Capitolo 9

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Quando smisi di ridere mi soffermai sull'aspetto del ristorante. Quel posto era molto più accogliente di quanto potessi immaginare: le luci erano soffuse e si aveva una luce un po' più forte solamente sopra ai tavoli e i muri erano di legno con delle decorazioni incise. Era bellissimo. Appena un cameriere si degnò di parlarci ci disse:《Ditemi, ragazze》. Ivetta gli rispose:《Salve. Ho prenotato a nome "il trio"》.
Lui annuii e trattenne una risata, mentre io e Carola iniziammo a sghignazzare per il nome ridicolo con cui aveva prenotato. Un minuto dopo quello stesso cameriere ci disse di seguirlo che ci avrebbe accompagnato al nostro tavolo. Noi stavamo al piano di sopra e lì era molto più carino che al piano inferiore. La prima cosa che notai era l'enorme lampadario di vetro al centro della stanza che si intonava perfettamente con il resto dell'ambiente. Quella stanza era molto più piccola di quella che c'era al piano di sotto, ma era molto più intima e dunque più tranquilla e con meno rumori, cosa che mi piaceva parecchio data la giornata precedente, passata sommersa da rumori infernali.
I tavoli là sopra erano pochi: c'era il nostro tavolo da tre, un tavolo da due e un altro da otto. Ci sedemmo e guardammo il menù. Io decisi di prendere un piatto di spaghetti allo scoglio, Ivetta prese il risotto con la salsiccia e Carola prese le penne all'arrabbiata. Prendemmo tutte insieme un piatto di fritto misto di pesce da dividerci, dato che uno a testa non riuscivamo mai a mangiarlo, e poi ordinammo anche il dolce: io lo Strudel, Ivetta la Crema Catalana e Carola il Salame di cioccolato. Da bere prendemmo, io una Coca-Cola, Ivetta la Fanta e Carola una Sprite.
Quando ci arrivò il primo piatto era già passata un'ora ed entrò un cameriere seguito da una coppietta che avrà avuto all'incirca trent'anni. E così si svelò il mistero del tavolo per due. Mancava solo da scoprire chi si sarebbe seduto nel tavolo da otto. Durante la cena, Ivetta ci disse che ultimamente stava riscontrando dei problemi con Lorenzo perché temeva che lui la stesse tradendo.
《Come fai ad esserne certa?》le chiese Carola.
《Non mi fa più vedere il suo telefono》rispose Ivetta.
《Prova a parlarne con lui》suggerii io.
《Se anche provassi a chiedergli qualcosa sembrerebbe che non mi fidi di lui》
《Hai altre cose che ti hanno fatto sospettare di un'eventuale tradimento?》continuò Carola.
《Non mi chiede più di uscire ed ogni volta che gli chiedo io di andare da qualche parte e fare qualcosa insieme lui trova sempre una scusa insensata per non andarci. Mi dice che non ha voglia o se riusciamo a uscire ha sempre la faccia incazzata come uscire con me fosse un trauma, una cosa che sei obbligato a fare》rispose.
《Capisco come ti senti. Mi dispiace tanto》dissi strofinandole una mano dietro la schiena per farla calmare. Lei prese un respiro profondo e disse:《per un po' non ne voglio più parlare. Preferisco non pensarci. E voi che mi raccontate?》. E fu così che iniziammo a chiacchierare di cose completamente a caso.

Appena ci arrivò il piatto di fritto misto, e tre piatti per potercelo dividere, sentimmo parecchie voci avvicinarsi sempre più. Intuimmo che il tavolo da otto era arrivato. Ivetta e Carola erano di spalle alle scale, mentre io le avevo proprio davanti e potevo vedere chi saliva per entrare nella stanza. Erano tutte voci di ragazzi e Carola mi chiese di guardare se ci fosse qualche ragazzo carino. Allora prestai la massima attenzione senza farmi notare troppo. Il cuore mi balzò in gola quando vidi che quei ragazzi io sapevo perfettamente chi fossero. Erano: Andrea Locatelli, Fabio Di Giannantonio, Niccolò Antonelli, Enea Bastianini, Fabio Quartararo, Nicolò Bulega, Joan mir e Andrea Migno.
Rimasi quasi paralizzata, come mio padre il giorno prima. Le mie compagne mi chiesero se stessi bene e a stento riuscii ad annuire. Continuavo a pensare cose come:"non ci posso credere", "sono loro", "sono veramente qui". Ivetta e Carola si voltarono per vedere chi fossero e poi mi guardarono.
《Li conosci?》mi chiese Carola.
《Diciamo che io so chi sono loro, ma nessuno di loro sa chi sono io》
《Come li conosci? 》chiese Ivetta.
《Sono piloti. Oddio non posso credere che sono veramente loro. Qui. Adesso!》
《Vai a chiedergli un autografo》propose Carola.
《E una foto già che ci sei》aggiunse Ivetta.
《No, non posso》risposi io presa da un attacco di panico.
《Si che puoi》disse Ivetta.
《Stanno per iniziare a mangiare e poi anche noi dobbiamo finire di mangiare. Tra l'altro non ho nemmeno un foglio e una penna e non posso farmi fare degli autografi sui tovaglioli》
《Ce l'ho io. Ora non hai scuse》disse Carola passandomi il suo quadernetto. Lei aveva sempre tutto a portata di mano.
《E va bene. Appena ci arriva il dolce e finiamo di mangiarlo ci vado》dissi. Loro annuirono e tornammo a parlare come avevamo fatto fino a quel momento, anche se la mia attenzione sulla conversazione era diminuita e non riuscivo a staccare gli occhi di dosso da Fabio Di Giannantonio. L'avevo visto già il giorno prima, ma averlo lì assieme a tutti quei piloti mi faceva uno strano effetto. Andrea Locatelli, che era seduto accanto a Fabio, si accorse che stavo fissando insistentemente il suo compagno e gli diede una gomitata per richiamarlo all'attenzione.  Andrea si avvicinò a Fabio e gli disse qualcosa a bassa voce e un secondo dopo quest'ultimo iniziò a guardare nella mia direzione. Evidentemente stavano parlando di noi. Spostai lo sguardo velocemente facendo finta di niente, ma si accorse palesemente che lo stavo guardando e iniziai a diventare rossa come un peperone.

Quando ci arrivò il dolce, era talmente buono che lo mangiammo in cinque minuti. Nonostante all'inizio dubitassi di quel posto, mangiai molto bene quella sera e non ci fecero aspettare nemmeno tanto tempo tra una portata e l'altra. Inoltre, penso di dover ringraziare Lorenzo per averci consigliato questo posto: senza di lui non avrei mai incontrato tutti quei piloti in una volta sola; ma mi stava sul cazzo, quindi optai per non dire niente ad alta voce, altrimenti Ivetta sarebbe andata a dirlo al suo ragazzo e non volevo che pensasse che io provavo simpatia per lui, perché non era così.

Ami più lei che me||Fabio Di GiannantonioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora