✾ Capitolo VI ✾

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   Cassandra esaminò i dintorni, cercò un segnale che la conducesse fuori da lì. Nessuna strada le era famigliare e così fu obbligata a fermarsi.

   Si accovacciò a terra con le mani tra i capelli, stanca di essere alla mercé di chiunque. Sfiorò la polvere, tratteggiò il contorno d'una forma immaginaria. Il polpastrello viaggiò tra i granelli e tracciò un intricato insieme di linee curve, quasi a riprodurre la spilla di Leonard.

   Una spilla di cui non sapeva nulla.

   Per ora, non significava nulla: era un enigmatico, incantevole groviglio, ma niente di più.

   Si sollevò da terra, poi avanzò di un passo. I pallidi, grigi, minuscoli, lievi, granelli di polvere erano mutati in un rosso scuro. Avvertì un pizzicorio alle dita dei piedi e, fissandole, constatò di essersi escoriata in zone multiple.

   «Sembra che dovrai bendarli»

   Cassandra pulì i piedi dai frammenti di vetro e dalla polvere, poi lo guardò. «Sopravvivrò.»

   «Non intendevo quello...» proseguì con pacatezza, come se non le avesse appena intimato di lasciarlo in pace.

   Aggrottò la fronte. «Sembra che non riusciamo a essere molto in sintonia» lo attaccò senza volere.

   «C'è un solo modo per esserne certi» le si avvicinò, se la caricò in braccio e attese una sua reazione.

   Dal canto suo, Cassandra trattenne il respiro per un paio di secondi e poi si ancorò al suo collo. Aveva scelto lei di farlo, era stato un gesto naturale e del tutto normale, una prova del fatto che si fidava di lui.

   All'improvviso, i muscoli di Leonard si rilassarono.

   Era stupito come lei?

   «So che ci siamo appena incontrati e che potrebbe suonare strano...» iniziò, «Con te mi sento al sicuro. Sei diverso dagli altri, anche se non mi è chiaro in che misura»

   Lo sguardo di Leonard s'insinuò nei suoi smeraldi luminescenti. «Potresti anche aver torto, no?»

   «No,» dissentì senza esitare, «non ho mai avuto impressioni fuorvianti...So interpretare bene le intenzioni altrui»

   Lui accennò un sorriso. «Sicura? Sai dirmi a cosa sto pensando?»

   «Certo!» Cassandra arricciò le labbra e rifletté.

   O almeno, ci provò. Le sue spettrali iridi erano un'opera d'arte, un manto sereno che la cullava, che l'accoglieva ogni volta.

   Lui non spostò gli occhi dal suo viso, che si fece porpora e trasmise la stessa cromia ai capelli. «T'imbarazzo?»

   «Cosa?» interloquì lei, sorpresa e in preda alla vergogna. «No» asserì, poi deviò l'attenzione finché fu capace di recuperare l'autocontrollo.

   «T'imbarazza essere in braccio?»

   «No! Io...» si schiarì la voce ed evitò di balbettare, «Non lo so»

   Leonard s'avviò verso l'esterno della costruzione, s'avventurò tra le fronde e i germogli di varie specie vegetali, si chinò per scansare i rami penduli.

   Cassandra avvertì una sensazione di calore e solo in quell'istante si accorse che la giacca della divisa scolastica del ragazzo aveva la cerniera strappata e lasciava esposto il petto tornito.

   Si morse un labbro, ma si distrasse prima che lui se ne accorgesse.

   Le stava nascondendo qualcosa.

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