Cassandra tolse i piedi dal catino.
«Tieni» le porse un asciugamano che profumava di rose e le avvicinò anche un paio di ciabatte. Poi, si avviò verso la cucina e tornò con due grosse tazze fumanti.
Dopo aver afferrato l'asciugamano, si tamponò i piedi con estrema cura. «Che disastro...» constatò sfregandosi le mani nel soffice panno.
«Tranquilla, sistemo io dopo. Nessun problema. Adesso goditi la camomilla, ok?» le allungò una tazza.
Lei la tenne come un dono sacro e lo ringraziò con un cenno del capo. «E io che pensavo avessi versato Whisky!»
Mentre sorseggiava, scoppiò a ridere e quasi rigettò il liquido. «No, l'ho solo corretto con dell'acqua. Spero che sia di tuo gradimento!»
«Adoro questa miscela! Così intensa, così particolare...» si beffò di lui.
La osservò: era bellissima. Scarlatta come petali di rosa, radiosa come un girasole. E non riusciva a smettere di ammirarla. Stare in sua compagnia lo appagava come nient'altro al mondo.
Lei arricciò le labbra e sondò con lo sguardo la stanza. «Mi sento al centro dell'attenzione»
La rosea bocca, umida di camomilla, pareva un fiore bagnato dalla pioggia. Forse aveva anche lo stesso profumo. Le iridi brillavano di un timido verde smeraldo, come un paesaggio avvolto da una fresca nebbia mattutina. Posò la tazza sul tavolo antistante il divano: il cuore palpitava furioso e rapido, gli mancò quasi il respiro. Riagguantò la tazza e la svuotò dentro al lavandino. Avrebbe fatto qualunque cosa pur di non perdersi nel suo profilo.
Nel frattempo, lei si era alzata e gli si era accostata. «Dovresti prenderti una pausa. Vai a dormire, finisco io qui» si azzardò a suggerire.
Ancora non le era chiaro il motivo per cui fosse calato il silenzio tra di loro.
Leonard non spiegò. Anzi, rispettò il suo volere e obbedì. Quatto quatto, si diresse verso la camera da letto.
Lo fermò per il polso. «Prima fatti la doccia»
Assentì, senza proferire una parola. Dopo quel momento imbarazzante, le doveva stare lontano. In bagno, scelse di barricarsi. Però, solo con la mente, perché la porta restò spalancata.
Cassandra gli gettò un'occhiata priva di malizia. I suoi silenzi continuavano a metterla in allarme. Era buffo, visto che si conoscevano soltanto da poche ore. S'incamminò verso il bagno e non appena lui si svestì, si voltò altrove e chiuse la porta.
Cercò la spilla di Leonard tra tomi in fila lungo i ripiani a muro, tra cumuli di fogli ammassati sul tavolo, quindi ispezionò cofanetti e cassetti. Fu tutto nuovo per lei perché quei gingilli non avevano serrature automatiche.
«Cosa potresti mai fartene di questo pezzo di metallo?» la interpellò lui dal bagno.
Cassandra lo guardò di sfuggita e si apprestò a riordinare quanto aveva toccato. Spostò i capelli dalla fronte.
«Devo fare in modo di legarlo a un ricordo neutro, affinché non possano intaccarlo»
Mugugnò qualcosa di indistinguibile e si rintanò in bagno.
«Me la potresti consegnare? Almeno inizio a lavorarci» gli parlò da dietro la porta.
«Prendila, è sopra la mensola dello specchio» rispose lui dall'altro lato.
Cassandra sbuffò. «Sto entrando» lo avvisò.
Aperta la porta, una coltre di vapore le si attaccò alla pelle come un vestito troppo stretto. Agitò entrambe le mani in aria, in modo da evitare di tossire troppo. All'improvviso, udì un rumore sordo alle spalle. Si girò, scattante, e si vide Leonard incombere su di lei.
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EXCELSI - Aenigma
Science-FictionEssere umani significa possedere delle emozioni e saperle gestire, compiere degli errori, convivere con le conseguenze delle proprie scelte, cercare di rendersi ogni giorno persone migliori di quello precedente. Ma se esistesse un modo per evitare...