Dakota.
“Così, quel tizio al bar era il famoso Adam” disse Harry, per non rendere il viaggio in macchina troppo silenzioso.
Anche se quella domanda mi prese leggermente alla sprovvista.
“Non direi poi così famoso”.
“E tu hai conosciuto Tris” ribattei cercando di controllare l’astio nella mia voce.
“Quella ragazza mi fa paura” borbottò, facendomi scoppiare a ridere. E di riflesso lo fece anche lui.
“Presumo che non ti stia molto simpatica” ipotizzò, alternando lo sguardo da me alla strada.
“No, non è questo. E ‘ solo che a volte è così…elettrizzata. Fa’ un po’ paura anche a me” ammisi.
Harry sorrise semplicemente e cambiò discorso.
“Sbaglio o questa mattina eri un po’ restia ad uscire?” chiese curioso.
“Non sbagli affatto” feci una piccola smorfia. “Ma non sono proprio il tipo da discoteca”.
Harry rimase in silenzio qualche secondo “Oh, neanche io se è per questo”.
“Allora perché hai deciso di venire ugualmente?” insistette.
Perché avevo paura a lasciare il ragazzo che amo in un posto pieno di ragazzine cotonate mentre io sarei rimasta a casa a rimpinzarmi di biscotti al cioccolato.
“Per Alexa” mi schiarii la voce.
“Lo sai che non si vive per accontentare gli altri?” mi lanciò un’occhiata a metà tra il dolce e il rimprovero.
Il mio cuore perse un battito. Il mio Harry filosofo era tornato.
“E allora cosa facciamo? Ce ne andiamo e lasciamo quei due da soli?” lo provocai con un sorrisino.
“Sì” rispose semplicemente.
Boccheggiai sorpresa “Ma io stavo scherzando”.
“Io no. Manda un messaggio ad Alexa e dille che ce ne andiamo da un’altra parte. E di stare attenta ai ragazzi. E di non bere troppo e-“
“Ho capito. Mando un messaggio a Lou”. Lo interruppi divertita.
Lui borbottò qualcosa, mentre io tirai fuori il mio cellulare e avvisai Louis.
“Bene. Ora dove andiamo?” chiesi incrociando le braccia sotto al petto.
“ Non te lo posso dire, non finchè non lo saprò” quelle parole mi erano familiari, ma rimasi ugualmente confusa.
“Cosa?”
“Se mi posso fidare di te” rispose prendendomi in giro.
“Ooh, altrimenti poi dovresti uccidermi vero?” continuai il suo gioco.
Harry fece un’espressione strana, quasi di dolore, ma che durò solo un secondo facendomi domandare se non me la fossi immaginata.
“Esattamente”.
“Guarda che il parco è chiuso di notte” lo rimproverai una volta arrivati lì.
Sapevo dove mi stava portando nel momento quando mi ricordai che effettivamente, una cosa simile era già accaduta, ma avevo saggiamente deciso di tenere la bocca chiusa per evitare domande indiscrete.