CAPITOLO QUATTORDICESIMO

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Si era ormai fatto tardi e stavamo rientrando in albergo.
Durante tutto il tragitto né io né Mike avevamo spiaccicato molte parole: sicuramente stava elaborando in silenzio quanto accaduto poco prima; o almeno, per me era così.

Le parole della signora mi avevano davvero spiazzato e non riuscivo a smettere di pensarci. Per non parlare poi dell'evidente imbarazzo che gli si era stampato in viso non appena ci aveva proposto di tenere lo scatto che più ci piaceva: insomma, tra i due ero sempre stata io quella che arrossiva, e non il contrario.

Mi veniva da pensare che forse, dietro al continuo stuzzicarmi e a tutte le sue maniere da cascamorto, forse c'era qualcosa di vero, di più profondo.

Ma volevo davvero al mio fianco una persona come lui? Un corteggiatore nato, presuntuoso, permaloso, orgoglioso, vanitoso e tanti altri -oso che non sto qui ad elencare?

Ci avevamo già provato io e lui, e purtroppo non era andata nel migliore dei modi.

In verità il punto è che forse avevo preferito nascondermi dietro alla storia di una stupida scommessa, pur di non ammettere la vera ragione per cui non volevo stare con lui, e questo l'avevo capito solo in quelle ultime ore trascorse assieme.

Mike era un grande amico e senza dubbio un bel ragazzo, perciò capirete bene come, di conseguenza, non fosse abituato a lottare per una ragazza, ad impegnarsi per conquistarla: aveva sempre avuto la fila di spasimanti pronte ad adularlo. Inoltre aveva un carattere molto, molto difficile da gestire, per certi versi simile al mio: due personalità che non si facevano di certo mettere i piedi in testa dall'altro, ma tutti sanno che non si va da nessuna parte senza mettere da parte l'orgoglio, e sapevo per certo che lui non sarebbe stato disposto a farlo.

E vi dirò di più, probabilmente Mike non aveva mai amato.

Avevo sempre pensato che lui fosse il tipo di persona che si accontenta della storiella per passare il tempo, della relazione breve per divertirsi, e che non ama farsi trascinare troppo dentro; ma in realtà conoscendolo avevo capito che lui proprio non sapesse cosa fosse l'amore, e purtroppo era la conseguenza di un'infanzia tanto triste.

Anzi, ero convinta che lui avesse paura di amare. Paura di scoprire e lasciarsi scoprire, di abbandonarsi interamente ad un'altra persona con la quale condividere tutto, tant'è che ero sicura che non mi avrebbe mai dato ciò che cercavo io.

Perchè amare rende deboli, e Mike non sopportava l'idea di essere vulnerabile.

D'altro canto però la signora aveva visto qualcosa in noi, una bella sintonia, un'intesa che forse non avremmo mai notato senza quelle fotografie. 

Immersa tra i miei pensieri, stavo ammirando il cielo di Pontelagoscuro dal piccolo terrazzo dell'albergo, che quella sera si presentava ricoperto da un grande velo di stelle luminose, mentre aspiravo la mia, ahimè solita, sigaretta.

"Ho finito con la doccia." mi avvertì Mike.

Sbronzai l'ultimo tiro nel posacenere e successivamente mi voltai per rientrare, quando intravidi Mike a petto nudo con addosso solo l'asciugamano, ben stretto in vita.

Sicuramente si era accorto di come mi fossi zittita al fissarlo, per questo motivo ero sicura ci stesse prendendo gusto, e per torturarmi decise di aspettare ad indossare la t-shirt, intrecciando le sue dita tra i capelli e sistemandoseli di tanto in tanto.

Dopo qualche istante feci per rientrare, impegnandomi a distogliere lo sguardo dai suoi pettorali, tuttavia lui mi precedette e si avvicinò, facendomi indietreggiare verso la porta-finestra.

Deglutii.

"Lo vedo che mi guardi." sussurrò, posizionandosi retto di fronte a me.

"Eh certo, sei un po' esibizionista."

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