Mio papà mi chiamava "koala" perché quando ero più piccola gli stavo appiccicata tutto il tempo come fanno i koala con l'albero. Mi chiamava così, anche se raramente, da quando avevo cinque anni. Mi chiamava pochissimo con quel nomignolo: solo quando era contento ed io lo abbracciavo senza motivo, ma a me piaceva.
《Allora? Che mi racconta la mia bambina?》chiese papà rivolto a me mangiando una forchettata di zucchine.
《Allora, ho fatto la verifica di italiano stamani e penso che sia andata bene, ma lo sapremo settimana prossima. Fabio è stato operato e sta bene; infatti ci vediamo domani sera. Mentre oggi ho sentito Carola e Ivetta e abbiamo deciso di trovarci domenica sera per andare a cazzeggiare》risposi io riassumendo brevemente la mia giornata, non che avessi molto da dire, ma rimasi comunque sintetica.
《E dove andate?》chiese papà interessandosi al discorso.
《Al Royal. Sia con Fabio sia con le altre》risposi finendo di mangiare la carne e fiondandomi sulla verdura.
《Bene. E tu? Hai novità?》disse riferendosi alla mamma.
《Solo che tua figlia pensa che io sia un tassista》rispose facendoci ridere. Poi aggiunse:《quando hai detto che fai la patente?》.
《Fammi prima compiere diciotto anni》 risposi io.
《Ti mancano solo quattro mesi. Te lo ricordo》disse la mamma.
《Non credo proprio di fare la patente quest'anno. A settembre sarò in quinta e sarò troppo occupata per l'esame per pensare a dover studiare per la patente》risposi.
《Quindi deduco che dovrò fare il tassista ancora per un bel po'》disse facendoci ridere.
《Puoi contarci》risposi.Quando finimmo di mangiare, andai in cameretta e cazzeggiai brutalmente girovagando a caso sui social.
La mattina dopo mi svegliai ringraziando me stessa per essermi ricordata di preparare la cartella il pomeriggio precedente. Così, avevo più tempo e potevo prendermela comoda senza avere l'ansia di dover fare tutto in fretta.Quando tornai a casa dopo le lezioni ero contenta, innanzitutto perché la maggior parte dei professori ci aveva detto di non portare più i libri perché non li avremmo usati fino a settembre, per cui potevo dire addio al peso sulle spalle per un bel po'. Inoltre, quella sera sarei uscita con Fabio ed era una settimana che non ci uscivo per cui soffocai un gridolino d'eccitazione sul cuscino. Una volta essermi ripresa dal mio momento sclero, iniziai a sentire un certo languorino e mi diressi in cucina, dove mia mamma era ai fornelli intenta a farmi la pasta al tonno con i pomodorini. Solo a sentire il profumo, il mio stomaco iniziò a contorcersi per la fame.
《La vedi la bavetta?》dissi a mia mamma appoggiando l'indice l'angolo della bocca mimando il percorso di un'ipotetica bava. Lei rise ed io con lei.
《Ho fame. Tra quanto è pronto?》le chiesi.
《Tu hai sempre fame. Dieci minuti ed è pronto. Inizia a preparare la tavola》rispose lei.
《Agli ordini, capo》le dissi facendola sorridere. Tirai fuori la tovaglia da un cassetto e la distesi sulla tavola. Dopo di che, posizionai le posate, i tovaglioli, i bicchieri e l'acqua, e mi sedetti.
《Adesso è pronto?》chiesi nuovamente ridendo.
《Sì, rompipalle! Ora è pronto》disse lei scolando la pasta.
Mangiai tutto il dieci minuti e, anche se avevo ancora lo sfizio di mangiare, ma riuscii a tenerlo a bada. Lo sfizio non era fame, ed io non avevo intenzione di cedere alla tentazione di mangiare solo per il gusto di farlo e non per necessità: semplice forza di volontà. Non potevo mollare. Ero solo all'inizio e avrei fatto progressi immediati se mi fossi impegnata. Decisi anche di andare a camminare più spesso, che fu quello che feci già quel pomeriggio stesso, subito dopo mangiato. Andai a fare un giro per le vie sperdute della mia città, completamente sola e notando come fosse affollata nel centro, ma come fosse deserta nelle vie poco più distanti dal centro, dove l'unico rumore che si sentiva era il suono delle auto in lontananza. A me piaceva stare perlopiù da sola ed era per quello che evitavo accuratamente di avvicinarmi al centro. Preferivo restare da sola e farmi assalire da mille pensieri.
Tornai a casa un'ora e mezza dopo, soddisfatta di aver camminato così tanto e andai a farmi una doccia per levarmi di dosso il sudore provocato sia dallo sforzo sia dal caldo che iniziava a farsi sempre più afoso in quel periodo.
Tornai in camera in accappatoio e con i capelli bagnati legati in un'asciugamano e mi diressi verso l'armadio. Scelsi di indossare dei leggins grigi e una maglietta a mezza manica rosa pallido e mi cambiai in un attimo. Mi asciugai i capelli cercando di farli lisci, anche se il risultato alla fine era alquanto orribile: i capelli da pecorella mi perseguitavano e non c'era modo di domare la mia folta chioma quella sera, così decisi di ricorrere ad un mollettone, anch'esso rosa, per cercare di far finta di avere i capelli in ordine. Il risultato mi piacque molto. Mi misi le scarpe e preparai le ultime cose prima di uscire, compresa la cartella per il giorno dopo, anche se consisteva solo in un paio di quaderni, l'astuccio e il diario.
Quando fui pronta, andai da mia mamma in sala, la quale era già pronta per uscire e se ne stava seduta sul divano accanto a papà.
《Possiamo andare》le dissi io. Lei si alzò e prese la borsa.
《Non fare troppo tardi che domani devi andare a scuola》si raccomandò mio padre.
《Sarò qui per le dieci e mezza al massimo》risposi io rassicurandolo.
《Va bene》rispose lui lasciandoci uscire tranquillamente. Salimmo in macchina e, quando arrivammo al San Marco, Fabio era seduto su una panchina davanti all'ingresso dell'hotel. Accostammo lì davanti e, appena mi vide scendere dalla macchina si alzò in piedi e si diresse verso di me. Ci salutammo velocemente, dato che c'era mia madre a fissarci e lo feci salire sul sedile posteriore dell'auto, mentre io rimasi davanti, accanto a mia mamma. Fabio aveva indossato una camicia bianca e gli stava dannatamente bene. Il tragitto dall'hotel al ristorante è molto veloce se lo si fa in macchina; infatti ci arrivammo in cinque minuti al massimo.
《Per che ora devo venirvi a prendere, ragazzi?》chiese la mamma una volta aver parcheggiato la macchina.
《Non lo so, per le dieci, fai》risposi io sapendo perfettamente di non poter tornare a casa troppo tardi per via della scuola.
《Va bene. Divertitevi》rispose. Io e Fabio scendemmo dalla macchina.
《Ciao》dissi semplicemente io.
《Grazie, ciao》disse invece Fabio.
《Di niente. A dopo》rispose mia mamma un attimo prima che chiudessimo le portiere.
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Ami più lei che me||Fabio Di Giannantonio
FanfictionAnna è una ragazza semplice, timida e riservata e il suo aspetto fisico di certo non aiuta a farsi degli amici. Lei e suo padre sono uno l'opposto dell'altro, ma, grazie alla passione per i veicoli a due ruote di suo papà, Anna conoscerà una persona...