Capitolo 6

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Appena entrammo nel paddock tenni il telefono e il block notes in mano nel caso mi sarebbero serviti. Lì c'era una fila infinita di camion e un via vai continuo di meccanici che passavano dai box ai rispettivi camion. Di moto ce n'erano solo due e vidi la delusione negli occhi di mio padre.

Dopo mezz'ora passata a camminare da un camion all'altro scoprii che il Vip Pass che avevo comprato non era per il paddock che si rivelò essere di entrata pubblica, ma bensì per la "Pit Lane". Quindi mi resi conto di non aver capito un cazzo di quello che avevo comprato. Ero sicura di aver capito tutto, ma a quanto pare comprare i biglietti con impostata la lingua inglese non era stata una buona idea. Ma in fondo c'era andata meglio del previsto. Pensavo di dover solo guardare degli stupidi camion e invece potevamo accedere alla zona dove stavano tutte le moto.
Quindi, dopo quella mezz'ora libera nel paddock, ci avviammo nella zona di fronte ai box dove avremmo visto tutte le moto dei nostri piloti preferiti, tranne quelle dei primi tre classificati. Mi aveva spiegato papà che le moto dei piloti che salivano sul podio venivano controllate per vedere se fossero regolari e nessuno l'aveva truccata per avvantaggiarsi.
All'ingresso c'era un uomo dello staff che ci controllò il pass. Teneva in mano un lettore che leggeva il codice presente sul biglietto che avevamo tenuto al collo per tutta la mattina. Dopo che ci diede l'ok, era fatta: potevamo entrare.

Nella "Pit Lane" mio papà era evidentemente molto più emozionato e non c'era modo di farlo calmare. Si aggirava come se conoscesse quel posto come il palmo della sua mano, come se sapesse dove si trovassero le moto che lui bramava da tutta una vita e la cosa era inquietante. Continuava a camminare da una parte all'altra soffermandosi sulle moto. Le guardava come se fossero un'oggetto prezioso che si ha quasi paura a guardare perché si ha il timore di rovinarlo. Le moto erano bellissime da vicino. Erano tirate a lucido, brillanti e ci si poteva quasi specchiare talmente che erano puliti. E poi erano più grandi di quello che sembrano in televisione. Insomma, quelle moto erano delle vere e proprie bestie da domare.

Comunque, io seguii mio padre nel suo percorso fino a che non inchiodò di colpo facendomi sobbalzare, in corrispondenza del box della Yamaha.
《Che succede? Perché ti sei fermato?》dissi io.
《Guarda lì, ora!》disse lentamente mentre continuava a tenere lo sguardo fisso davanti a sé come se fosse stato pietrificato. Guardai nella stessa direzione in cui stava guardando lui incessantemente e vidi  lì, davanti a me, il dio delle moto che stava firmando autografi ai fan, parlava con loro e faceva le foto: era Valentino Rossi. Una scarica di eccitazione mi invase appena mi resi conto di averlo a pochi metri da me.
《Non startene lì impalato. Andiamo da lui anche noi!》dissi prendendo mio papà per il braccio trascinandolo nella mischia proprio davanti a Valentino. Le mani mi tremavano quando gli passai il block notes.
《Potresti farmi due autografi? Uno è per mio papà》dissi io con un nodo alla gola.
《Si》disse sorridendo autografando due fogli diversi.
Quando mi restituì il quaderno, mio papà gli strinse la mano e si congratulò con lui per la gara brillante che aveva svolto. Dopo di che scattai una foto a Valentino e a mio papà. Mi feci fare anche io una foto con lui.
《Grazie e complimenti per la gara. Sei stato grandissimo》dissi prima di andarmene. Dovevo dirglielo per forza, anche se parlare risultava piuttosto difficile, altrimenti mi sarei pentita a vita.
《Grazie a voi》disse facendoci "ciao" con la mano prima di continuare a firmare autografi.
Ci spostammo dal gruppo gigantesco di persone che si era accerchiato attorno a Valentino e solo allora mi resi conto che stavo ancora tremando, mentre mio papà era ancora in stato di shock.
Risi perché ero troppo contenta di averlo incontrato e mio papà finalmente si sciolse e rise con me. Per lui incontrare Valentino aveva molto più valore che per me perché è sempre stato un suo fan e l'ha sempre sostenuto anche prima che iniziasse a vincere. A me piaceva molto Valentino perché era un uomo semplice e che, nonostante avesse vinto tanto, aveva i piedi per terra. Era diverso da molti alti piloti che se la tiravano anche solo per un terzo posto.

Appena riuscii a riprendere il controllo del mio corpo, vidi Fabio Di Giannantonio e Jorge Martin che ci passarono davanti, anche nessuno si accorse di loro perché erano tutti intrattenuti da Vale. Rielaborai le informazioni in un nano secondo rendendomi conto di chi mi fosse appena passato davanti e gli corsi dietro.
《Fabio》dissi chiamandolo, quasi urlando. Lui e Jorge si fermarono e si girarono verso di me. Iniziai a tremare un'altra volta, ma cercai di respirare lentamente per godermi ogni momento della giornata.
《Potresti farmi un autografo?》chiesi passandogli il block notes mentre mio papà ci raggiunse.
《Certo. Come ti chiami?》disse lui sorridendo.
《Marco》disse papà rispondendo al posto mio facendoci ridere.
《Anna》aggiunsi io.
Ci fece due autografi e lo stesso fece Jorge. Dopo di che scattai una foto di mio papà con Fabio e poi una con Jorge. Lo stesso fece lui per me.
《Grazie mille》dissi io sorridendo.
《Di niente. Ciao》disse lui prima di andarsene.
《Ciao》risposi.

Loro tre furono gli unici piloti che riuscimmo ad incontrare quel giorno, ma per me era più che sufficiente. Speravo di poterne incontrare altri, ma ero contenta comunque di averli incontrati. Tenni un sorriso da ebete per tutto il resto della giornata.
Continuammo il nostro giro nella "Pit Lane". Io e papà guardavamo le moto nei minimi dettagli. O almeno, lui le guardava e faceva i commenti sul motore, mentre io, che di motori non capivo niente, mi limitavo a guardare l'estetica e gli adesivi.
Arrivarono le 16 ed era giunta l'ora di tornare a casa. Lo staff ci aveva praticamente buttati fuori e noi eravamo piuttosto stanchi.

Ami più lei che me||Fabio Di GiannantonioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora