Capitolo 30

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Una piuma.

Sono come una piuma.

La vedi mentre va da una parte all'altra, lentamente e con disinvoltura, ma sai che il suo Destino sarà sempre quello di cadere.

Cadere e rialzarsi solo quando un'altra folata di vento la accoglierà nel suo percorso o un passante per la strada la calpesterà.

Il Destino non è mai certo o incerto, esiste e basta.

Può spaventarti come rassicurarti, però, l'unica cosa certa di esso è che non saprai mai come sarà.

Immagino una piuma posarsi sul mare.

Resterebbe a galla a navigare all'infinito, trattenuta dall'acqua, oppure qualcuno potrebbe prenderla e portarla con sé.

Sono seduta sulla spiaggia vicina alla casa di Nathaniel, quella che avevo visto dalla scogliera con Bryan.

Fisso il mare calmo e le sue onde continuare il loro movimento, credendo ancora di essere sole, ignare della mia presenza; prendo un respiro e l'aria fresca e pungente mi riempie di leggerezza i polmoni, mentre il mio cuore affonda sempre di più nel mio petto.

Alzo lo sguardo verso il cielo.

Non ci sono stelle.

Una parete nera ed uniforme, invigorita soltanto dalla luce opaca e triste della Luna.

Senza rendermene conto, le mie mani affondano nella sabbia e la stringono finché possono.

Mi sono comportata da idiota.

Un'idiota vigliacca e senza carattere.

Pfff... Cosa pensavo di fare?

Affrontarli entrambi insieme? Riuscire a prendere una decisione importante nella mia vita?

Mi faccio solo pena.

Merito tutto questo dolore e forse ne meriterei anche di più.

Anzi, non merito nemmeno di fare la vittima, io non lo sono.

Io sono l'assassino.

Un assassino inconsapevole di esserlo.

Quei due ragazzi non si meritano di essere trattati in questo modo.

Io non sono nessuno per decidere della loro felicità.

Scaglio la sabbia racchiusa nella mia mano destra verso il mare, usando la forza che userei se la dovessi scagliare contro di me.

Quando i granelli si posano sull'acqua e si inabissano, chiudo gli occhi e mi lascio cadere all'indietro con la schiena, fregandomene del fatto di star sporcando il pigiama del padre di Nathaniel.

Continuo a tenere le palpebre abbassate, immaginando che tutto questo sia solo un incubo dal quale faccio fatica a svegliarmi.

Ci spero, ma vengo comunque bloccata dai sentimenti che provo per entrambi.

E' tutto così nuovo per me ed io ci sono cascata subito, ingenua ed inesperta che sono.

Apro di scatto gli occhi quando qualcosa urta il mio fianco ed un peso cade sopra di me.

Mi alzo di colpo con la schiena e con il cuore a mille, spingo le mani in avanti per togliere la gravità che ho sulla pancia.

-Ahi!- sento gemere una voce femminile; dopo qualche difficoltà iniziale, riconosco la voce.

-Lucie?- fiato sorpresa.

-Sky?- domanda lei, una volta rialzatasi da terra tutta dolorante.

-Sì, sono io- mi alzo in piedi -Che ci fai qui?-

Labbra SconosciuteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora