Capitolo 17

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Sono la prima a svegliarmi fra me e Chris.

Sul pavimento.

Sì, ho voluto lasciare il letto tutto per lui ed io mi sono tenuta il pavimento.

Beh... Me lo sono meritata.

Cerco di sbadigliare senza svegliarlo, dato che quando lo faccio sembra il suono di una nave, e mi alzo, stiracchiando queste mie povere braccia tutte scricchiolanti per la "morbidissima" superficie su cui ho dormito.

Controllo l'ora al cellulare.

9:15

Dato che ieri sera Chris si è ubriacato, ma di brutto, credo che si sveglierà ancora tra un paio di ore, conoscendolo bene.

Mi alzo, stirando le braccia e facendo tremare le gambe per sgranchirle un pochino.

Spinta, come sempre, dal mio senso iperprotettivo verso di lui, mi giro e lo vedo disteso con un braccio a penzoloni dal letto.

Al contrario di me, lui quando dorme non fa rumore; è silenzioso come un gatto ma se ci si mette d'impegno può diventare peggio di una capra.

D'istinto, e con molta delicatezza, gli prendo il braccio e lo riporto sul materasso, per poi coprire la sua intera figura con il leggero lenzuolo ai piedi del letto.

Il piccolo Chris.

Ieri sera, non mi ero arrabbiata per quello che aveva fatto, bensì mi ha addolorato vederlo in quelle condizioni.

Spaesato. Confuso. Impaurito. Supplicante. Ferito.

Vorrei davvero poterlo aiutare in quel senso, ma entrambi siamo diversi da quel punto di vista e questo non possiamo cambiarlo.

Nel mentre ci penso, non mi accorgo neanche di stargli accarezzando degli scuri ciuffi ribelli sulla sua guancia e continuo a farlo.

Le sue ciglia fremono per qualche istante, mentre un piccolo sorriso gli si forma sulle labbra, per poi scomparire con la stessa velocità con cui è comparso.

Sottraggo la mano del suo viso e mi dirigo verso il bagno.

Dopo aver cercato di mettere in ordine questa mia cosa che in molti chiamerebbero faccia, mi assicuro che Chris stia ancora dormendo ed esco dalla stanza.

Prima di tutto, devo capire dove diavolo sono finiti Victor e Sabrina; mi ricordo che lui aveva detto che avrebbe raggiunto la sorella in una stanza.

Sì... Ma quale stanza?

Ce ne sono più di cinquanta qui.

Potrei provare ad inviargli un messaggio per sapere dove si trova, oppure fare finta di niente e andarmene.

Poi sento la voce di Chris insinuarsi nella mia mente, pregandomi di controllare che non gli sia successo niente. Prima o poi dovremo parlare anche di lui, Kevin e Victor... e come minimo Chris suggerirebbe di fare una cosa a tre fra di loro.

Ok, sto cadendo in un argomento che adesso non centra per niente.

Allontanandomi da quegli oscuri pensieri, prendo dalla tasca il cellulare.

"In che stanza siete?" digito, per poi inviarlo a Victor.

Così. Di colpo. Neanche un "buongiorno" o un "come stai". Diretta e senza pietà per la privacy altrui.

Intanto che aspetto che risponda, mi dirigo verso la stanza dei miei genitori, un piano sotto al nostro, e chiamo l'ascensore.

Questa mattina non c'è praticamente nessuno in giro per l'hotel, strano. In genere c'è sempre qualcuno che fa colazione oppure sta nella hall a guardare la televisione.

Labbra SconosciuteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora