L'ultimo addio

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È da un po' che non sogno, e inizialmente pensavo che la cosa fosse legata allo stress​ o cose del genere, e non me né curavo per niente.Poi però passarono giorni, settimane,  mesi e ancora non riuscivo a sognare quei posti fantastici, che solo il tuo subconscio può creare e tu sai che significano qualcosa, però non ti ci soffermi troppo e riprendi la tua vita come se nulla fosse.Un giorno però lo feci un sogno, una specie di sogno.Erano solo immagini sparse per la mente; una era un'immagine della casa di mia nonna e l'altra...Non ci credo..."Nonno!" "Nonno sei tu?!" lui non mi rispondeva,  rimaneva immobile vicino alla sua vecchia macchina, grigia come i suoi baffi, e mi fissava solo.Niente di più e niente di meno, per mesi sognai solo questo e non capivo, beh non è vero capivo benissimo il perché di tutto questo, ma ammeterlo mi faceva stare male, perché mi avevano portato via una delle persone a cui tenevo di più, anzi ancora oggi ci tengo.Ma andiamo per gradi.Era stranissimo per me sognare mio nonno, perché lui era morto quando io ero piccola
,ma Dio, quanto me lo ricordo, ricordo con lui ogni singola passeggiata al parco, ogni disegno che io appiccicavo  sui  tutti i muri di casa sua, perché a casa mia era vietato, e le risate che facevamo insieme, tutte le gare di sbadigli prima che mia zia mi venisse a prendere, ogni singolo dettaglio era stato impresso sulla mia mente con un pennarello indelebile, niente e nessuno mi avrebbe mai portato via quei ricordi.Ma quel giorno fu veramente devastante per me, facevo ancora l'asilo credevo ancora in tante cose e chiedevo solo di essere felice, però non è proprio cosa per me. Ero rimasta lì per ore, ero l'unica che ancora i genitori non erano venuta a prendere "Poverina" dicevano le maestre "Chissà dove sarà la madre?!"beh loro non sanno che quel giorno era mio nonno a dovermi venire a prendere.Erano quasi le nove quando la maestra mi disse "Tesoro ti porto io a casa, però usciamo da quest'altra parte" io non volevo perché sapevo che nonno sarebbe arrivato, me lo aveva promesso, mi rivoltai con tutta la forza che potevo avere, in quel esile e ingenuo corpo, corsi verso l'ingresso principale e ancora oggi penso che forse non l'avrei dovuto fare.Mio nonno era arrivato.Aprii la porta e vidi la sua macchina sbattuta contro il muro, era tutta ammaccata, e aveva preso in pieno un vaso di rose, prima che potessi fare altri due passi la maestra da dietro mi aveva già preso e mi disse "Tesoro non sai quanto mi dispiace" io  inizialmente non capii , quando però vidi l'ambulanza e tutto il traffico fermo, iniziai a piangere.Non sentivo più niente, né la maestra che mi diceva di spostarmi, né le vecchiette che mi facevano le condoglianze, sentivo solo una enorme e lancinante sofferenza. Quella fu una delle prime volte che piansi per un dolore vero, e non per i soliti capricci, non sapevo cosa dire, vedevo solo delle persone che cercavano di estrarre mio nonno dalla macchina.E non era giusto, non avevo potuto dirgli addio, non avevo potuto toccare per l'ultima volta quei suoi baffi che, sebbene mi dessero fastidio, non glielo dicevo mai perché i suoi abbracci erano i migliori del mondo, ero stata capace solo di piangere e basta.Quando siamo piccoli l'idea della morte ci è quasi estranea, non accettiamo che una persona che è stata con noi fino all'altro giorno, possa svanire, non nel nulla, ma sotto i nostri occhi e non sappiamo cosa farci.Possiamo solo soffrire in silenzio, e forse a volte condensiamo tutto dentro, perché dobbiamo essere noi i più forti per altre persone, lasciamo che il dolore venga chiuso piano piano in quella scatola, ma come sapete prima o poi si aprirà.La mia scatola in quel caso si aprì a distanza di 9 anni, quando mia nonna si trovò costretta a traslocare, ma quella è un'altra storia.Ancora oggi passando davanti al luogo dell'incidente mi ricordo tutto, qualsiasi cosa,  non solo il dolore di quel giorno, ma anche tutta la gioia che avevo provato con mio nonno.E sapete lo sento ancora mio nonno, proprio vicino a me, alla fine  siamo solo esseri infiniti in un corpo finito.

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