Capitolo 27

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Prima che la moto si spenga del tutto, scendo dalla sella e sospiro sollevata portandomi una mano sul cuore. Io e quella cosa non andremo mai d'accordo.

Vedo Nathaniel ridacchiare mentre estrae le chiavi dalla moto, guardandomi di nascosto divertito.

-Non pensavo che ti spaventasse venire in moto con te- scende anche lui e si slaccia la giacca blu scuro che si è portato dietro. In effetti adesso non c'è freddo, si sta bene con quest'aria leggera e fresca.

-Non... Non è che mi spaventa, è solo che non ci sono abituata e sì, ho la costante paura di fare un incidente- ammetto dispiaciuta. Vorrei non aver timore di tutto a volte.

-E' normale. Insomma, se non ci sei abituata...- volta la testa verso la spiaggia in lontananza ed io seguo il suo sguardo. Quando ci giriamo di nuovo verso l'altro, sono sicura che stia pensando alla stessa cosa a cui sto pensando io.

-Perché?- chiedo semplicemente, abbandonandomi allo spettacolare sfondo del mare dietro Nathaniel; lui si passa una mano fra i capelli, accennandomi un piccolo sorriso che impiega poco tempo ad arrivarmi dritto al petto.

-Perché...- mi si avvicina, gli occhi come due nuvole in una giornata di Sole -Eri tu- dice, piantando i suoi occhi chiari nei miei più scuri.

-Che intendi dire?-

-Non era la prima volta che ti vedevo quando ci siamo incontrati alla spiaggia- la sua mano si posa sul mio fianco destro -Ti avevo già vista appena arrivata in hotel con le valigie. Ero andato a trovare mio padre e dalla hall avevo sentito il suono della tua risata- ora, l'altra mano è sul fianco sinistro -Avevo visto i tuoi capelli straordinariamente chiari scuotersi nell'aria mentre Chris ti sollevava per abbracciarti; anche il modo in cui sorridevi- sorride sognante -In quel momento avevo pensato che al mondo non esistesse altro se non quello spettacolo davanti a me- alza un angolo della bocca -In più, ciò che mi aveva lasciato immobile a guardarti da dietro una parete del muro, erano stati i tuoi occhi; così scuri ed espressivi, come un pianeta fatto di roccia e cenere. Un pianeta forte e resistente, difficile da distruggere-

-Tu credi davvero che io sia forte?- mormoro appena, senza staccare gli occhi dai suoi.

-Tu credi di esserlo?- lui mi guarda, aspettando una risposta. D'istinto mi verrebbe da rispondere di sì, peccato che, un'altra parte di me risponderebbe il contrario. Forse, è questa l'impressione che do alla gente, sembro forte e forse... forse lo sono. Io ci provo, sorrido e piango nei momenti giusti e, magari, neanch'io mi accorgo che dentro sto gridando. E' difficile aver vissuto un periodo della vita in completa solitudine, l'unico che è riuscito a salvarmi è stato Chris. Noi ci conosciamo da quando avevamo undici anni, ma prima di diventare migliori amici, io e lui non ci consideravamo un granché e poi, inizialmente, Chris non si era accorto di come stessi. Prima di lui, non avevo nessuno; nessuno con cui parlare o scherzare. Ero sicura fosse colpa mia se non riuscivo a farmi degli amici e molto probabilmente lo penso anche adesso; quindi, forse è questo che mi rende così insicura e talvolta stupida, non riesco a fare delle scelte né avere la forza di attribuire la colpa agli altri, ma sempre e soltanto a me. Mi ricordo che, quando ero più piccola, arrivavo a scuola e vedevo tutti i miei compagni parlare tra di loro, io mi sedevo nel mio bianco ed aspettavo. Aspettavo. Guardavo gli altri chiaccherare e gettarmi delle occhiate di tanto in tanto, e ogni volta che un solo loro sguardo si posava su di me, sorridevo speranzosa che mi rivolgessero la parola, ma questo non succedeva mai. Allora, dato che nessuno sembrava interessato a farlo, andavo io da loro e cercavo di adattarmi, imitandoli nel comportamento e nel modo di pensare. Inutile dire che tutt'oggi me ne pento. Mi avevano cambiato, resa quello che non ero, mi avevano soltanto usata come una scimmietta d'intrattenimento. Nessuno era stato veramente mio amico. Non so come riuscii ad allontanarmi da quelle persone e scacciare quell'orribile persona che ero diventata, anche se credo che un briciolo di quella personalità sia rimasta in me, seppure poca. Allora, io sono una persona forte? Ho resistito per tantissimo tempo, nascondendo agli altri la mia terribile solitudine che mi aveva distrutto per anni, sorridendo e mentendo di giorno, piangendo e soffocando gli urli di notte. Mi sentivo così sola, così abbandonata e nonostante loro ci provassero, i miei genitori non se n'erano accorti o non avevano prestato attenzione a come i miei occhi luccicavano appena mi chiedevano come stessi. Stavo male e, per un certo periodo della mia vita, ho avuto perfino paura di me stessa, credendomi una vigliacca, bugiarda e sadica persona e... Dio se mi odiavo. Mi guardavo allo specchio e subito un senso di nausea iniziava a farsi vivo mentre l'altra parte di me sorrideva, compiaciuta dell'orribile persona che ero diventata. Ora, invece, credo di essere rimasta solo una povera vigliacca e debole ragazza che ha troppa paura di arrabbiarsi con qualcuno, terrorizzata dall'urlare solamente una parola in faccia a qualcuno o soltanto alzare la voce. Per me, l'unica via di fuga è nascondersi, ho troppa paura di reagire e fare una scelta. Ho sempre il terrore di rovinare le altre persone con le mie decisioni.

Labbra SconosciuteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora