Capitolo 16

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Rimasi lì per un tempo indefinito. Carola stese la base mentre Ivetta iniziò ad utilizzare il fono per asciugarmi i capelli, cercando di non farmeli sparare troppo. Nel frattempo che la base si asciugava, Carola tirò fuori i trucchi di Ivetta.
《Che ne dici dell'eyeliner?》chiese Carola mostrandomi la boccetta nera.
《Ma sì, dai》risposi io. Mi arresi completamente alle loro idee per una volta. Ci doveva essere un motivo per cui Ivetta e Carola erano sempre bellissime, per cui mi lasciai completamente andare nelle loro abili mani.
《E che ne dici di questo?》disse mostrandomi un rossetto rosso. Non ero contentissima del rossetto rosso a dir la verità e Carola lo capì, per cui disse:《Giuro che te ne metto pochissimo. Si vedrà appena》.
《E va bene. Mi fido》risposi.
《Perfetto》disse lei posando l'eyeliner e il rossetto sulla scrivania e venendo verso di me a guardarmi le mani. Controllò che la base fosse asciutta e poi iniziò a stendere lo smalto blu. Una volta asciugatosi passò una seconda mano e infine il top coat. Ivetta nel frattempo aveva finito di usare il fono e iniziò a utilizzare la piastra.
《Ma non mi verranno i capelli davanti alla faccia se li lascio sciolti?》chiesi un po' preoccupata.
《Non ti preoccupare. Sei che la tua amica Ivetta pensa sempre a tutto.  Ho questo》rispose lei mostrandomi un mini-mollettone blu. Si erano proprio superate quel giorno. Avevano pensato proprio a tutto. Mentre Ivetta era alle prese con la piastra, Carola iniziò a truccarmi. Mi stese una base di fondotinta, poi mi fece un leggero contouring, mi mise l'eyeliner, il rossetto, il mascara e un po' di blush. Se fosse stato per me avrei messo solamente il mascara, ma loro mi avevano promesso di esagerare, quindi tanto valeva lasciarsi andare per una volta. "Mai più" pensai. Ci si impiegava troppo tempo per prepararsi così e non mi andava proprio di doverlo fare ogni volta che uscivo. Ivetta mise il mini-mollettone come tocco finale e Carola mi portò un paio di scarpe blu con il tacco.
《No, questo no》dissi io guardandole. 《Forse è un po' troppo》aggiunsi.
《Perché?》chiese Ivetta.
《Non so camminare con sti cosi ai piedi e sembrerei uno struzzo imbranato》risposi io facendole ridere.
《Se è solo questo il problema, ti insegniamo noi, ma forse è meglio prevenire mettendoti un paio di cerotti per le vesciche》disse Carola.
《Cominciamo bene》dissi mettendomi due cerotti dietro ai talloni. Mi infilai le scarpe e mi alzai in piedi. Guardai Carola e Ivetta e mi spiegarono come fare per sembrare meno ridicola su quegli stupidi trampoli, che possono essere anche definiti come arma per l'autolesionismo, o comunemente chiamate scarpe con il tacco. Ero veramente ridicola. Camminai per chilometri in giro per la stanza per essere guardabile. Dopo di che mi diedero una borsa, anch'essa blu, talmente piccola che dentro ci stava solo un portafoglio e il cellulare. Ma per loro era elegante, quindi dovetti sottostare alle loro scelte.
《Penso proprio che tu sia pronta》disse Ivetta.
《Sei pronta a guardarti?》chiese Carola.
《Pronta》confermai. Andai a guardarmi allo specchio. Quella ragazza non ero io. Non era Anna Fabbri. Ero tutta un'altra persona. Per una volta mi vedevo bella, anche se sapevo che era tutto merito di Carola e Ivetta e la mattina dopo sarei tornata la solita e vecchia Anna. Decisi di godermi il mio momento di "gloria" per una volta. Non riuscii a smettere di guardarmi allo specchio. Mi sentivo bene e non potevo credere di potermi vedere bella. Ringraziai le mie amiche con un abbraccio e mi vennero gli occhi lucidi.
  《Prima regola: mai piangere. Ti si rovina il trucco》  disse Ivetta. Ridemmo tutte insieme e ricacciai indietro le lacrime.
  《Regola numero due: mai baciare un ragazzo quando hai il rossetto di un colore scuro, altrimenti rischi che lui abbia rossetto ovunque sulla faccia e tu una sbavatura immane sulle labbra》disse Carola facendomi la linguaccia.
《Ma ehi》dissi io ridendo.
《Non ti preoccupare che tanto questo è mat. Non sbava》disse lei sorridendo. Io la guardai sorridendo facendo un segno di negazione con la testa.
《Apprezzo il fatto che tu possa pensare che un ragazzo voglia baciarmi, ma non credo che stasera il rossetto che sbavi o meno faccia differenza. Insomma, non succederà niente. Siamo amici, se così possiamo essere definiti visto che lui è uno dei miei piloti preferiti. Cioè, io sarò sempre la fan che ha avuto fortuna》dissi io.
《Non facciamoci paranoie su quello che accadrà stasera. Pensa solo a divertirti, ok?》disse Ivetta.
《Secondo me si baceranno》disse Carola.
《Basta!》dissi io ridendo tirandole scherzosamente una gomitata.
《Fatti vedere da tua madre. Penso sarà entusiasta》disse Carola.
Mi diressi in sala e la mamma, appena sentì aprire la porta si girò nella mia direzione. La sua faccia fu epica. Scrutò ogni singolo dettaglio con un sorriso ebete sulla faccia.
《La mia bambina》disse lei toccandomi i capelli. Poi aggiunse:《Come sei bella!》.
《Grazie mamma. È tutto merito loro》dissi io indicando le mie amiche.
《Non dire sciocchezze. Ti abbiamo solo fatto vedere che sei bellissima》 disse Carola. E gli occhi lucidi tornarono, ma mi ricordai della regola numero uno e mi ricomposi, come se non fosse successo niente.
Guardai l'ora. Erano le 18:30. Ci avevano messo davvero tantissimo per aiutarmi a prepararmi e tra poco sarei dovuta uscire. 
  《Prima di andare vi faccio una foto》disse la mamma andando a prendere il telefono. Io tirai a me le mie amiche e facemmo una foto tutte e tre insieme. Quella foto sarebbe finita dritta su Instagram.
《Fanne una solo tu》disse Ivetta.
《Ma è imbarazzante》risposi io. Carola allora si avvicinò a me e iniziò a farmi il solletico e poi si allontanò di corsa lasciandomi lì da sola in preda ad una crisi di risata. In quel momento mia mamma scattò la foto.
《Le foto naturali, dove non guardi in camera, sono le più belle》mi spiegò Carola. Ringraziai ancora le mie amiche per avermi aiutata a prepararmi e poi presi la borsa e mi diressi verso l'uscita. Era ora di andare o avrei fatto tardi. Chiesi a Ivetta e Carola se volevano che le accompagnassi a casa, ma mi dissero che avrebbero sistemato il casino combinato in camera mia, nonostante dissi loro che ci avrei pensato io la sera stessa. Nel momento stesso in cui uscii dalla porta, la mamma mi fece un'altra foto.

Ami più lei che me||Fabio Di GiannantonioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora