell'unico episodio accidentale accaduto nel corridoio.
Con un gesto fulmineo abbasso lo schermino, cercando di estrarre la chiavetta dall'apparecchio, ma in pochi secondi la ragazza, riuscendo ad intercettare la mia mossa, prende rapidamente l'oggetto del mio desiderio.
"Peccato che tu abbia interrotto lo spettacolino. Stava per arrivare la mia parte preferita" sogghigna guardandosi le unghia affilate.
"Tanto sono già stata licenziata, non ti servirebbe a niente" dico socchiudendo gli occhi.
"E vuoi dirmi che alla tua famiglia hai detto che sei fidanzata con il criminale più pericoloso di Gotham City?" mi domanda retoricamente abbozzando un sorrisoni perverso, facendo oscillare la chiavetta tra le dita.
"Attenta gattina, ti stai mettendo contro la persona sbagliata" la avverto alzando lievemente il mento.
"Non mi spaventi, Harley" controbatte sorridendo, mentre io serro la mascella infastidita.
"Ti consiglio di farci l'abitudine" dice strizzando velocemente l'occhio destro.
"Harley Quinn" ribadisce ridendo sottovoce.
"Vattene silenziosamente come sei arrivata" la esorto sbuffando sonoramente.
"Non vuoi sapere per quale motivo ti voglio con me?" mugugna delusa.
"Non mi interessa" rispondo indifferente.
"Penso che Batman sia scomparso" mi rivela con un filo di preoccupazione nel volto.
"Ooh, povera micetta senza il suo innamorato" rispondo spietata fingendo di compatirla.
"Non sia mai che l'abbia preso in ostaggio il mio clown" sogghigno incrociando le braccia al petto.
"Non ne sarei sorpresa" sibila alzando gli occhi vispi al cielo.
Si dirige rapidamente verso la finestra già alzata in precedenza.
"Ci vediamo, Quinn" dice scomparendo nell'oscurità, mentre le tende sono mosse dalla lieve brezza fresca della notte.
Torno nella stanza di sopra facendo attenzione a non far scricchiolare troppo le scale.
Non mi sorprende che Selina abbia chiesto il mio aiuto, si sarà ricordata di quel nostro rapido scontro all'Arkham che mi ha vista vincitrice.
Dopotutto, anche se alla fine si venisse a scoprire che il povero Batman è stato ucciso, mi sarebbe indifferente.
Ci perderebbe lei in ogni caso.
In quanto alla mia famiglia e ciò che sanno sul conto di Joker, non avrei alcun problema a dire loro la verità.
Non temo di perderli, non mi importerebbe minimamente.
Piuttosto, so che mio padre non avrebbe voluto questo per me.
Desiderava il meglio, aspirava alla mia incondizionata felicità in un posto tranquillo e ricco di opportunità lavorative, con un futuro marito che si sarebbe preso cura di me.
Chissà cosa penserebbe di tutto questo, se solo potesse ancora esprimere i suoi pensieri.
Mi ricopro lentamente con il leggero lenzuolo di lino, rivolgendo lo sguardo verso l'uomo inerme al mio fianco.
"Sai, mio padre voleva il meglio per me" sussurro sorridendo.
"Non so se sia felice della mia scelta" affermo dubbiosa continuando a parlargli, approfittando di questo momento in cui non può sentirmi per dirgli cose che avrei difficoltà a rivelargli in altre condizioni.
"Ma alla fine l'importante è che lo sia io" concludo deglutendo silenziosamente.
Poi gli lascio un lieve bacio a stampo, girandomi dalla parte opposta al suo viso per ammirare le stelle che si intravedono fuori dalla finestra.
Percepisco il suo braccio possente avvolgermi la vita, tirandomi a sè.
Sorrido istintivamente, posando la mano sulla sua, gelida e sbiancata.

"Sveglia sveglia, piccioncini!" cantilena la voce indistinta di mia madre mentre strizzo lentamente gli occhi.
"Buongiorno" afferma premurosamente sorridendo.
Alzo lievemente la testa dal petto possente di J, socchiudendo le palpebre a causa della luce del sole che irradia la camera.
"Ma che ore sono" sussurro con la voce ancora impastata dal sonno, voltandomi verso il comodino per cercare il telefono in carica.
"Le sette" mi precede il clown passandosi una mano sul viso stanco.
"Spero che tu abbia un valido motivo, mamma" la intimo lanciandole un'occhiataccia.
"Oh si!" esclama sorridendo ampiamente.
"Melissa... verrà dimessa! Non è fantastico?" dice entusiasta guardandomi speranzosa.
"Che bella notizia" interviene l'uomo di fianco a me sorridendo.
Riduco gli occhi a due fessure, voltandomi di scatto per guardarlo truce.
Non capisco se sia sarcastico o sinceramente allietato da questa notizia, con quel suo sorrisino beffardo e perenne inciso sul suo pallido volto.
"Mi hai svegliata così presto per dirmi una cosa del genere?" domando allibita ritornando a guardare mia madre.
"Speravo ti avrebbe fatto piacere" sospira rassegnata.
Non rispondo, continuando a fissare quel filo di delusione nei suoi occhi scuri.
"Ci vediamo a colazione allora..." afferma sorridendo lievemente.
"...vi lascio riposare ancora un po' " aggiunge dirigendosi lentamente verso la porta.

SPAZIO AUTRICE
Partiamo dal presupposto che HO AGGIORNATO MOLTO PRESTO PER I MIEI STANDARD E NON ME LO SPIEGO.... ma va bene così.
Ho un sacco di idee per questa storia, non vedo l'ora di continuare a scrivere! (Menomale)
Fatemi sapere con commenti e stelline se il capitolo vi è piaciuto (lo spero)...
Ci vediamo al prossimo aggiornamento!!
Baci, la vostra Caro

My heart scares you? ~Harleen&JokerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora