Capitolo 20

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Avrò camminato per una ventina di minuti e lo capisco da come i miei piedi soffrono appena li appoggio a terra. Dalla casa di Nathaniel, la scogliera sembrava molto più vicina e priva di protuberanze rocciose, invece, adesso pare di scalare una montagna.

Mi chiedo come potrò scendere, avrò ancora fiato?

Ma soprattutto, perché diavolo sono voluta salire qui sopra?!

Non potevo starmene tranquillamente seduta ad aspettare il bus come tutte le persone normali?!

Sospiro, cercando di non abbattermi e continuare la mia dolorosa salita. Stringo i denti ogni volta che il tallone dei miei piedi sbatte contro la dura suola della scarpa; meno male che mi sono messa quelle da ginnastica e non le ballerine, soffro solo a pensare in che stato avrei ridotto i miei poveri piedi.

Continuo a salire, guardando alcuni punti piani passarmi affianco dove potrei sedermi, ma so già che se mi fermassi ora, mi convincerei di star facendo una cavolata e scenderei di nuovo verso la fermata dell'autobus.

Così, continuo nonostante la mia testa mi stia dando degli schiaffi in piena faccia, urlandomi di essere una scema. Non le do torto.

Se avessi portato le cuffie avrei sofferto di meno e, sicuramente, avrei fatto uno sterminio di uccelli cantando a squarciagola per la strada. Forse è un bene che non le abbia portate.

Ansimo, inciampo, cado, mi rialzo e continuo, sempre così.

E neanche so il perché io mi stia torturando in questo modo. Come spinta da un'invincibile entità a raggiungere la cima di questa scogliera, mi faccio forza nelle gambe e rinforzo il mio respiro affinché resista fino alla fine.

Non voglio mollare proprio ora che sono così vicina.

Mi sorprendo di come io sia diventata tutto ad un tratto così determinata e decisa a terminare qualcosa, tratti che non hanno mai fatto parte della mia personalità.

Cosa spero di trovare quassù? La verità? La soluzione? Il conforto?

O semplicemente mi andava di rendere i miei piedi dei cartocci di carta?

Mhm... ho qualche dubbio.

All'improvviso risuonano nella mia testa le parole di quel subdolo bastardo.

-Conosci Bryan King, giusto?-

-Siete piuttosto intimi, no? Almeno, da quello che ho visto-

-Ma fra voi due un po' di tenero c'è, ammettilo-

-Sarebbe un peccato se gli succedesse qualcosa, non credi?-

-Invece di Bryan, avrei potuto tranquillamente dire Chris, il tuo caro amichetto-

Il camminare veloce e con un passo pesante, mi impedisce di tremare, ma se mi fermassi ora, il mio corpo cadrebbe a terra.

Non può avermi minacciato veramente, non può.

Forse era solo per mettermi paura, non lo farebbe sul serio.

Perché perdo tempo pensando a Gabriel, quando ho appena scoperto che il ragazzo misterioso è Nathaniel?

Sorrido nonostante la fatica.

Pensare a lui sembra darmi un po' più di forza per continuare l'interminabile scalata.

Il mio sorriso rimane per qualche altro secondo, almeno fino a quando una strana, se non intrusa sensazione lo spegne.

Delusa? Domanda una vocina nella mia mente.

Scuoto la testa per non pensarci.

Ti aspettavi qualcun altro? Continua, usando un tono sempre più alto e pressante.

Labbra SconosciuteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora