Capitolo 22

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Entrai in casa sorridendo come un'idiota e mi ritrovai la mamma seduta sul divano che mi stava aspettando. Mi si spense il sorriso e iniziai a preoccuparmi. Poi la vidi sorridere e le preoccupazioni svanirono.
《Da dove esce quello?》mi chiese alludendo al casco.
《Me l'ha dato Fabio》risposi.
《Ti ha portata a casa in moto?》
《Sì》
《E com'è stato?》
《Una figata anomala》
《Spero che abbia guidato a norma》
《Si mamma, non ti preoccupare. Ha guidato piano》
《Bene, bene. E come mai hai tu il suo casco?》
《Me l'ha lasciato lui. Ha detto che passa a prendermi domani sera. È venerdì, quindi penso che faremo più tardi》
《Va bene. Domani mi racconterai meglio》
《Potrei scommettere che sai già tutto》
《E come fai a dirlo?》
《Ti ho trovata qui sul divano con la tv spenta e già questo è strano. Quindi immagino che appena tu abbia sentito il suono del motore di una moto ti sia avvicinata alla finestra per vedere chi fosse e infatti la tenda è aperta e non chiusa come la teniamo di solito. Deduco inoltre che tu sia rimasta lì a guardare se la tua "bambina" facesse qualche cavolata》dissi mimando con le dita il simbolo delle virgolette mentre dissi la parola "bambina".
《Detto questo, posso anche andare a dormire. A domani》aggiunsi mentre andai in camera mia. Appoggiai il casco sulla mia cassettiera, poi preparai la cartella, mi feci una doccia veloce, mi lavai i denti e mi misi il pigiama. Mi addormentai nel giro di dieci minuti.       

La mattina successiva mi svegliai contenta che fosse l'ultimo giorno di scuola di quella settimana decisamente molto alternativa. Durante la colazione la mamma, stranamente, non disse nulla. La sera prima avevo già capito che lei mi stava guardando dalla finestra. L'avevo capito subito, appena entrata in casa e quella mattina credetti che la mamma un po' se ne vergognava, di avermi spiata dalla finestra. Avrei voluto dirle qualcosa, ma pensai che averla beccata le sarebbe servito da lezione. 
《Come mai tutto questo silenzio oggi? Che c'è? Non avete nulla da raccontarvi?》chiese papà, ma l'unica risposta che ricevette fu il silenzio.
《Non sei uscita con il tuo amico ieri sera?》mi chiese per aprire il discorso.
《Sì》risposi io.
《Dove siete andati di bello?》
《Abbiamo fatto un giro in città》
《Va bene. Dovete uscire anche stasera?》
《Sì》
《Ti devo portare io?》
《No, ha detto che passa a prendermi lui》
《In moto?》
《Sì》
《Sei sicura di volerci salire?》
《Ci sono già andata ieri sera》
《Cavolo, me lo sono perso. Ce l'avevi il casco?》
《Sì, me l'ha dato lui》
《Va bene. State attenti in moto, eh》
《Papà, ti ricordi chi è che guida, vero?》
《Lo so chi è che guida. Per quello che vi dico di stare attenti》
《Tranquillo. In strada non giuda come sul circuito e soprattutto non guida con la stessa moto》
《Ok》disse chiudendo la conversazione.

Andai  scuola e seguii tranquillamente la lezioni, nonostante spesso mi passavano per la mente le immagini della sera prima. Decisi che quel pomeriggio avrei dovuto parlarne assolutamente con le mie amiche.
Dopo le lezioni, appena fuori da scuola, incrociai Ivetta.
《Vi va di trovarci questo pomeriggio?》chiesi io.
《Guarda, questo pomeriggio non posso proprio, devo uscire con Lorenzo. Posso solo domattina perché al pomeriggio non ci sono》rispose lei.
《Va bene. Allora sento anche Carola per vedere se può anche lei》
《Fammi sapere》disse. Poi ci salutammo e, una volta a casa, chiamai Carola.
《Ciao Caro. Sto pomeriggio sei libera?》dissi io.
《Non proprio. Devo andare con la mamma  a fare un paio di commissioni. Stasera?》rispose.
《Stasera non ci sono io. Ivetta ha chiesto se va bene trovarci domattina》
《Sì dai. Venite a casa mia, almeno vi faccio assaggiare dei muffin che prepareremo stasera io e la mamma》
《Va bene. Senti tu Ivetta》
《Ok. Se non ti faccio sapere più nulla, vieni a casa mia per le 10》
《Perfetto. Ci vediamo domani》
《A domani》disse riagganciando il telefono. 
Durante il pranzo la mamma non disse niente, così mi sentii in dovere di dirle:《Ti senti bene?》
《Sì, ho solo un po' di mal di testa》rispose. Io annuii e tornò il silenzio finché lei, un po' titubante, mi chiese:《Dove andate stasera?》
《Non lo so. Ha detto solo che passa a prendermi alle 20. Non so altro》
《Ora che c'è lui, penso che tu non abbia bisogno di un passaggio》
《No, non credo. Grazie lo stesso》
《Non fate troppo tardi però》
《Per che ora devo tornare?》
《Magari prima delle 2 di notte》
《Affare fatto. Pensavo mi dicessi di tornare per mezzanotte》
《Anche io avevo un ragazzo quando ero giovane e odiavo dover sempre tornare a mezzanotte. Era troppo presto per me, quindi deduco che sia troppo presto anche per te》
《Grazie mamma》
《Niente. Vai pure a riposarti. Ci vediamo domani》. Io mi alzai e andai in camera. Feci la maggior parte dei compiti che mi assegnarono per il lunedì, così avevo il weekend libero di andare in giro a cazzeggiare beatamente. Mi mancava solo da studiare tedesco, ma quello avrei potuto farlo anche in un altro momento. Mi sdraiai sul letto e iniziai a girovagare a caso su Instagram e mi imbattei in una foto che aveva pubblicato Antonelli. Era una foto di lui e Fabio nella loro camera d'hotel e come descrizione scrisse:"room mate" (compagni di stanza). Riconobbi subito la camere in cui entrai appena la sera prima e si svelò il mistero di chi fosse il suo compagno di stanza. Ero contenta che fosse Niccolò perché era proprio una brava persona, tra l'altro anche molto spiritosa e mi piaceva il fatto che Fabio si circondasse di brave persone.
Dopo essermi aggiornata abbastanza, andai a farmi una doccia e mi lavai anche i capelli. Mi sistemai decentemente per uscire e mi misi i leggins. Per colpa delle mie amiche, ci stavo prendendo gusto nel mettere i leggins. Presi quelli neri e li abbinai con una maglietta a maniche lunghe, quella con la scritta "believe in yourself". 
Una volta essermi cambiata e dopo aver asciugato i capelli, decisi di raccoglierli in una coda alta, perché quella sera i capelli erano piuttosto ribelli e non c'era modo di farli stare a posto.

Ami più lei che me||Fabio Di GiannantonioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora