I loro passi echeggiarono lungo tutto il corridoio, al pari di urla impietose e rauche. Si spostavano con accortezza, leggeri come delle piume ma tremanti come foglie al vento.
Sebastian si recò in testa al trio. «Da questa parte!»
Smaniavano tutti all'idea di trovare il luogo in cui li avrebbero trattati da cavie quali erano.
Cassandra restava imperturbabile, il capo chino mentre procedeva dietro a Sebastian. Era taciturna, anche se non era in grado di zittir la propria mente. I pensieri stridevano così forte, che le impedirono di ascoltare i propri passi e di evitare la schiena di Sebastian.
Si accigliò. «Perché ti sei fermato?»
«Va tutto bene?» la interpellò lui con la fronte corrugata.
Fece per ribattergli, ma la risposta le evaporò dalle labbra. Non c'era niente da replicare, nessuna giustificazione o scusa da inventare.
«Come siamo arrivati a questo?» ora Emily pareva un passerotto smarrito e indifeso. Passò le mani tra i capelli e si accovacciò su sé stessa.
Cassandra non ebbe neanche forza per confortarla. «Quanto dista la sala di sperimentazione?»
«Ormai ci siamo,» Sebastian osservò il corridoio e notò che intersecava un ramo perpendicolare, «manca ancora qualche svolta.»
«Riuscite a crederci?» Emily non era più la stessa, calde lacrime le rigavano le guance. «Se i Diramatori non hanno nulla a che fare con le varie emozioni, i vari sentimenti che proviamo...» era terribile assistere alla sua malinconia, «allora significa che sono un mostro!»
«Non dire così» la consolò Sebastian. «Forse quei chip non interferiscono in modo diretto, ma certamente possono distorcere le nostre percezioni»
«Tutto quello che ti ho fatto, Andra» piangeva a dirotto, gli occhi tramutati in cascate impetuose. «Io...»
In quel momento, rammentò ciò che aveva sopportato nel corso del tempo. Le beffe, gli screditamenti, gli insulti e tutte le altre angherie.
Anziché ribellarsi, aveva resistito e aveva incassato un colpo dopo l'altro, senza cercare aiuto.
Aveva conferito a Emily il potere di distruggerla e aveva pregato che non lo facesse. Ma, alla fine, si era dovuta ricredere perché lei l'aveva ferita.
E adesso, mentre la vedeva affranta e disperata, non riusciva a perdonare sé stessa per essersi ridotta a un vago scarto umano.
Era Emily il mostro, oppure era lei? Era giusto che non provasse pietà nei confronti dell'amica? Ed era normale che avesse cambiato opinione sul suo conto?
«Andra? Andra?» Sebastian la fece ridestare dalle sue riflessioni.
Si voltò verso di lui con espressione interrogativa sul viso. «Cosa?»
Sebastian inarcò le sopracciglia e le lanciò un'occhiata perplessa. «Non ti sembra che stia tentando di scusarsi con te?»
Lei fece spallucce, colta da una dose di assoluta indifferenza. «Sì, però non me ne importa un bel niente»
Emily si stropicciò gli occhi umidi e assunse un tono tronfio. «Scusami? A te non importa?» sbuffò in preda alla rabbia, «Che razza di persona sei?»
«Non ti piace essere trattata come tu tratti gli altri, vedo»
«Cosa stai farneticando?» Sebastian, paonazzo, si rizzò in piedi e la guardò in tralice. Non la riconosceva più.
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EXCELSI - Aenigma
Science FictionEssere umani significa possedere delle emozioni e saperle gestire, compiere degli errori, convivere con le conseguenze delle proprie scelte, cercare di rendersi ogni giorno persone migliori di quello precedente. Ma se esistesse un modo per evitare...