35.

1.9K 160 33
                                    

Non riuscivo a smettere di rigirarmi fra le lenzuola.
Nella mia stanza non c'era nemmeno un fascio di luce, ma riuscii a leggere comunque l'ora sulla sveglia nel comó affianco al letto.
Erano le due e un quarto, e all'esterno non sentivo alcun rumore.
Le porta era chiusa e in ogni corridoio a notte fonde c'era sempre una guardia a controllare  che nessuno uscisse dalla stanza.
La notte prima ero rimasta sveglia fino a tardi per controllare quale fosse l'ora adatta, dove giravano meno infermieri.
E quella era l'ora giusta.
Mi alzai lentamente dal mio letto, appoggiando i piedi nudi sul pavimento freddo.
Mi avvicinai alla porta.
Non sarei riuscita a fare tutto da sola, e avevo chiesto aiuto a Wesley.
Non avevo potuto spiegargli il motivo, ma lui acconsentì.
Sperai con tutto il cuore che il piano andasse per il meglio.
Gli avevo spiegato più volte i dettagli, e lui aveva giurato che non avrebbe sbagliato nemmeno di un secondo.
Tremavo mentre appoggiavo la mano sulla maniglia di plastica, sperando che Wes stesse facendo la stessa cosa nello stesso momento.
Aprii la porta, e una luce, meno potente di quella serale, mi colpii in volto.
Prima di uscire,mi guardai intorno.
Non c'erano infermieri.
La guardia era in fondo al corridoio, dove c'era la stanza di Wesley, e stava leggendo un libro. Gli occhi erano socchiusi e la testa dondolava avanti e indietro, come in preda al sonno.
In quell'esatto  istante, Wes aprí la porta.
Sorrisi spontaneamente. Lo stava facendo realmente, mi stava aiutando.
Era stato preciso, esattamente come aveva
Detto.

Lui si avvicinò all'uomo con nonchalace, spaventandolo e svegliandolo dal suo sonnellino.
Colsi l'occasione per sgattaiolare fuori.

La farmacia non era molto distante dalla mia camera.
Nel mio percorso non incrociai nessuno, ma quando feci per girare a destra, vidi che un'infermiera stava attraversando il corridoio.

Mi nascosi dietro il muro dell'ascensore e aspettai che passasse, pregando che non si voltasse verso la mia direzione.
Tirai un sospiro di sollievo quando scomparve dalla mia vista e proseguii Per la mia strada.
Controllai attraverso la serratura che non ci fosse nessuno, ed entrai nel l'ambulatorio.

Chiusi la porta alle mie spalle e sospirai.
Ero dentro.
La farmacia era grande come la mia stanza, ed oltre ad una scrivania anonima e un'armadiettio, il resto era tutto medicinali.

I muri erano coperti dagli scaffali contenenti i farmaci di ogni tipo, e mi chiesi come avrei fatto a trovare quello che cercavo.
Su ogni scaffale era scritto un numero e una lettera che inizialmente non capii a cosa servissero.
Doveva essere un codice per identificare le diverse categorie, ma come avrei fatto a riconoscerli?
Doveva esserci scritto da qualche parte...
Aprii tutti gli scaffali, trovando solamente altre medicine sconosciute.
Mi avvicinai alla scrivania e provai ad aprire un cassetto, chiuso a chiave.
Mi disperai quando notai che anche il secondo lo era.
Sentivo che stavo per mettermi nei guai.

Tirai la maniglia del terzo cassetto, e quasi urlai di gioia quando esso si aprì.

All'interno c'era solamente un fascicolo.

Lo sfogliai velocemente, capendo che era quello che cercavo.

"Benzodiazepine- 1V C" Era lo scaffale vicino alla porta.
I nomi dei psicofarmaci erano strani e tutti uguali, come i loro contenitori.

Riconobbi immediatamente il Valium perché lo prendeva sempre Jazmin.

Ne presi un paio e li nascosi all'interno delle tasche della camicia da notte.
Con tutti quei nomi non riuscivo a ricordare quelli che Jesse mi aveva elencato.

Nascosi lo Xanax sul reggiseno, acquistando in questo modo una quarta abbondante.

Dio, questa situazione era troppo assurda, quasi comica.

MADHOUSE - La terapiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora