Capitolo 4

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La mattina della partenza mi svegliai alle 6, come aveva detto papà. Quando mi alzai per prepararmi, lui era già in piedi, già vestito a puntino per uscire, che mi aveva preparato la colazione e che stava già preparando cinque panini per la giornata. Io mi sedetti sulla sedia attorno al tavolo e notai che mi aveva preparato il latte con dei biscotti e un paio di fette biscottate: una con la marmellata e una con la nutella. Non c'erano dubbi: mio papà mi stava viziando con il cibo. Divorai tutto nel giro di dieci minuti e questo spiegava il perché io fossi alta un metro e sessanta e pesassi la bellezza di settantacinque chili.
Dopo essermi abbuffata, andai in camera e presi dei vestiti comodi: un paio di jeans, una maglietta e una felpa nera. Quando mi cambiai, mio papà bussò alla porta.
《Avanti》dissi io.
《Sei pronta?》mi chiese.
《Sì. Ho appena finito di prepararmi》
《Perfetto. Tra dieci minuti usciamo》
《Va bene》
《Ho una cosa per te》disse dandomi un sacchetto di plastica.
《Che cos'è?》
《Aprilo e vedrai. Se poi non lo vuoi dimmelo》
Lui uscì dalla stanza ed io aprii il sacchetto misterioso. Dentro c'era una felpa rossa e gialla con davanti il disegno di una moto e dietro la scritta
"HONDA". Io mi tolsi la vecchia felpa nera e misi quella nuova che mi dava un tocco di colore e allegria. Ammetto che mi piaceva e la indossai volentieri. Presi anche un block notes con parecchie pagine e un paio di penne: mi sarei fatta fare gli autografi dai piloti che mi piacevano di più. O meglio, mi sarei fatta fare gli autografi per mio papà dai piloti che gli piacevano di più.

Mio papà mi stava contagiando nella sua passione, ma non lo avrei mai ammesso anche se mi ritrovai con tantissima memoria libera nel telefono per poter fare le foto, un block notes per gli autografi e una felpa della Honda. Mi ero lasciata trasportare nella sua follia.

Ero pronta: mi misi la giacca, presi il mio zaino con il pranzo e tutto e andai in garage dove mio papà mi stava aspettando in macchina. Posai lo zaino nel baule di fianco a quello di mio papà e, una volta salita sul sedile del passeggero, mi slacciai la giacca e gli feci vedere che mi ero messa la felpa che mi aveva regalato. Lui sorrise, mi mise una mano sulla testa e disse:《brava la mia bambina》
《Papà, ho la bellezza di diciassette anni. Non sono più una bambina》risposi io riallacciandomi la giacca.
《Potrai anche avere trent'anni, ma sarai sempre la mia bambina》. Io sorrisi.
Detto ciò, accese la macchina e iniziammo il nostro viaggio in macchina. Direzione: Misano World Circuit Marco Simoncelli di Misano Adriatico.
Mio papà accese la radio e ascoltammo un po' di musica giusto per ammazzare il tempo. Dopo essermi subita due canzoni anni '80, mi sono rifiutata di andare avanti ad ascolarle, quindi presi il mio cellulare e misi una canzone dei "The Chainsmokers". Io cantavo tutte le parole mentre mio papà non aveva mai sentito quella canzone, e non c'erano dubbi di questo. Ma, quando partì il pezzo forte del ritornello, lui iniziò a "ballare" facendo dei passi brutti.
《Cosa stai facendo?!》dissi io ridendo.
《Sto ballando》
《Ma che ballo è?!》
《Quello dei fighetti in discoteca》.
Io scoppiai in una sonora risata. Non riuscivo a smettere di ridere e continuai fino alla fine della canzone.
Quando arrivammo davanti al circuito, mi stupii della sua grandezza reale: in televisione sembrava molto più piccolo di quello che era in realtà. Mio papà parcheggiò la macchina piuttosto lontano dall'ingresso del circuito, per cui fummo costretti a camminare per almeno dieci minuti. Però, arrivammo davanti alla porta d'ingresso alla nostra tribuna alle 7:05, quindi eravamo in perfetto orario. Ci mettemmo in fila dietro ad una ventina di persone. Cinque o sei di loro si girarono a guardarci e sentivo che parlavano tra di loro a bassa voce. Avevo paura che stessero sparlando di noi.
《Non ti preoccupare. Ci guardano male solo perché sei l'unica ragazza qua dentro》disse papà come se mi stesse leggendo nel pensiero. Feci finta di niente.
《Papà, hai preso i biglietti e i pass, vero?》dissi io ricordandomi solo a quel punto delle cose importanti. Mio papà mi guardò perplesso come se si fosse appena ricordato di aver dimenticato qualcosa di importante. Io sentii il panico salire.
《Hai preso i biglietti, vero?》dissi un'altra volta cercando disperatamente una conferma.
《Cazzo, Anna, li ho lasciati a casa》disse tastandosi le tasche.
《Tu cosa?》
《Credo di averli lasciati a casa》
《Cosa ti ho detto io ieri?!》dissi quasi urlando. I giochi si erano invertiti: era la figlia che doveva sgridare il padre.
《Ieri ti ho detto di ricordarti di prendere i biglietti e mi hai detto di non preoccuparmi che ci avresti pensato tu. Mi hai accusato di non fidarmi di te, ma sta volta sei te nel torto》mi arrabbiai moltissimo.
《E tu non ti fidi ancora di me》disse in tono calmo tirando fuori i biglietti da una tasca e i pass dall'altra.
《Stronzetto》dissi mettendomi il mio pass al collo e tenendo il biglietto in mano. Lo stesso fece mio papà. Ero sollevata che stesse solo scherzando, ma allo stesso tempo ero incazzata con lui perché mi aveva fatto preoccupare per niente. Ma decisi di non rovinarmi la giornata per una sciocchezza di questo tipo e lasciai correre. Appena arrivò il nostro turno, un uomo con una giacca blu e la scritta in bianco "STAFF" ci chiese i biglietti.
Era fatta: eravamo entrati. Ci sedemmo ai nostri posti.
《Papà, ma qui non doveva esserci la linea di arrivo?》chiesi.
《No, la linea è dopo questa curva》 ripose indicando a sinistra.
《Ma io ero convinta che fosse qui》dissi quasi delusa. Mio papà rise e disse:《mi sa che hai sbagliato a leggere. Ma potremmo vedere l'arrivo da lì》. Indicò davanti a noi il maxi schermo dove avremmo potuto seguire la parte di gara che ci saremmo persi restando lì.
Nel frattempo che aspettavamo che iniziasse la gara, io aprii lo zaino e iniziai a mangiare un panino. Avevo già fame ed eravamo appena arrivati. Ne avevo cinque, quindi decisi di mangiarmene uno dopo ogni gara ed uno subito e mi sarei mangiata l'ultimo quando avrei avuto fame.

Ami più lei che me||Fabio Di GiannantonioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora