(18.)

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Harry.

 

“Torna presto” mormorai a Kota, prima di far scontrare le nostre labbra in un bacio veloce. Gongolai quando la vidi arrossire.

“Promesso” disse prima di scappare via imbarazzata.

E io mantengo sempre le mie promesse” sentii la mia stessa voce rimbombarmi in testa. Un ricordo lontano.

Quando se ne andarono Lou e Kota, piombò nuovamente il silenzio, interrotto da Alexa.

“Torna presto” imitò malamente il mio tono di voce e scoccò un bacio all’aria.

Abbassai il viso per nascondere la mia espressione.

“Beh?” mi incitò poi.

“Cosa?” borbottai e mi passai una mano dietro la nuca.

“Voglio i dettagli” mi lanciò un occhiolino.

“Sei una rompipalle” sbuffai infastidito.

“E’ mio dovere e piacere” mi provocò.

“Non mi farò trascinare in una specie di pigiama party  dove ti racconterò tutto quello che è successo mentre tu saltelli allegra e mi rinfacci che avevi ragione” misi in chiaro lanciandole un’occhiataccia.

“Per quello c’è Kota” aggiunsi, facendola ridere.

E se una cosa del genere sarebbe successa, avrei fatto meglio a non farmi trovare in casa. Forse sarei dovuto andare da Louis, forse…

“Forse mamma e papà non hanno tutti i torti” ammisi pensieroso.

Sulla faccia di Alexa si dipinse un’espressione di puro sgomento ma prima che potesse ribattere, alzai le mani in segno di resa e mi affrettai a spiegare.

“Intendo dire: non hanno tutti i torti sul fatto che questa è casa mia.”

Certo, non che mi dispiacesse stare lì. Ma il divano iniziava a farsi scomodo.

“Forse potrei chiedere a Louis di stare da lui. E magari poi prendermi un appartamento da me” dissi cercando di convincere più me stesso che lei.

“Ma?” chiese scettica.

Sospirai profondamente “Non voglio lasciare Kota” ammisi.

“Guarda che non scappa. La potrai vedere lo stesso.”

“Sì ma-“ mi bloccai. Sì ma come potevo vivere lontano da lei se già mi mancava quando non mi stava accanto? Non avrei più dormito abbracciato a lei, non avrei più visto la sua espressione rilassata la mattina appena sveglia. Il modo in cui si concentrava quando era immersa nella lettura e non avrei più sentito tanto spesso la sua voce.

Il silenzio di Alexa mi stranì.

“Che c’è?” domandai allora.

“E se ci prendessimo un altro appartamento, noi tre? Più grande, in centro magari, non so…”.

Quell’idea era così assurda…da risultare geniale.

“Ho sempre detto che mia sorella non è normale”.

“E’ un sì?”

 

Dakota.

 

Louis schioccò la lingua sul palato mentre mi guardò fisso negli occhi.

Ecco, gli avevo detto tutto e questo era il risultato.

Sun on my skin - h.s. - sequel.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora