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Finita la colazione, mi diressi verso l'ufficio di John senza passare in stanza svago come facevo ogni mattina.
Intravidi all'interno Wesley, Ethan e Stacey, ma continuai dritto verso lo studio di Donovan.
bussai piano ed entrai.
John era seduto dietro la sua scrivania e mi sorrise caloroso.
-Buongiorno,Kira.-
-Giorno.-
Mi sedetti sul mio posto ed aspettai.
Mentre John parlava di cosa avremmo fatto oggi, pensai e ripensai alla visita della giornata precedente.
Non ero riuscita a dormire la notte. Dentro di me speravo fosse solo un sogno, non perché non volessi vederlo, ma perché era troppo  reale, e non sapevo cosa sarebbe successo ora.
-Kira,mi stai ascoltando? -
-Si. Si certo.-
Lui sorrise sotto i baffi e si alzó per prendere dalla sua valigetta un cartellina trasparente.
Riconobbi chiaramente le immagini che essa conteneva.
-Un'altra TAT?- Chiesi guardandolo mentre disponeva i fogli sulla scrivania.
-Già, un'altra TAT. -
Facevamo test psicologici di tutti i tipi ogni settimana, ma mi resi conto che quel testo proiettivo lo avevo già fatto molte altre volte.
-Perché? -
-Non sono io che ho  deciso il test.-
-Ma sei tu il mio psichiatra. -
-Esatto. Mi è stato detto si farti fare una TAT.  Tutto qui.-
-Chi lo ha detto?-
-Ai piani alti.-
-Chi sono i piani alti?-
-Dipende dai punti di vista. -
Sbuffai, facendo sorridere John.
-Posso almeno sapere se è una cosa positiva o negativa?-
-Suppongo sia positiva. Vogliamo vedere i tuoi progressi. Tutto qui.-
-Tutto qui. -
Lui annuí, e quando mi porse la prima immagine capii che il discorso era terminato.
Come tutte le altre volte, descrissi quello che vedevo nelle foto.
Quando finimmo,  la nostra seduta era già giunta al termine.
-Come è andata allora? Con Jesse?-
Feci spallucce. -Non lo so. Giuro che non so come è andata. - Sospirai sconfitta.
-Non abbiamo più lo stesso rapporto. Non sono sicura che sia recuperabile. Ha detto che tornerà. John, io non credo che tornerà. -
-Tornerà. -
-Come fai a esserne sicuro?-
-Quando è venuto qui sapeva esattamente cosa avrebbe trovato, Kira. Ma è venuto lo stesso.  Lui sa già quello che vuole. Tornerà. -
Lo salutai debolmente e uscii dalla stanza.
Volevo credere con tutto il cuore a quello che aveva detto John.
Entrai nella stanza svago.
Mi avvicinai al tavolo ricoperto di fogli e matite, e mi sedetti affianco a Ethan, intento a disegnare qualcosa di poco chiaro.
Diedi un'occhiata ai suoi disegni infantili, e conclusi che fossi in compagnia di Karen.
-Ciao Kira. -
-Karen. -
Ethan mi guardò sorridente, girandosi sull'indice una ciocca corta di capelli ricci.
Tornò a concentrarsi sul suo disegno.
Karen aveva cinque anni ed era la personalità più dolce e sensibile di Ethan.
Usciva sul posto spesso, ma non parlava molto. Le piaceva disegnare, ascoltare la musica e giocare al gioco dell'oca con me.
-Che cosa stai disegnando?-
-Noi. Sto disegnando noi.- Disse con voce infantile e un tipico accento del sud.
Guardai meglio il foglio. Erano raffigurati nove personaggi, tutti molto diversi fra loro. Riconobbi il camice d'ospedale di Darcy e i vestiti griffati di Lucas.
Li riconobbi quasi tutti.
-Chi é lui?-
Indicai la figura dai capelli ricci di Ethan completamente vestito di nero vicino ad un albero.
Gli occhi di Karen mi guardarono improvvisamente timorosi.
-Patrick. -
Patrick il pedofilo.
Non usciva mai, o almeno in questi mesi io non ne avevo avuto l'onore di parlarci.
-Non ho conosciuto Patrick.-
-E sei fortunata. Patrick è cattivo. È cattivo con me, è cattivo con i bambini. È cattivo con tutti.- Concluse mettendo il broncio.
-Beh, allora spero di incontrare solo te, d'ora in poi.-
Lui sorrise felici, arrosendo leggermente.
-Sei la più simpatica qui dentro. Vorrei uscire più spesso, quando ci sei tu.-
-E perché non lo fai?-
-Non sono io che decido. Loro non mi lasciano uscire quasi mai.-
-Loro chi?-
-Sono Darcy e Robert che mantengono il controllo. Io sono solo una bambina.-
-Una bambina davvero stupenda. -

Sì mosse allegro sulla sedia e prese un foglio

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Sì mosse allegro sulla sedia e prese un foglio.
-Tieni. Questo è per te.-
Afferrai il suo disegno e lo guardai curiosa.
Non era
Molto chiaro, ma riconobbi lontanamente quello che doveva essere un bosco o una foresta.
Al centro c'era una ragazza con vestiti retró e colorati.
In una mano aveva una pala e nell'altra un martello.
Ai suoi piedi nudi c'era un corpo, o qualcosa di simile, completamente ricoperto di sangue.
La ragazza in piedi, aveva i capelli di due colori diversi.
Tremai spaventata.
Come poteva aver disegnato una cosa del genere? Volevo sbagliarmi. Disegnava come una bambina di cinque anni, e probabilmente mi stavo confondendo.
Forse lo vedevo solo io.
Vedevo me.
E vedevo Morgana ai miei piedi.
-Perché hai disegnato questo? -
Dissi mollando il foglio, come se bruciasse.
Ethan alzó le spalle con fare innocente.
-É la bambola che mi dice cosa disegnare.- Indicó la bambola di pezza di Vodoo Doll appoggiata sul tavolo, vicino ai colori.
Guardai nervosa i bottoni bordeaux al posto degli occhi della bambola inquietante.
Mi alzai spaventata e uscii dalla stanza,  ignorando La voce di Ethan che mi  chiedeva perché stessi scappando.

Jesse

Mi accesi l'ennesima sigaretta della giornata nel chiaro di luna della città che non dormiva mai.

Mi accesi l'ennesima sigaretta della giornata nel chiaro di luna della città che non dormiva mai

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Uscii nel piccolo terrazzino dell'hotel Dove alloggiavo da ormai due settimane.
Ben presto i soldi sarebbero terminati, e avrei dovuto trovare un posto meno caro Dove stare o tornare a casa.
Casa.
Westerfield era tutto fuorché casa mia.
Casa mia, era dove c'era lei.
Da quell'altezza,  la vista delle strade illuminate era fantastica.
Mi sedetti sulla sedia bianca di plastica e aspirai a lungo la mia Marlboro rossa.
Appoggiai i piedi sulla balcone, e guardai uscire il fumo dalla mia bocca .
Avevo preso una stanza in un piccolo hotel economico vicino all'ospedale.
Riuscivo a sentire le voci della televisione provenire da dentro la stanza.
Stavano trasmettendo uno di quei programmi stupidi. Si chiamava "The Black news saturday" e parlavano di casi irrisolti  e persone scomparse.
Nonostante fosse passato più di un anno dell'omicidio di Morgana, Kira rimaneva la prima fonte di guadagno per i media. Non si parlava d'altro. In tutto il mondo, l'episodio dell'assassina di Westerfield,  così la chiamavano, era diventato virale. Era la prima notizia di cronaca nera. Ovunque sapevano cosa aveva fatto. In poco tempo Kira era diventata famosa. Aveva persino una pagina di Wikipedia.
Al programma parlavano appunto di lei. C'erano dei criminologhi, dei giornalisti e altri personaggi noti che parlavano di quello che era successo.
C'era anche Jazmin, la mamma di Kira.
Da quando aveva perso il lavoro,  non rifiutava più le richieste di apparire in televisione.
Parlavano di Kira come se la conoscessero, come se sapessero esattamente cosa pensasse e quali sentimenti provasse.
Nessuno poteva capirla.
Quando pensavi di poter indovinare cosa stesse pensando,  ti sbagliavi di grosso.
-Stiamo parlando di una sedicenne che ha preso la sorella, l'ha portata in mezzo al bosco, l'ha strangolata, le ha fracassato il cranio, l'ha seppelita, ha piantato dei fiori sulla sua fossa ed è tornata a casa come se non fosse successo nulla! Nulla! Stiamo  ancora discutendo sul fatto che l'ospedale psichiatrico non sia il posto giusto per lei? Per favore!-
Sentii dire da una donna.
-Aveva programmato tutto! Era abbastanza lucida per organizzare minuziosamente un'omicidio,però. -
-Qui non si tratta di essere abbast...-
-Vi prego! Uno alla volta!- il presentatore interruppe le voci degli ospiti.
Presi dalla tasca dei jeans neri una dose e la stesi sul balcone.
-Credo ci siano ancora troppi buchi in questa storia. Come la violenza sessuale.-
-Stiamo parlando comunque di una ragazza che dice di non ricordare di aver ucciso la sorella. Di una ragazza che soffre di un disturbo mentale.- Disse la voce di un'altra donna.
-Non sono nessuno per dire se è vero o no. Nessuno può sapere se il padre sia veramente colpevole, ma la verità salterà fuori, prima o poi.-
Mi alzai innervosito e Spensi la televisione.
Presi la mia giacca, presi le chiavi della camera e tirai le ultime righe ed uscii dalla stanza, alla ricerca di altra neve per superare la notte.

MADHOUSE - La terapiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora