Capitolo XII

4 4 0
                                    

«La fortezza è tutt'altro che imprendibile. La sorveglianza non è serrata come ci si potrebbe aspettare. Evidentemente non si aspettano un attacco a sorpresa. Se, come dite, i vostri uomini sono in grado di scalare le mura, allora non dovrebbero preoccuparsi troppo per le guardie. Almeno fino a quando non raggiungeranno il camminamento»

«I miei uomini sono perfettamente in grado di scalare le mura» disse, fulminando con lo sguardo l'occidentale.

«Oh, non ho alcun dubbio» rispose Karl, riportando l'attenzione alla cartina stesa sul tavolo.

«Dunque, hai già un piano?» s'intromise il Gran Duca, avvicinandosi al gruppo.

«Si, ed è piuttosto semplice. Gli incursori scaleranno qui, un tratto di mura a metà strada tra il portone e il versante occidentale della gola. Dovrebbe essere uno dei punti meno sorvegliati della cinta muraria»

«Dovrebbe?» sottolineò Uchida, in tono piuttosto scettico.

«In base alle informazioni che abbiamo, si. Per esserne sicuri dovremmo inviare altre squadre in osservazione, e perderemmo tempo prezioso» rispose prontamente l'altro.

Lo Shogun si prese qualche altro secondo per studiare il giovane maresciallo. Era come se stesse scandagliando ogni angolo del suo corpo ben piazzato.
Dal canto suo, Karl, sostenne lo sguardo per tutto il tempo. Il silenzio glaciale durò per una manciata di secondi, poi Uchida annuì lentamente.

«Prosegui» concesse infine.

«Dicevo... Nanako e i suoi incursori scaleranno qui. Io mi attesterò ad un paio di tiri d'arco di distanza con un contingente di cinquecento uomini, rimanendo nascosti per non allertare le sentinelle. Gli incursori dovranno raggiungere la porta ed aprirla. Poi, invieranno un segnale luminoso e noi entreremo nel vallo. Li colpiremo prima che possano svegliarsi, e il forte sarà nostro»

«Mi sembra un piano piuttosto banale» notò lei, sprezzante.

Non che lo pensasse sul serio. L'aveva fatto soltanto per gustarsi l'espressione contrariata sul volto dell'occidentale.

«No, Nanako. Quest'uomo ha ragione. Con le informazioni che abbiamo, non possiamo permetterci piani più sofisticati di questo. Dunque procederemo così, pregando il Sole che funzioni» intervenne Uchida, accorrendo, con sua grande sorpresa, in difesa del maresciallo.

Lei osservò il suo mentore con sguardo interrogativo, senza capire il motivo del suo improvviso cambio di rotta. Questo sostenne il suo sguardo per un momento, poi lo spostò altrove, liquidando le sue attenzioni.

«Nel caso il piano riesca, dobbiamo preparare una strategia per affrontare il loro esercito in battaglia» disse Uchida, rivolgendosi in direzione di Karl.

«Avete ragione, Shogun. Cosa proponete di fare?»

«Loro sono in inferiorità numerica, ma hanno il doppio della nostra cavalleria. Tenteranno di sfondare con quella. I miei esploratori riferiscono che c'è soltanto un punto abbastanza pianeggiante per consentire una carica in condizioni ottimali. È lungo un miglio e largo mezzo. È li che schiereranno tutta la loro cavalleria»

«Tra le fila del nostro esercito, abbiamo circa ottocento lancieri e cinquecento cavalieri. Schieriamo a falange la prima fila, in modo da vanificare la loro carica. E poi, una volta fiaccati, gli mandiamo contro la nostra cavalleria»

«Mi sembra un buon piano d'azione»

Lei osservava silente lo scambio di battute. L'improvvisa disponibilità che lo Shogun mostrava nei confronti degli occidentali la sconcertava. Non poteva assistere a quello spettacolo per un secondo di più.
Si strinse nel mantello e cercò di guadagnare l'uscita della tenda senza farsi notare, ma fu costretta a bloccarsi quando la mano robusta di Uchida le afferrò una spalla.

L'Arte della SpadaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora