✾ Capitolo X ✾

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   «Cosa possiamo sfruttare al posto di un trauma emotivo? Niente...Niente è paragonabile a esso» borbottò rivolta più a se stessa che a Leonard.

   «Rifletti pure liberamente, fa' come se non fossi qui» incrociò le braccia, poi fece spallucce.

   Lei gli lanciò un'occhiata in tralice. «Non fingerti offeso. Piuttosto, pensa a come risolvere il problema legato a questa piccoletta» gli tirò la spilla con una mira perfettamente calibrata.

   Leonard catturò e trattenne il pezzo di metallo tra le mani. Lo rigirò due o tre volte tra le dita malferme e ricalcò la sua sagoma con i polpastrelli.

   «Non ti ho svelato proprio tutto su questa spilla» le iridi immacolate si tinsero di venature variopinte.

   Lei aggrottò la fronte. «Cosa succede ai tuoi occhi?»

   Il ragazzo guardava il vuoto davanti a sé con sguardo assente. Presto, tornò al mondo reale.

   «Ogni volta che accedi a un ricordo, stimoli le connessioni che producono quest'effetto. Di norma, le sfumature non sono visibili perché sono pochi i ricordi che sollecitano un range così vasto di emozioni.»

   «Quello che stai per confessarmi è così terribile?»

   Le indirizzò un sorriso meravigliato. «Questo dipende dai punti di vista»

   «Sento che stai per scardinare le mie certezze» stirò i muscoli del collo con nonchalance, «Avanti, spara.»

   Il ragazzo indugiò per un momento, anche se non temeva di ammettere la verità. Si rese conto che adorava darle sui nervi e attendere che gli mostrasse il suo slancio di curiosità.

   «Ebbene?» chiese.

   Era minuta, ma la compostezza la rendeva un'adulta più saggia e cauta di lui.

   Si morse l'interno della guancia per reprimere l'impulso di accarezzarle il volto e di abbracciarla.

   «Questa...non è una semplice spilla» alzò l'oggetto all'altezza dei suoi occhi, «Questa è la chiave per aprire la porta del deposito dei nostri corpi»

   Fu allora che strabuzzò gli occhi. «E tu come ne sei al corrente?»

   «Non è questo il punto della nostra conversazione» le fece eco, laconico.

   «Davvero? Allora qual è?» gesticolò con foga.

   Alla fine, sorvolò.

   «Va bene, non importa. Ora, ascolta: dobbiamo sbrigarci a congegnare un infallibile piano d'attacco. Altrimenti, saremo fregati e la spilla non servirà a nulla perché non ci sarà una porta da aprire»

   Un'incisiva ruga si fece strada sulla sua fronte e gli diede un'idea della sua concentrazione, oltre che dello sforzo delle sue elucubrazioni.

   «Suppongo di poter rispondere solo dopo una bella, ristorante dormita» lo sbadiglio che seguì gli rammentò di essere esausto.

   Dalle sue labbra proruppe un suono di sorpresa. «Oh! Sì, perdonami. Che ore si saranno fatte?»

   Lui gettò una rapida occhiata fuori dalla finestra. Era notte inoltrata. La luce aveva accolto il nero sconfinato, come macchiatasi d'inchiostro.

EXCELSI - AenigmaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora