Dakota.Il continuo vibrare del mio cellulare mi svegliò in modo fastidioso.
Mi stropicciai gli occhi e mi guardai intorno. Mi ero addormentata rannicchiata sulla poltrona, mentre Harry era sdraiato sul divano. A quel punto venni assalita dai ricordi della sera prima.
Io e Harry che andavamo al parco, il gioco, la canzone, il ballo. L’imbarazzo che era subentrato subito dopo e il ritorno a casa. Ma la serata non era finita lì. Assaliti dalla fame ci eravamo preparati due frullati e ci eravamo messi a guardare un film, ma per evitare di finire abbracciati come l’ultima volta avevo preferito spostarmi silenziosamente sulla poltrona.
Sospirai, sorridente mentre mi passai una mano tra i capelli. Andai in bagno e controllai le mie condizioni davanti allo specchio: i bellissimi boccoli di ieri erano diventati un groviglio di capelli, il trucco era sbavato intorno agli occhi, la pelle arrossata e il vestito stropicciato. Bel lavoro, Dakota.
Controllai il telefono: c’erano diverse chiamate e messaggi da Greg e Julian ma decisi di ignorarli per il momento.
Raggiunsi camera mia con passo felpato e preparai dei vestiti puliti da mettermi dopo essermi fatta la doccia.
Avevo appena aperto l’acqua quando suonò il campanello di casa. Maledizione, ora sì che si sarebbero svegliati tutti. Girai la manovella della doccia e mi diressi alla porta.
Non potei esserne sicura, ma pensai di essere sbiancata.
“Mamma, papà” mormorai. Il viso paonazzo di mia madre si contrasse mentre mi disse con voce dura “Dobbiamo parlare”.
“Tenete” posai due tazze di tè fumanti davanti ai miei genitori, seduti in cucina. Quanto a me, avevo lo stomaco sigillato con un lucchetto.
“Ehi Kota, chi-?” Alexa entrò in cucina con i capelli scompigliati e solo una maglietta a coprirla. Sgranai gli occhi e la afferrai per un braccio, trascinandola via.
“Che diavolo?!” esclamò, ma la zittii.
“Ti ricordi perché sono venuta a vivere qui?” le sussurrai velocemente.
“Per i tuoi genitori? Tua madre e le sue manie ossessive e all’antica?”.
“Ecco. E indovina chi c’è di là?” sorrisi nervosamente.
Alexa sbarrò gli occhi. “Esatto. Quindi butta giù Harry dal divano –grazie al cielo non lo hanno notato- e datevi una ripulita, perché state per conoscerli”.
Lei emise un verso strozzato e corse verso il salotto, mentre io tornavo in cucina.
“Chi era quella ragazza?” chiese mio padre.
“La mia coinquilina, si chiama Alexa” provai a sorridere.
“E perché era mezza nuda?” chiese acidamente mia madre, prendendo un sorso di tè.
“Oh, qui fa molto caldo di notte” cercai di mentire, anche se il risultato lasciava a desiderare.
“Ma la vera domanda è” mia madre alzò il tono di voce e sbattè la tazza sul tavolo “Perché non eri al funerale di tuo fratello? Non ti sei fatta sentire da Natale e poi chiami per dire che Logan ha avuto un incidente d’auto? Dove eri ieri?! A giudicare dal tuo aspetto, in giro a divertirti” mi rimproverò.
Sapevo di meritarmelo, ma mi ero abituata ormai a rispondere alle urla di mia madre con altre urla.
“Non ce l’ho fatta okay? Stare in mezzo a tutte quelle persone, vedere la sua bara, avrebbe significato che era tutto vero. Logan è morto e non posso che pensare ogni giorno che sia colpa mia. Quindi scusami, scusami se non ero lì ma sai che importa ormai? Niente.” Sospirai profondamente.