CAPITOLO SECONDO

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CAPITOLO SECONDO

Eravamo tutti stati radunati in sala relax alle nove in punto. Non ci avevano detto molto ma immaginai fosse per darci le prime, fondamentali, indicazioni di sopravvivenza.

Ero seduta su uno dei divani vicino a Shady e Federica, tentando di ripassare le parole di qualche brano, ma c'era un ragazzo accanto a noi particolarmente irritante: non so come ma, contemporaneamente, picchiettava i piedi per terra, si mangiava le unghie della mano destra e tamburellava quelle della sinistra sul tavolo.

Era sicuramente un ballerino, considerando la tuta rossa che indossava, e aveva dei folti capelli castani che gli arrivavano quasi alle spalle. Aveva un viso molto giovane, non gli avrei dato più di diciotto anni.

"Dite che abbia un tic?" sussurrò Federica.

"Non lo so ma mi sta innervosendo." feci io. "Ora gli dico di smetterla."

"Ragazze vi ricordo che siamo tutti agitati oggi." intervenne Shady. "Non siate prive di tatto, mi raccomando."

Io e Federica ci lanciammo uno sguardo complice.

"Lascia fare a me." disse la mia compagna.

"Ehi Tarzan."

Io, Shady e il ragazzo sgranammo gli occhi all'unisono.

"Hai forse un tic?" concluse in bellezza.

Immediatamente decisi di intervenire. "Ehm, perdonala, quello che intendeva dire è che siamo in sala relax ma tu sembri tutt'altro che rilassato."

Lui fece un grande sorriso, dolce e genuino. Uno di quelli per cui ti rimangeresti qualsiasi rimprovero.

"Scusatemi tanto, sono agitatissimo. Mi chiamo Sebastian!" aggiunse.

Ci presentammo tutte. Ci rivelò essere italo-uruguayano di classe 1999, come sospettavo.

Mentre chiacchieravamo, gli insegnanti di entrambe le discipline entrarono nella stanza e subito calò un silenzio tombale.

"Buongiorno ragazzi. Innanzitutto è importante che sappiate che appenderemo qui alla porta il tabellone che riporta gli orari di lezione di questa settimana, i quali verranno rinnovati ogni lunedì mattina." pronunciò il maestro Rudy Zerby.

"Inutile dirvi che chiunque salti una lezione o arrivi in ritardo, riceverà una punizione." aggiunse poi la Celentano. Fiscale come sempre.

"Ok colleghi, ora li stiamo spaventando." concluse sorridendo Boosta, il più comprensivo.

Impiegarono circa un'ora per spiegarci l'importanza di tenere 24 ore su 24 il microfono appresso, di rispettare ogni regola e sottolineare il fatto che nessuno di noi ragazzi occupava una posizione fissa e sicura: tutti quanti, in qualsiasi momento, eravamo precari e sottoposti a giudizio.

Accennarono anche alla presenza della "Witty box", una sorta di bacheca virtuale in cui ognuno di noi, attraverso un nickname o meno, poteva scrivere tutto ciò che gli balzava per la testa.

E infine ci divisero in due squadre: i "Senza piani" e "Gli Streghi", capitanate rispettivamente da Riccardo e da un certo Nicholas, detto, appunto, "Lo Strego", lasciando a noi, entro fine settimana, il compito di creare i due gruppi.

"I primi ad allenarsi nelle aule saranno per il canto Federica, Thomas e Lo Strego e per il ballo Vittoria, Lorenzo e Sebastian."

"Un grande in bocca al lupo, ragazzi." ripeterono all'unisono i professori prima di uscire.

Io e Shady augurammo buona fortuna ai nostri due compagni e ci risiedemmo nel divano a provare alcuni pezzi, quando alcuni schiamazzi richiamarono la nostra attenzione.

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