Caro Jesse,
É da molto che non ti scrivo.
Vorrei sentirmi in colpa, come i primi mesi, che quando non ti scrivevo per tre giorni di seguito mi rimproveravo di non pensarti abbastanza. Ma non è così. Non mi sento in colpa. Perché dovrei? Non so nemmeno se ci pensi più, a me.
Le giornate estive di New York sono bellissime. Fa caldo, e al pomeriggio ci fanno uscire in cortile. Sybil, la donna che si occupa delle attività, ha organizzato i giochi olimpionici del St. Gregory NY . È divertente, facciamo dei tornei di sport come pallavolo, calcio e altri sport semplici e , non ci crederai, sto partecipando anche io, pigrizia in persona, e sono nelle semifinali di pallavolo e Badminton. Chi lo avrebbe mai detto?
Wesley è in semifinale in tutte le categorie, ed anche Stacey lo sarebbe stata, se non fosse per quella volta che è svenuta nel campo da calcio.
Avrei così tanta voglia di andare al mare ora. Come quella volta che mi hai portato a Lewes. Ricordi ? Abbiamo mangiato i bagel in riva al mare ci siamo divertiti un mondo. Vorrei tornare la, fermare il tempo. Non riesco a smettere di pensare al modo in cui mi guardavi. Chissà se ora mi guarderesti allo stesso modo.
Tua ,
Tunnel sexy tra i denti.Piegai la lettera e la misi sotto al materasso insieme alle altre.
Mi mancava, così tanto da stare male.
Volevo avere certezze, volevo sapere se Jesse ci teneva. Se mi pensava.
Maledetta quella volta che lo incontrai. Non starei soffrendo così tanto in questo momento.
Uscii dalla camera che stava diventando improvvisamente troppo soffocante.
Nella stanza svago non c'erano molte persone.
Probabilmente alcuni si stavano allenando in cortile per la semifinale di calcio e pallavolo di questa sera.
Avrei dovuto allenarmi anche io, ma non ne avevo la minima voglia.
Vodoo Doll era seduta sul divano vicino ad un'altra donna. Cercai di non farmi vedere da lei, sapendo che mi avrebbe fatto scoppiare la testa con la sua parlantina.
Seduto vicino alla vetrata, colpito dai raggi solari sulla faccia, c'era Il cannibale. Era seduto di fronte ad una scacchiera, e guardava il paesaggio fuori.
Lo osservai attentamente, indecisa se rimanere lí o avvicinarmi.
Alla fine mi mossi nella sua direzione.
Mi sedetti si fronte a lui,e solo allora si accorse della mia presenza.
-Ciao.-Lui alzó gli occhi piccoli con sguardo timido per poi riabbassarlo sulle pedine del gioco del tavolo.
-Vorresti giocare a scacchi?-
Lui esitó, e poi annuí con la testa.
Il Cannibale si sedeva spesso di fronte alla scacchiera, ma nessuno osava nemmeno avvicinarsi, così rinunciava a giocare.
-Potremmo giocare.-
I suoi occhi si alzarono sui miei realmente stupiti.
-Sì. Potresti insegnarmi a giocare, così potremmo farlo ancora. -
Lui balbettó qualcosa di incomprensibile, iniziando ad agitarsi.
-É un gioco difficile? Ho sempre voluto imparare. Sembra...Un bel gioco. -
Prese una pedina a forma di cavallo, e se la rigiró fra le mani rugose.
-Allora, mi insegni?-
-Va bene.-
Lo disse così piano che non ero nemmeno sicura di aver capito.
La sua voce era delicata e più giovanile di quella che mi aspettavo.
Il cannibale inizió a spiegarmi le regole del gioco senza incontrare mai una volta il mio sguardo. Dovette rispiegare più volte, perché non capii mai come dovevo fare.
-É esattamente come mi aspettavo.- Dissi guardando quella vecchia scacchiera .
-In realtà, le istruzioni non servono a nulla. Si impara giocando.-
Mi sembrò quasi, che con quella frase acennasse a qualcosa di diverso dal gioco degli scacchi.
-Qual'è il tuo vero nome?-
Il Cannibale si agitó improvvisamente, e capii di aver toccato un tasto delicato.
-Insomma, come posso chiamarti? Come ti chiamavano gli altri?-
Lui alzó le spalle guardando qualcosa fuori dalla finestra.
-Non so. Nessuna mi chiama.-
Abbassai lo sguardo, triste per quello che aveva appena detto.
Mi faceva pena, e mi dispiaceva, perché riuscivo in qualche modo a capire come si dovesse sentire. Mi ero sentito allo stesso modo per tanti anni.
-Allora giochiamo.- Dissi infine.
Capii che per Il cannibale doveva essere stato
Noioso giocare con me, che non avevo capito assolutamente nulla.
Provammo e riprovammo ancora, senza grandi risultati. Le sue spiegazioni non avevano portato a niente, perché quelle pedine che si muovevano per il mio cervello non erano altro che un gran casino.
Lui però non sembrò scoraggiato del mio scarso imprendimento.
-Non importa. Prima o poi imparerai.-
-Tu come lo hai fatto?-
Fece spallucce, e notai che lo faceva molto spesso.
-Sono qui da tanto. Il tempo di imparare qualcosa l'ho avuto. -
Mi rabbuiai.
Lo avrei avuto anche io.
-Che ne dici se cambiamo gioco,per oggi? Magari un gioco che sappiamo tutti e due?-
Fece spallucce.
Gli sorrisi e raggiunsi il tavolo con i giochi da tavolo.
Ce n'erano veramente tanti, e mi chiesi a quale Il cannibale sapesse giocare.
Era qui da venticinque anni...probabilmente li conosceva tutti.
Afferrai il cluedo, ma poi lo rimisi al suo posto, pensando che fosse di cattivo gusto visto il motivo per cui io e lui eravamo chiusi qua.
Nemmeno il gioco dell'oca mi convinse. Era l'unico gioco in cui avrei avuto qualche possibilità di vincere, ma lui aveva cinquant'anni e giocava a scacchi...meglio evitare figure da stupida.
-Scarabeo. È il suo gioco preferito, dopo lo scacchi.-
Alzai lo sguardo verso un Wesley sorridente .
Afferrai la scatola del gioco e la misi sotto braccio.
-Non sono una cima in questo gioco. - rivelai.
-Ci avrei giurato. -
Gli feci una smorfia, e mi voltai verso Il canniballe.
-Credo di aver bisogno dei tuoi suggerimenti, per poterlo battere. Giochi con noi?-
Lui abbozzó un sorriso divertito,ma poi notó che non stavo scherzando.
-Con lui?-
-Si, Wes. Con lui. Dai.-
Tornai al mio posto di fronte al Cannibale, seguita da Wesley..
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.?
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MADHOUSE - La terapia
Mystery / Thriller■Secondo libro della serie "THE HOUSE SAGA"■ In pochi attimi la vita di Kira ha subito un tragico avvenimento. Sono bastati pochi secondi e poche parole per lasciare la giovane ragazza confusa e interdetta. La verità di Kira é diversa da quella di...