Capitolo 10

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Passarono i giorni...settimane...mesi... e non ebbi ancora nessun tipo di notizia. Non sapevo se fossero vivi, se fossero feriti o anche peggio. Dovrebbero essere tornarti già da un paio di settimane per il loro periodo di pausa.

In questo periodo non facevo che pensare solo al lavoro e ai ragazzi da addestrare. Di notte non riuscivo a dormire ed ero sempre più affaticata. Nicholas insieme a Molly e Mark era molto preoccupato per me e passava la maggior parte del suo tempo ad aiutarmi e a cercare di farmi riposare. Nelle mio condizione il riposo era fondamentale.

Oggi avevo il giorno libero contro la mia volontà ma sembra che Nicholas e il mio capo si siano alleati per farmi passere le prossime due giornate sul divano a guardare delle stupide serie tv.

"Come sta il mio nipotino?" Nicholas si sedette di fianco a me nel divano e mi accarezzo la pancia. Gli sorrisi appena.

"Come vi siete conosciuti tu e Jace?" sapeva che parlare di lui mi faceva sorride.

"Io lavoravo in un bar per soldati depressi, mi avevano messo fuori dai giochi perché mi avevano sparato a un ginocchio durante un interrogatorio importante e pensavano che ne fossi rimasta traumatizzata e un po' era vero ma non troppo." Cercai di sminuire ma Nicholas mi guardò come per dire 'si certo come no' facendomi alzare gli occhi al cielo. "Comunque andiamo avanti. In quel periodo non avevo molti soldi perché dovevo pagare le cure di mia madre ed ero rimasta in dietro di diverse bollette così non pensai a curarmi più di tanto. Jace era un cliente abituale del bar e una sera mi sentì male e fu lui a soccorrermi. O mio dio non pensavo che fosse passato tanto tempo da quel giorno. È quasi più un anno ormai" sorrisi a pensare a lui e mi accarezzai il mio piccolo pancino. Continuammo a chiacchierare finché non fummo interrotti dal campanello. Impedì a Nicholas di alzarsi e andai io ad aprire. Quando aprì mi ritrovai due uomini in uniforme davanti al mio ingresso. I miei occhi cominciarono a lacrimare senza che io potessi controllarli. D'istinto mi toccai il ventre con le mani come se fosse l'unica cosa che mi potesse confortare dato che sapevo che cosa potesse significare quella visita.

"Ciao Charlie" era uno dei ragazzi che avevo addestrato e che era partito nel gruppo con mio fratello e Jace.

"Non ci girerò in torno perché sai il rispetto che nutro per te. La nostra base è stata attaccata. Molti uomini sono morti." Sentì la presa salda di Nicholas dietro di me e in tanto pregavo e accarezzavo il mio bambino sperando di non dover sentire quelle due parole che tanto mi terrorizzavano.

"Adam e Jace sono stati feriti e ora sono in ospedale qui in città e mi hanno mandato per venirvi a prendere." Cominciai piangere dalla gioia e mi aggrappai a Nicholas che era anche lui in lacrime.

Non ci pensai due volte presi la borsa e uscì di casa. Avevo un aspetto orribile. Ero in tutta con una felpa di Jace addosso e delle occhiaie da far spavento.

Il viaggio mi sembrava eterno e non facevo che stringere la mano Nicholas.

"Allora sei incinta! Congratulazioni! Maschio o femmina?" mi chiese Charlie sorridendomi.

"Ancora è troppo presto per saperlo ma spero sia maschio. Era una gravidanza un po' inaspettata ma posso dire di esserne felice."

"Sono felice che finalmente tu possa aver trovato la tua persona e il tuo mondo" gli sorrisi sincera e appena arrivammo all'ingresso dell'ospedale mi precipitai dentro insieme a Nicholas.

"No no io dico che lei lo fa apposta. Non è umano avere le mani così fredde!" riconobbi subito quella voce e mi precipitai subito verso la stanza.

Appena lo vidi gli saltai addosso e lo baciai intensamente stringendolo a me.

L'infermiera ci lasciò soli e nessuno dei due voleva staccarsi.

"Mi dispiace" riuscì a sussurrare appena. "Non ci pensare l'importante è che ora tu sia qui" gli accarezzai dolcemente il viso. 

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