Dakota.
Si poteva dire che ormai dormire con Harry stava diventando un’abitudine più che gradita.
Mi alzai dal letto cercando di fare il più piano possibile per non svegliarlo.
Sentii dei rumori in cucina e immaginai che fosse piuttosto tardi, se Alexa era già in piedi.
Soffocai un urletto, quando vidi la figura di mio padre seduto in cucina.
“Che ci fai qui? Come sei entrato?” sussurrai con voce strozzata.
“Casa diversa. Stesse abitudini” disse semplicemente. Lo guardai con la bocca mezza spalancata e si affrettò a spiegare.
“Voi ragazze dovreste trovare un altro nascondiglio oltre lo zerbino per la vostra chiave di riserva. Potrebbe entrare chiunque”.
Ero imbambolata di fronte a lui e, per una volta, ero senza parole.
Mi massaggiai stancamente le tempie e mi sedetti di fronte a lui.
“Che cosa vuoi?” arrivai dritta al punto.
“Rivolgerti delle scuse. Da parte mia e di tua madre” feci una smorfia. “Non saremmo dovuti piombare qui, non con tutto quello che ti stava succedendo”.
“Voi non sapete niente” scossi la testa negativamente.
“Conosco mia figlia” puntualizzò. “Al contrario di tua madre, ho ascoltato ciò che hai detto…su Logan” la sua voce tremolò quando pronunciò il nome di mio fratello.
“E ti ho capito. Ricordi? Io e te siamo uguali”. Quella era una cosa che non potevo negare.
Certo, il comportamento di mio padre a volte mi dava fastidio, e anche che non si ribellasse mai alla mamma. Ma se da una parte era una tortura sentire mia madre, dall’altra era piacevole avere il conforto di mio padre.
Ed ero rimasta più che sorpresa quando aveva trascinato via la mamma di casa, quando mi aveva attaccata.
“Grazie” sospirai. Lui capì e annuì semplicemente con la testa.
“Mi sei mancata, Dakota” aggiunse dopo un po’.
“Anche tu” mormorai. In fondo non avevo neanche avuto la possibilità di passare del tempo con la mia famiglia, dopo il funerale.
“Vorrei davvero rimanere di più, ma io e tua madre dobbiamo tornare a casa. C’è il lavoro e-“ lo bloccai.
“Non ti preoccupare, lo so” lo rassicurai.
“Ti prometto che torneremo il prima possibile”.
Accennai un sorriso e lo abbracciai.
“Sarò meglio che torni in hotel ora, a subire la furia di quell’orgogliosa di mia moglie” scherzò.
Gli augurai buona fortuna e lo accompagnai alla porta.
Sentii che lentamente tutti i pezzi del puzzle stavano tornando al loro posto.
***
“Questa roba fa schifo” borbottò Harry, respingendo il suo hot dog con una smorfia.
“Più ne mangi, più ti abitui” Alexa si ficcò in bocca un pezzo di insalata dal colore improbabile.