"G-grazie, Shawn" gli dico sorridendogli, dopo troppo tempo passato nel silenzio.
Lui mi sorride di rimando, poi si passa una mano fra i capelli -adoro quando lo fa- e si avvicina a me, quando le nostre facce sono a pochi centimetri di distanza mi stringe la vita con le sue grandi braccia, posando la faccia nell'incavo del mio collo, quasi a nascondersi. Prima di realizzare ci metto un po', ma appena lo faccio non aspetto un secondo in più per stringerlo a mia volta. Ho notato che in questi mesi che sono stata in tour con lui gli abbracci sono stati pochi, o comunque molti in meno di quanti me ne aspettavo dopo tre anni.
Il suono di qualcuno che bussa alla porta ci fa staccare all'improvviso e Shawn rimane a guardarmi; dopo qualche secondo dice "avanti" senza staccarmi gli occhi di dosso.
"Buona fortuna per dop-oh, abbiamo interrotto qualcosa?" dice Jack Johnson entrando alternando lo sguardo da me a Shawn.
"No, tranquillo" lo rassicuro, anche se avrei preferito rimanere abbracciata a Shawn, che sbuffa appena rispondo a Jack, andandosi a sedere sul divanetto e accordando la sua chitarra.
Abbiamo passato quest'ultima ora a cantare le canzoni di che Shawn dovrà cantare oggi. Mi sembra un pochino meno nervoso di prima, ma anch'io lo sarei se dovessi esibirmi al Madison Square Garden per la prima volta, a soli diciott'anni.
"Noi vi lasciamo soli" dice Jack Gilinsky notando il silenzio imbarazzante da parte di Shawn mentre tutti noi parlavamo.
Io annuisco e li saluto. Appena escono dal camerino mi alzo e corro a fare pipì. L'avrei fatta prima, ma mi sembrava scortese farla mentre i Jacks erano nella stanza accanto.
Torno da Shawn e lo vedo camminare avanti ed indietro per la camera, mi avvicino a lui e stringo le sue mani con le mie.
"Ehi, tranquillo" gli sussuro mettendo le sue mani sulle mie guance. Lui mi sorride, ma non si è calmato per niente. Non so cosa si fa in queste occasioni..cosa farebbe Lui? "Se all'improvviso ti dimenticherai le parole o hai bisogno di sicurezza, guarda qualcosa che ti faccia rilassare, okay?" lui annuisce. "Okay?!" insisto per farglielo dire
"Okay, pic-Karen." dice e alla sua auto-correzione mi scappa una risatina. "Perché ridi?" mi chiede.
"Puoi chiamarmi come vuoi, Shawn." lo rassicuro.
"D'accordo, piccola." dice ed io arrossisco, mentre lui ride.
Lo abbraccio d'istinto, perché a momenti arriverà qualcuno a chiamarlo per dirgli che manca poco. Lui mi stringe così forte che mi manca quasi il respiro, ma non voglio dirglielo.
Improvvisamente si allontana e mi guarda.
"Posso fare una cosa, stupida?" mi chiede, sono confusa.
"Non lo so, tra poco devi andare a suonare..cosa vuoi fare?" gli chiedo a mia volta.
"Ti fidi di me?" mi chiede, io annuisco guardandolo negli occhi. "Allora lasciamelo fare" afferma e sto per chiedergli che cosa, ma ormai le sue labbra sono sulle mie e mi tiene stretta per la vita con le braccia.
