CAPITOLO NONO

1.6K 103 9
                                    

Io e le mie due compagne di stanza eravamo sedute allo stesso tavolo come ogni mattina, ma capirete bene come l'atmosfera non fosse di certo quella di sempre: non avevo chiuso occhio, tanto per cambiare, e il mio animo era veramente a pezzi.

Più volte le ragazze mi avevano chiesto se stessi bene, era evidente che il mio aspetto cadaverico non passasse inosservato, ma avevo scelto di non dire nulla di quanto fosse successo la sera precedente: questa volta me la sarei cavata da sola, senza interferenze di nessun tipo, e l'unico modo per farlo era tenere tutto per me.

Ad un certo punto, immersa nei miei pensieri, intravidi Mike entrare dalla porta principale della mensa.

Sentivo di non essere ancora pronta ad affrontarlo, anche perché il mio istinto mi avrebbe sicuramente spinto a picchiarlo, perciò, non appena capii che si stesse dirigendo verso di noi, presi le mie sigarette e mi avviai verso l'uscita.

"Dove vai?" chiese Federica, con la bocca piena.

"Esco un attimo." risposi, e immediatamente uscii.

Una volta fuori, notai subito la presenza di Andreas, al quale, a quanto pareva, era venuta la mia stessa idea: era seduto su una delle poltrone in vimini sotto il portico dell'hotel, aspirando la sua solita sigaretta, sulle note della bizzarra playlist del suo cellulare.

Feci finta di niente e tentai di allontanarmi di soppiatto, ma ahimè mi aveva già vista.

"Ehi Anna." urlò, agitando la mano.

"Andre." risposi, assieme ad un cenno.

Senza voglia lo raggiunsi e mi sedetti nella sedia lì accanto, poi, in rigoroso silenzio, accesi la sigaretta con il suo accendino: una cosa che sicuramente apprezzavo di lui era la capacità di farsi gli affari suoi senza mai impicciarsi.

"Tutto a posto?" chiesi poi, rompendo il ghiaccio.

Lui sbronzò la cenere, lentamente fece un altro tiro, e poi cominciò: "Non proprio.."

"Che è successo Andre?"

"Eh.." sospirò. "Affari di cuore."

"Siamo in due allora." sbottai.

A quel punto si voltò verso di me, buttò il mozzicone e, dopo averci pensato un po', lasciò un bacio sulla mia fronte.

Lo guardai decisamente sorpresa.

"Che c'è? Avresti preferito una seduta psicologica?" sbottò al vedere la mia espressione.

"Oh mio Dio, no." risi.

"Allora accontentati del bacio." fece una smorfia.

Mentre ascoltavo il mio interlocutore illuminarmi sull'importanza dell'uso di un bacio per zittire una donna, sentii delle persone avvicinarsi. Guardai meglio: si trattava di Riccardo, Alessio e, ahimè, Mike.

"Ehi ragazzi." salutarono.

Quest'ultimo si stava dirigendo verso di me a passo convinto, accompagnato dal suo solito sorriso da tonto stampato in faccia, e chiaramente ignaro di quanto schifo provassi per lui in quel momento.

"Ehi." sussurrò, con l'evidente volontà di abbracciarmi.

Gli lanciai uno sguardo intimidatorio, pronta per tempestarlo di insulti, ma fortunatamente Riccardo mi raggiunse prima che reagissi, salutandomi dolcemente.

Risposi con un sorriso quasi di sollievo, ignorando l'evidente espressione confusa di Mike.

Era una situazione piuttosto scomoda: Mike alternava sguardi fulminei verso di me e Riccardo, ma allo stesso tempo non capiva il motivo del mio comportamento.

BirdyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora