Cassandra si morse il labbro, spostò la mano dalla sua e riempì il silenzio. «Sei tu il proprietario?»
Lui non s'avvide del loro distacco. «Sì, è una sorta di cimelio di famiglia»
La stanza si fece muta e la tensione affilò le pareti. La scarsa intimità era un ostacolo che continuavano a sottostimare.
L'imbarazzo svanì soltanto quando Leonard svuotò il fagotto che si era portato appresso. Scandagliò il suo contenuto con cura maniacale, finché scorse un oggetto di suo interesse: una chiave dall'impugnatura decorata con gemme brillanti. A quel punto, s'avviò verso un capiente, pregiato armadio in legno e ne sbloccò la serratura.
«Scegli ciò che preferisci» la invitò dopo che ebbe spalancato le due ante e che le ebbe mostrato le file di abiti che conservava.
Lei indietreggiò, un po' turbata. «A chi appartengono?»
«A nessuno.»
Cassandra aggrottò la fronte. «Cioè mi stai offrendo degli indumenti che non sai di chi siano?»
Il suo allarmismo era ilare. «No» si corresse, «Appartenevano a persone che ora non ne hanno più bisogno...E, tranquilla, sono lavati e disinfettati.»
«No, non intendevo quello...» si sentì in colpa per l'obiezione precedente.
L'aveva accusato di volerle prestare indumenti contaminati. Ma da cosa, soprattutto?
Si avvicinò agli abiti con calma. Poi, selezionò pantaloni, canottiera e delle scarpe sportive. Tutte scelte imposte dal fatto che non sarebbe stata capace di indossare degli altri indumenti più raffinati, più che dal desiderio di esser modesta ai suoi occhi.
«Là in fondo troverai il bagno» la informò Leonard.
Borbottò un rapido ringraziamento e raggiunse il bagno. Entrò, chiuse la porta a chiave e sospirò.
Cosa faceva lì?
Qualcuno aveva avvertito i genitori?
Avevano già avviato delle ricerche?
Riservò le domande per Leonard e si accinse a cambiarsi. Il tessuto leggero dei pantaloni e della canottiera era un sollievo: forse per la sua delicatezza, o forse per il suo profumo.
Si guardò attorno e cercò uno degli apparecchi usati per effettuare ogni cambio d'abito. Rivoltò asciugamani e tende, ma ne ricavò soltanto un po' di sudore sulla fronte.
Ansimante, studiò il proprio riflesso nello specchio appeso sopra al lavabo. Era trascorsa soltanto una giornata e il suo aspetto era già orrendo.
Lasciò scorrere il getto d'acqua sulle mani, poi sciacquò la faccia.
Leonard bussò alla porta. «Va tutto bene lì dentro?»
Cassandra arrestò il flusso d'acqua e passò una mano sul viso per asciugare le goccioline adagiatevisi.
«Ho quasi terminato» lo rassicurò, glissando la vera richiesta.
Lui non si preoccupò, immaginava che le occorressero i suoi spazi. In fin dei conti, si conoscevano a malapena da un giorno.
Ma lei non gli permise di andarsene e si addossò all'infisso di legno con il corpo. «Leonard? Sei ancora lì?»
«Certo» tornò indietro, «Posso fare qualcosa?»
La serratura scattò. Cassandra era talmente rossa da parere ustionata. «Non credo di sapere come vadano indossati» confessò con gli abiti che pendevano dalle dita.
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EXCELSI - Aenigma
Science FictionEssere umani significa possedere delle emozioni e saperle gestire, compiere degli errori, convivere con le conseguenze delle proprie scelte, cercare di rendersi ogni giorno persone migliori di quello precedente. Ma se esistesse un modo per evitare...