Capitolo 23

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                                                                                       GIORGIO P.O.V.

Mi stavo sforzando all'inverosimile per riuscire a non piangere in macchina insieme a mio padre; di sicuro aveva notato qualcosa di strano ma fortunatamente non è un tipo invasivo e non mi chiese niente.

Appena arrivati a casa, presi la borsa dal bagagliaio e salii dritto in camera mia senza neanche salutare mia madre.

Mi gettai sul letto a faccia in giù e iniziai a piangere come non mai. Volevo urlare, tirare pugni a qualsiasi cosa mi capitasse sottomano ma soprattutto volevo una risposta.

Lasciarmi in quel modo era stato veramente una mossa terribile e ora non riuscivo a pensare a nient'altro.

Sentii il cellulare che squilla ma lo lasciai andare, in quel momento non volevo assolutamente alcun contatto con nessun altro e nient'altro che non fosse il mio letto.

Sapevo che non mi avrebbe detto "anch'io ti amo" ma da qualche parte nella mia anima ci speravo inconsciamente con tutto me stesso.

Dopo qualche minuto mia madre bussò alla porta e mi disse che se volevo il pranzo era pronto: non dissi niente e lei non insisté poiché credo avesse capito che c'era veramente qualcosa di grave che non andava.

Passò un'altra manciata di minuti e il telefono riprese a squillare: quel suono mi stava dando veramente i nervi e decisi di prenderlo per vedere chi fosse: era una chiamata da Alessio. Per quanto volessi bene ad Alessio adesso non era proprio il momento di parlarci, così spensi il telefono per evitare altri disturbi.


Ero sul letto nella stessa posizione da quando ero arrivato e ormai erano passate alcune ore; il mio corpo iniziava ad atrofizzarsi ma non potevo muovermi neanche volendo, tutte le forze mi avevano abbandonato e io non riuscivo a far altro se non continuare a piangere ed insultarmi per essermi innamorato di qualcuno che non potrò mai avere.

Forse per la fame o per la sete o per qualche altro motivo, credo di essermi addormentato e al mio risveglio capii che avevo passato un intero giorno stando sul letto alternando minuti di pianto a minuti di sonno.

Raccolsi le poche forze che avevo in corpo e provai ad alzarmi: non fu un'operazione molto semplice e appena in piedi dovetti appoggiarmi alla scrivania per non cadere. Recuperai il telefono e appena lo accesi fui investito da squilli di notifica di chiamate perse e messaggi ricevuti: alcune chiamate erano di Ale, poi ce n'erano due di Mike e infine un messaggio sempre di Alessio.

Prima di rispondere ad entrambi però decisi di andare in cucina e mangiare qualcosa, ne avevo assolutamente bisogno.

Dopo aver fatto un'abbondante colazione lessi il messaggio di Ale: "Ti ho visto rientrare a casa ma mi sei sembrato strano, in più non rispondi alle mie chiamate: si può sapere che ti è successo?"

Composi il numero e lo chiamai.

A:- Giò, sei vivo? – Mi rispose urlando.

G:- Sì, Ale, scusa per non averti risposto.

A:- Ora non ci pensare, dimmi cosa diavolo ti è preso.

G:- Ho bisogno di vederti. Puoi venire da me?

A:- Ma certo. Dammi due minuti e arrivo.

Di sicuro aveva già capito tutto, d'altronde mi conosceva meglio di chiunque altro e una cosa del genere non poteva sfuggirgli.

Fu veramente di parola e dopo due minuti suonò il campanello.

Appena si chiuse la porta alle spalle mi guardò e mi chiese:- Gliel'hai detto, vero?

Io ricambiai lo sguardo e annuii.

Come al solito, sapeva di cosa avevo bisogno perciò si avvicinò e mi abbracciò.

G:- Come fai a sapere sempre di cosa ho bisogno?

A:- Credi veramente che io adesso voglia parlare e sentirti parlare di questo?

Involontariamente mi scappò un sorriso e a bassa voce lo ringraziai.

A:- Forza, sediamoci e raccontami tutto. – Disse interrompendo l'abbraccio.

Mi misi seduto sul divano e neanche avevo iniziato a parlare che già sentivo gli occhi lucidi e pronti a versare lacrime.

G:- Questi giorni a Milano sono stati veramente perfetti; non pensavo di potermi innamorare ancora di più ma è stato possibile. Ogni momento che passavo insieme a Pietro non faceva che amplificare ciò che provavo per lui e ora posso veramente dire che non avevo mai provato in tutta la mia vita un sentimento così forte per qualcuno. Persino Mike si è accorto e ho deciso di confidarmi anche con lui.

A:- Aspetta, Mike è quello che fa le battute becere, giusto?

G:- Sì, proprio lui. Magari non sembra, ma è veramente una persona con cui è possibile aprirsi senza correre il rischio di venire giudicati. Fatto sta che il primo giorno ha capito cosa provavo e dopo avermi preso da parte mi ha fatto promettergli che avrei parlato con Pietro prima di tornare a Palermo.

A:- Una promessa da niente.

G:- Già. Però sentivo di non poter più aspettare e grazie a lui e alla chiacchierata che abbiamo fatto io e te ho deciso di farmi coraggio e dichiararmi.

A:- E qui iniziano i problemi, giusto?

La prima lacrima segnò la strada lungo la guancia.

G:- Sì... Abbiamo preso l'aereo e, siccome la notte prima non avevo dormito, mi sono addormentato appena seduto. Quando siamo atterrati, non so perché ma Pietro era nervoso e... forse anche quello ha contribuito alla sua risposta... Io e mio padre lo abbiamo accompagnato a casa e... prima di ripartire l'ho seguito e mi sono dichiarato.

A:- Così? Davanti casa sua? E lui?

Tirai su col naso. G:- Lui un attimo mi guarda...poi abbassa lo sguardo e mi dice che non sa cosa rispondermi, non sa cosa prova e poi corre dentro casa lasciandomi solo.

A:- Dai vieni qui, piccolo coraggioso Giorgio. – Mi chiamò a sé aprendo le braccia per regalarmi un nuovo abbraccio colmo di conforto.

A:- In pochi avrebbero avuto il coraggio di fare ciò che hai fatto. Per quanto poco può valere, sono veramente fiero di te.

Diedi sfogo a tutto ciò che avevo dentro e mi ritrovai a singhiozzare con la testa affondata sulla spalla di Ale.

A:- Comunque, - Disse dopo qualche minuto. – se ti ha detto che non sa ancora cosa prova vuol dire che intende scoprirlo.

Mi allontanai da lui per poterlo guardare negli occhi e fargli capire col mio sguardo che non avevo assolutamente capito cosa intendeva.

A:- Dicevo: se ti ha detto che non sa cosa prova, vuol dire che qualcosa sospettava e ha iniziato a pensare ai suoi sentimenti per te; magari era troppo presto per lui e non ha ancora capito cosa prova veramente. Quindi può darsi che tra un po' capirà di amarti anche lui e finalmente riuscirete a vivere quella vita che sogni e desideri da tempo.

Non so come diavolo riesca a dire e fare sempre la cosa giusta quando ne ho bisogno, fatto sta che anche questa volta è riuscito, con quelle parole, a farmi stare meglio, a farmi vedere il lato positivo in una situazione che per me era solo negativa.

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Bella a tuuuuuuuutti ragazzi!!

Avere vicino la persona giusta al momento giusto credo sia una delle fortune più grandi di tutte e Giorgio ha avuto questa fortuna.

Appuntamento con un nuovo capitolo ;-) Ciauuuuuuuuuuuu

Io, te e noi due  || MurryTekDove le storie prendono vita. Scoprilo ora