CAPITOLO SEDICESIMO

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Tutto sommato, i restanti tre giorni di vacanza erano trascorsi velocemente.

Dopo il piccolo inconveniente dell'auto di Mike, e le successive peripezie legate a quell'episodio che eviterò di ripetere, ero finalmente riuscita a tornare nella mia amata Treviso. Seppure la mia fosse stata quasi una 'toccata e fuga', rivedere famiglia e amici era stato di certo bellissimo, tuttavia per tre giorni di fila mi aveva tormentato il pensiero di dover dire quanto successo a Riccardo.

O meglio, di certo non gli avrei raccontato cosa fosse successo per filo e per segno (anche perché penso proprio mi avrebbe ammazzato!) quanto più gli avrei detto la verità su ciò che provavo, ossia che era Mike il ragazzo che volevo al mio fianco, e non lui.

Ero tremendamente preoccupata di come avrebbe reagito, soprattutto perchè ancora non gli avevo accennato nulla: mi sembrava poco carino farlo con una telefonata o un messaggio e volevo dirglielo di persona; il punto è che ero sicura avrebbe usato il mio temporeggiare come pretesto per farmi apparire come un mostro, una bambina che non si assume le sue responsabilità e tenta sempre di rimandare i problemi.

Sicuramente avevo cercato di essere più fredda con lui in quei tre giorni: non rispondevo quasi mai ai suoi messaggi e avevo sempre la scusa pronta quando chiedeva se poteva chiamarmi, ma purtroppo, conoscendo Riccardo, l'incarnazione per eccellenza dell'uomo medio che non si rende conto di cosa accade attorno a lui a meno che tu non glielo urli in faccia, ero certa non sospettasse nulla.

Comunque, bando alle ciance: ormai ero quasi arrivata all'hotel di via Tiburtina dove, ahimè, ci sarebbe stata la resa dei conti.

"Anna!" qualcuno mi richiamò.

Mi voltai di colpo: era Sebastian, anche lui con il trolley tra le mani.

"Ehi Seba." lo strinsi in un piccolo abbraccio.

Entrambi ci raccontammo a vicenda di come fosse andato il nostro weekend durante il breve tratto di strada che ci rimaneva da percorrere prima di raggiungere le nostre camere, ovviamente io non menzionai il viaggio con Mike: non volevo che le voci si diffondessero ancora prima di aver parlato con il diretto interessato.

Dopo aver salutato il mio compagno, entrai nella 403, ritrovandomi sommersa dai calorosi abbracci di Shady e Federica, già arrivate da qualche ora.

"Ragazze, ho fatto un casino." esordii, per poi raccontare quanto successo alle mie amiche.

Loro mi ascoltarono a bocca aperta, ma al tempo stesso cercarono di tranquillizzarmi, dandomi il loro appoggio e diversi consigli.

"Lo sai vero che non puoi dire proprio tutto a Riccardo? Ci resterebbe troppo male." mi disse Shady, mentre addentava i vermi gommosi.

"Ma non voglio passare per la doppiogiochista della situazione, capisci?"

"Chiudi con lui, ma non dirgli nulla di quello che è successo con Mike in quell'albergo.." aggiunse Federica.

"Se non ci fossi tu Sherlock! Mica va a dirgli che è andata a letto con un altro." intervenne Shady, seccata. 

"Quello che intendo dire è che per ora deve far credere a Riccardo di voler chiudere con lui per altri motivi e non perchè le piace Mike." concluse poi Federica.

Mentre le mie compagne discutevano in merito al conflitto tra #TeamRicki e #TeamMike, ricevetti un messaggio da quest'ultimo, che mi chiedeva di vederci nel cortile interno dell'albergo perché doveva assolutamente parlarmi.

"Ragazze, non litigate voi adesso." sorrisi. "In ogni caso Mike mi ha appena chiesto di scendere in cortile, ne approfitto per parlarne con lui ."

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