Capitolo 1

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《Anche oggi? Basta! Tocca a me guardare la tv. Dammi il telecomando!》dissi io furiosa.
《No, Anna, lo sai: tu puoi vedere la tv tutta settimana, almeno la domenica lasciala vedere a me》rispose lui cercando di non alzare la voce.
《Ma papà, abbiamo già visto le moto settimana scorsa!》
《Questa è un'altra gara》
《Ma sono comunque moto》
《Senti, perché non vai a fare i compiti?》
《Li ho già finiti ieri》
《Allora chiedi alle tue amiche di uscire》
《Carola è in punizione, non può uscire》
《E Ivetta?》
《Da quando ha il ragazzo ci bidona di continuo》
《Allora trovati qualcosa da fare. Aiuta la mamma, leggi un libro, vedi tu》
《Che palle!》. Rimasi in silenzio. Non avevo voglia di combinare qualcosa quel pomeriggio, così rimasi seduta sul divano a ingozzarmi di patatine e a sorbirmi una dose piena di moto, moto e ancora moto, seguito da commenti, interviste e altre cose di questo tipo.
Trascorsi tutto il tempo incollata al divano a seguire una gara di cui mi importava poco o niente. Ogni tanto mio papà urlava cose come:"Chiudi!", "non farti passare!", "ah, sei andato troppo lungo" oppure incitava i suoi piloti preferiti (esclusivamente italiani).
In tutto questo tempo avevo capito che nel motomodiale esistevano tre categorie differenti: Moto3, Moto2 e MotoGP. Non ho mai capito con quale criterio si poneva un pilota in una categoria o in un'altra; ad ogni modo, la prima gara che andava in onda la domenica era quella di Moto3, i cui piloti partecipanti erano apparentemente i più giovani del motomondiale. E forse è questa l'unica cosa che avevo capito.

Il preferito di mio papà di questa categoria era Fabio Di Giannantonio. Seguiva la sua gara passo passo come se fosse suo figlio: il figlio che non ha mai avuto. Forse odiavo quello sport solo perché ero invidiosa di quei piloti; loro avevano il rispetto e il pieno appoggio di mio papà, mentre io, per quanto mi impegnassi, non ero mai abbastanza.
Ad ogni modo, mentre guardava la tv gli dava dei consigli su cosa fare. Perciò io dissi:《Sei consapevole, vero, che non può né vederti, né sentirti, né risponderti?》. Lui, senza distrarsi un attimo,  rispose:《Ssh, non mi deconcentrare》. Sbuffai infastidita. Odiavo quando mi zittivano: era una cosa che non sopportavo. Avevo sempre qualcosa da dire, ma mai nessuno che mi volesse ascoltare.
Alla fine, il "suo" pilota ottenne un buon risultato: si classificò secondo e mio padre era contento, quasi più di "Di Giannantonio". Continuava ad urlare:"Bravo Diggia! Grande!" e altre cose di questo tipo.
Dovetti ascoltare persino l'intervista post-gara e tutti i commenti dei commentatori. Prima di uscire dalla pista, i meccanici del team gli batterono il "cinque"; poi si fermò nella zona apposita dove riponevano le moto i piloti che erano arrivati sul podio. Si fermò e lasciò la sua moto in mano ad un membro del team che la sistemò sull'apposito cavalletto. Il tutto era seguito da una serie di foto, abbracci tra i tre piloti vincitori e tra la squadra che aveva seguito la gara da dietro le quinte. Dopo di che, si tolse il casco e lo poggiò sulla moto, che era stata posta alla sua sinistra. Un tipo dietro la telecamera lo chiamò per intervistarlo e lui disse:《Ancora non ci credo. Nel giro di rientro ho pianto come un bambino. E' stato bellissimo; questo podio nel Mondiale è sempre stato il mio sogno fin da bambino. Poi arrivare qui e farlo al Mugello è spettacolare. Sono molto contento del risultato. Ho dato il meglio di me fino alla fine della gara. Binder non era molto più veloce di me, perciò ho cercato in ogni modo di prenderlo. Putroppo non ce l'ho fatta, ma sono molto contento di come è andata. Non me l'aspettavo. Ringrazio il team che mi ha supportato durante le prove e durante la gara. Ciao ragazzi》. Dopo di che tornò a festeggiare col team. Quando "Di Giannantonio" parlava aveva un accento romano molto marcato.
Dopo la premiazione, ci fu la gara di Moto2, ma nemmeno a mio padre piaceva molto, per cui non la seguimmo quasi per niente; anzi, la seguimmo passivamente. Ritornò attento solo quando i piloti della MotoGP erano sulla griglia di partenza. Il preferito di mio papà era, ovviamente, Valentino Rossi. La gara della MotoGP è forse quella più combattuta, soprattutto tra Rossi, Marquez e Lorenzo. Il mio papà incitava Valentino esattamente come faceva con Fabio; forse anche di più.
Alla fine della gara si classificò secondo e mio padre, anziché essere felice per lui come aveva fatto prima, si arrabbiò perché non sopportava il fatto che fosse arrivato sul podio solo un italiano e per di più solamente secondo. Quando Valentino venne intervistato disse:《Sì, dai, sono abbastanza soddisfatto del risultato. Marquez è molto forte, ma sono sicuro che lavorando di più e prendendo più confidenza con la moto, con le gomme e con la pista potrei sicuramente fare meglio. In generale è stato un tira e molla con Marquez fino alla fine anche se verso gli ultimi giri Iannone e Lorenzo si sono fatti più agguerriti e puntavano al gradino più alto podio provando a sorpassarci. In sostanza direi che sì, è andata bene, ma si può sempre migliorare. Grazie. Ciao》.
Valentino sorrideva sempre, anche se non era completamente soddisfatto della gara e non ho mai capito il perché, anche se mi faceva piacere vederlo col sorriso.
In ogni caso, seguimmo anche le premiazioni dopo la gara e vedere i volti dei piloti felici era, forse, l'unica cosa bella della gara.
Alla fine, mio papà disse:《Puoi girare. È finito》. Riconquistai il telecomando e potei finalmente vedere una puntata di "The Big Bang Theory" la mia serie tv preferita in assoluto. Avevo già visto tutte le puntate, ma volevo comunque rivedermene un paio.
Nel frattempo, papà uscì in garage e iniziò a guardare la sua moto e la sua bicicletta come fossero oggetti sacri. Quando finii di vedere una puntata, andai a controllare cosa stesse combinando: stava frugando nei cassetti di un mobiletto (che tra l'altro aveva montato la mamma per fare ordine) in cerca di qualcosa.

Ami più lei che me||Fabio Di GiannantonioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora