C'era sangue ovunque.
Sul letto, sul pavimento, sulle sue vesti.
Sulle sue mani.
Fissava i palmi rivolti verso l'alto, completamente imbrattati di sangue.
Se ne stava in un angolo, seduta su una sedia, mentre osservava quel macabro spettacolo in ogni suo particolare.
Era incredibile come un singolo corpo umano potesse contenere una quantità così ampia di sangue. Il corpo in questione era riverso sul letto, completamente immobile. Sulla schiena, i lunghi tagli di almeno due dozzine di pugnalate: lo Jarl Torsthein, suo marito, era morto in una maniera molto poco onorevole. Completamente nudo, con un sorriso idiota dipinto sulla faccia.
Quando l'aveva pugnalato si teneva ancora il membro fra le mani, mentre si pregustava la monta che avrebbe fatto di lì a poco. Ma quella volta, la sua "cavalla" aveva reagito.Si era preparata ad un evento del genere. Era da molto che ci rifletteva, e aveva persino elaborato un dettagliato piano per farlo fuori senza che nessuno potesse risalire a lei.
Ma quando quella sera, per l'ennesima volta, l'aveva visto entrare nella loro camera da letto completamente ubriaco e con la barba che puzzava di birra, non era riuscita a resistere. Con la scusa di un gioco erotico, l'aveva fatto girare di spalle, e poi aveva tirato fuori il pugnale dalla veste, colpendolo a morte più e più volte. Quel vecchio porco doveva essere morto alla terza, forse alla quarta coltellata.
Ma lei non si era fermata. Aveva continuato, fino a quando la spalla non aveva cominciato a farle male per lo sforzo. Allora aveva gettato via il coltello, accomodandosi su quella sedia.Nonostante fosse completamente imbrattata di sangue rappreso, non provava alcuna paura o rimorso per ciò che aveva fatto. Era lì da più di un'ora, fissando con gli occhi assenti il cadavere del suo ex marito.
Una strana euforia aveva cominciato a farsi strada dentro di lei. Forse, era stato molto meglio così. Adesso tutti avrebbero saputo chi aveva tolto la vita all'indomito Torsthein, Jarl di Ryava.
E chi avrebbe preso il suo posto.Qualcuno bussò alla porta.
«Sono qui per la colazione» annunciò una delle servette, ignara dell'accaduto.
«Entra pure» rispose lei, in tono completamente piatto.
Sentì il cigolio dei cardini che ruotavano su sé stessi, e poi dalla porta comparve la figura di una giovane donna, che probabilmente non aveva più di sedici inverni.
Il vassoio sul quale recava la colazione finì a terra in frantumi, non appena la ragazzina vide quel terribile spettacolo. Si portò le mani alla bocca, un'espressione terrorizzata negli occhi scuri. Poi, senza aggiungere nulla, si dileguò.Lei non l'aveva degnata di uno sguardo. Era rimasta a fissare il vuoto, senza muovere neanche un dito. Sapeva perfettamente cosa sarebbe accaduto, di lì a poco: la servetta sarebbe andata a chiamare Sigurd, che si sarebbe precipitato nella sua stanza.
Posò nuovamente lo sguardo sull'uomo che aveva brutalmente assassinato. Mentre lo uccideva, aveva sentito una parte di lei che si staccava, che fuggiva via dal suo corpo. Non appena aveva inferto la prima coltellata nella pelle rugosa della schiena, si era sentita immediatamente più leggera, come se si fosse appena liberata di un peso che la opprimeva da tanto, troppo tempo.
Come previsto, il capo delle guardie e due soldati irruppero nella stanza dopo pochi minuti.
Sigurd guardò allibito prima il cadavere dello Jarl, e poi lei. «Che cosa... è successo?»
«Lo Jarl è morto» rispose, la voce inespressiva.
«Questo lo vedo» continuò l'uomo, riprendendo rapidamente lucidità «sei stata tu, Frejya?»
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L'Arte della Spada
Fantasía"Le ferite sanguinanti non sono le uniche ferite che vengono inflitte dalla guerra" Tre popoli. Tre guerrieri. Un mondo perennemente in guerra. Quando lo scontro tra culture diverse diventa l'unica via per la diplomazia, saper uccidere diventa l'uni...