✾ Capitolo XV ✾

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   Cassandra comparve nel mezzo della sala principale. Come si aspettava, era stipata di guardie armate.

   «Buongiorno» salutò con pacatezza.

   Lo stuolo di fronte a lei imbracciò le proprie armi mentre una voce andava chiedendo spiegazioni. «Chi sei? Come ti sei introdotta?»

   Alzò le mani in aria e li rassicurò sul fatto di essere innocua. «D'accordo, io sono Cassandra Jewell. E sono qui per incontrare la professoressa Eulalia»

   «Jewell?» una delle guardie scoppiò a ridere. «Questa è buona, davvero, ti faccio i complimenti per la fantasia»

   «Non sto scherzando.»

   Il gruppo continuò a ridere di gusto, mentre lei sbuffava e si chiedeva cosa fosse andato storto e l'avesse condotta fino a quell'ampio atrio.

   «Una Jewell a zonzo da sola?» chiese uno degli uomini mentre corrugava la fronte per lo stupore.

   Un altro squadrò Cassandra da testa a piedi. «No,» dissentì subito, «non me la bevo neanche per un attimo.»

   «Ragazzi, non siate così scortesi con la signorina!» uno dei compari storse la bocca in un sorriso perverso, poi si morse un labbro.

   Cassandra respinse l'idea che l'uomo avesse cattive intenzioni e si costrinse a mantenere la calma. «Ho...ho qui un modulo consegnatomi personalmente da Eulalia» spiegò con una voce tenue come il pigolio di un pulcino.

   «Ah, sì?» soggiunse un uomo alle sue spalle. Il suo respiro caldo, rivoltante, umido le si attaccò al collo. «Vediamo un po' questo modulo, cosa ne dici?»

   Quando si sentì strappare di mano il cilindro, sussultò per la paura. «Tutto ciò che ho detto è vero ed è lì, nero su bianco» cercò di apparire salda, fiera, anche se dentro di sé stava crollando.

   L'uomo le rimase alle spalle, intento a srotolare il modulo e a sbirciarne il contenuto interno con curiosità. «Sì,» mormorò prima di fare un cenno agli amici, «qui risulta tutto in regola.»

   La guardia che l'aveva difesa tornò con lo sguardo su di lei. «Perfetto» si liberò della propria pistola e l'affidò a uno degli amici.

   Quello comprese immediatamente e gli sorrise sornione. «Sorvegliamo noi le porte. Niente fretta.»

   L'altro, che doveva essere una sorta di sovrintendente, passò la lingua sui denti in modo inequivocabile. «Bene. Voglio godermela»

   A quelle parole, Cassandra trattenne un conato di vomito mentre il sangue le fluiva verso le gote.

   Emily l'aveva avvertita in merito. Se solo l'avesse ascoltata...

   Tutte le altre guardie annuirono e si sparpagliarono verso i diversi confini della stanza. L'uomo con il cilindro di Cassandra s'accostò al sovrintendente e gli rese l'oggetto, poi uscì di scena.

   Cassandra esaminò i dintorni con il cuore in gola. Era in trappola. Allora, convertì la frustrazione in rabbia e si voltò in direzione dell'uomo rimasto in stanza con lei. «Io sono Cas-»

   L'uomo le tappò la bocca con forza. «So bene chi sei, stronzetta viziata» i suoi capelli le solleticarono le guance mentre la mano le solcava i fianchi.

   Tentò di opporsi, ma era paralizzata. Una pietra pronta a farsi scalfire. «No, ti prego...» aveva le lacrime agli occhi.

   «Oh, ma certo» non aspettava altro e, perciò, fraintese intenzionalmente le sue parole. «E ora...» la fece girare di schiena in modo brusco e la tenne stretta al proprio membro, «...adesso spogliati»

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