Capitolo 34

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Mercoledì. Era mercoledì. L'ultimo giorno di Fabio in Italia. Mi era alquanto difficile concentrarmi a scuola e dovetti lottare con tutta me stessa per riuscire a seguire lezioni e continuavo e sentire cose come "x alla seconda e bla bla bla". Mi distraevo subito e non era da me. Portai a termine la giornata scolastica come meglio potevo, nonostante gli scarsi risultati dovuti alla poca attenzione in classe. Avrei dovuto fare più fatica a casa, me ne rendevo conto, ma non ce la facevo proprio a pensare alle lezioni quando continuavo a pensare a lui.

Tornai a casa e mi scrissi un po' con le mie amiche. Ad entrambe andava tutto a gonfie vele ed io avevo voglia di vederle, così le invitai a casa e fare merenda dopo aver avuto il consenso di mia madre. Studiai in fretta e preparai la cartella. In quel preciso momento suonò il campanello e andai io ad aprire. Ivetta e Carola erano arrivate insieme, stranamente, ma la cosa mi faceva piacere. Le feci andare in camera mia, mentre io andai in cucina a prendere tre succhi di frutta alla pesca e una crostata con un coltello. Portai tutto in camera mia e poggiai la crostata sulla mia scrivania, mentre distribuivo la bevanda. Tagliai tre fette e mangiammo lentamente perché parlavamo in continuazione senza smettere un secondo.
《Allora? Che si dice?》chiese Carola finendo la sua crostata.
《Niente di interessante》dissi io. Ivetta si pulì le labbra da quel poco di marmellata che le aveva sporcato l'angolo della bocca e poi disse:《e Fabio?》.
《Parte domani》dissi io cercando di non far trapelare la tristezza della cosa, ma loro erano le mie migliori amiche e capirono subito che c'era qualcosa che non andava.
《Quando torna?》chiese Ivetta.
《Non saprei. Ha detto che sarebbe passato prima di partire per la Spagna》dissi io con la voce un po' spezzata dalla voglia di piangere. Cercai di trattenere le lacrime. Sentii gli occhi gonfi e il respiro iniziò a mancarmi e mi trattenni fino a che non sentii una lacrima calda scivolarmi sulla guancia e da lì feci una fatica immensa per smettere di far trapelare le mie emozioni.
《No, non piangere》disse Ivetta asciugandomi una lacrima e andando a prendere la scatola con i fazzoletti. Carola nel frattempo mi si avvicinò e mi abbracciò.
《Andrà tutto bene. Stà tranquilla》disse lei a bassa voce. Ricambiai l'abbraccio e lei mi accarezzò i capelli. Ivetta si unì all'abbraccio e rimanemmo così finché non smisi di piangere. Ci dividemmo ed io mi passai l'indice della mano destra sulla guancia per torgliere gli ultimi rimasugli di lacrime e cancellare le prove del mio crollo emotivo.
Quando mi ripresi, le invitai a rimanere anche per cena ed entrambe decisero di restare. Ivetta iniziò a parlarci dell'uscita con Lorenzo. Ci disse che l'aveva portato al ristorante più bello della città e che tra poco avrebbero festeggiato l'anniversario insieme. Lui l'avrebbe portata per una settimana al mare. Sarebbero andati insieme, da soli e pensai a quanto i loro genitori siano molto permissivi nei loro confronti. I miei non mi avrebbero mai lasciato andare, ma ero comunque felice per lei perché avrebbe passato una settimana indimenticabile con il suo ragazzo e sapevamo tutte cos'altro sarebbe successo... Ivetta ci tartassò di domande a cui nessuna sapeva rispondere. Nessuna di noi aveva mai fatto "cose vietate ai minori" per così dire e quindi nessuno sapeva cosa dire. Capivamo i dubbi e le preoccupazioni di Ivetta, per il semplice fatto che anche noi avevamo quegli stessi dubbi. Allora andai a prendere il computer e iniziammo a cercare su Internet le risposte a tutte le nostre domande.
《Fa male. Ne sono convinta》disse Ivetta dopo aver letto l'articolo.
《Non puoi saperlo solamente leggendo sta roba. È soggettivo》rispose Carola.
《Lo so, ma sei poi dovesse farmi male?》disse Ivetta.
《Se hai paura in partenza penso che sarà peggio. Tu vai tranquilla e se c'è qualcosa che non va basta parlarne con lui. Non si offenderà mica》dissi io cercando di darle una mano.
《Se lo fanno tutti, vuol dire che non è poi così male, giusto?》disse Carola consolandola, ma allo stesso tempo facendomi ridere con il suo ragionamento.
Ivetta aveva talmente tanta ansia in quel momento che voleva sapere come prepararsi per la prima volta, allora iniziò a cercare i siti più strani in cui le venivano consigliati i luoghi in cui farlo e cosa portare. Dopo cinque minuti le chiusi il computer dicendole:《credo di aver letto abbastanza》. Lei rise e poi disse:《tanto mi informerò meglio a casa》. Riaprii il computer e lo spensi giusto in tempo per sentire il citofono suonare. Pensavo che fosse arrivato papà e che avesse dimenticato le chiavi, come al solito, invece no. Non sentii il rumore della macchina di papà, ma non ci feci molto caso. Un attimo dopo qualcuno bussò alla porta della mia camera.
《Avanti》dissi io. La mamma aprì appena la porta e disse:《Anna, c'è qualcuno per te. Ti sta aspettando fuori》. Io mi alzai e le mie amiche mi seguirono.
《Non aveva detto Anna?》dissi io prendendole in giro.
《Chiunque egli sia, deve prendere il pacchetto tre per uno》disse Carola prendendo a braccetto me e Ivetta. Noi ci dirigemmo verso la porta di casa ridendo perché ovviamente in tre non ci passavamo e dovettimo trovare i peggio sistemi per uscire senza staccarci. Appena riuscimmo a passare, smisi improvvisamente di ridere e lo stesso fecero le mie amiche. Il cancello di casa era aperto e proprio davanti c'era Fabio, appoggiato alla moto. Ci avvicinammo tutte e tre a lui e si salutarono. Fabio si ricordò di loro, fortunatamente, ma, subito dopo essersi salutati, calò un silenzio profondo e nessuno osava dire niente. Carola sfilò le braccia dalle nostre, liberandosi dalla posizione in cui eravamo prima. Non mi ero neanche accorta di essere ancora legata a Carola, finché non si staccò.
《Bene, penso di dover dare una mano a Laura per la cena》disse Carola avviandosi verso casa.
《Vengo anch'io》disse Ivetta raggiungendo Carola sull'uscio. Quando chiuse la porta, portai nuovamente lo sguardo su Fabio. Nessuno sapeva cosa dire, ma entrambi avevamo capito.

Ami più lei che me||Fabio Di GiannantonioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora