Riuscivo a sentire l'odore dei croissant appena sfornati. Era un buon odore, un odore che avrei collegato ogni volta al St. Gregory NY .
Mi ero svegliata molto presto, anche se in realtà non avevo dormito quasi per niente.
Quello era il grande giorno.
Era il giorno della fuga.
Stavo tremando dall'agitazione, e stavo realmente prendendo in considerazione l'idea di lasciar perdere tutto.
Il mio istinto diceva che le cose non sarebbero andate come avevamo previsto.
In quel lungo e triste mese senza Jesse , non avevo parlato quasi con nessuno.
Pensavo solamente alla fuga. Era diventata un'ossessione, e lo volevo realmente.
Questa lunga distanza da Jesse mi aveva fatto capire che non potevo stare senza di lui a lungo.
Mi chiedevo se stesse bene, e soprattutto speravo che si ricordasse tutto quello che avevamo pianificato.
Casey entrò quella mattina come tutte le mattina con il vassoio della colazione.
Assaporai più lentamente del solito il sapore del muffin al mirtillo di cui mi ero ormai affezionata.
Nonostante ciò non riuscii a finire per la troppa tensione della situazione.
Presi ancora una volta le due pillole dentro il bicchierino di plastica. Mi lasciai controllare da Casey, e non mi arrabbiai nemmeno quando mi chiamò col mio cognome.
Tutto quello sarebbe finito.
Avrei voluto salutare John, ringraziarlo per il lavoro fatto. In questo lungo anno lui era diventato più di uno psichiatra, era un'amico, e mi aveva aiutato molto a relazionarmi con gli altri.
Mi sarebbero mancati tutti, persino Stacey e la sua arroganza.
Anche Vodoo Doll. Non riuscivo ad avercela veramente con lei. Non mi ero comportata bene con lei, ed ovviamente non era mentalmente stabile, quindi potevo capire. Avrei tanto voluto tornare indietro e non distruggere la sua bambola così importante. Ma era tardi, ora.
Mi sarebbe dispiaciuto lasciare il Cannibale da solo. Avevamo iniziato a parlare, niente di eclatante, lui faceva molta fatica ad aprirsi, ma speravo che un giorno qualcun'altro lo avesse aiutato. Io ero la cosa più vicina ad una amica.
Probabilmente la persona che mi sarebbe mancata di più era Wesley.
Era Grazie a lui se ero riuscita ad ambientarmi lí dentro. Lui non mi aveva mai giudicato, ed era sempre pronto ad aiutarmi. Mi dispiaceva con tutto il cuore non poterlo vedere mai più. Avevo passato più di un anno, avevamo imparato a conoscerci a vicenda ed ora era tutto finito.
Tuttavia anche lui sarebbe uscito da qui, e non potevo che esserne felice.
Pensai alle cose che avrei dovuto lasciare li, nella mia stanza alla quale mi ero affezionata tanto.
Fortunatamente Jesse aveva portato via la polaroid e il mio pupazzo preferito.
Avrei dovuto lasciare lí tutti i miei libri, i miei vestiti...
Avrei voluto vedere per l'ultima volta il mio avvocato, ringraziarlo per il lavoro che aveva fatto e per avermi evitato la prigione.
Andai nella stanza svago.
Gli unici amici che avevo mai avuto nella mia vita erano lì. Nessuno prestó un'attenzione particolare a me. Era come tutte le mattine.
Ethan mi vide e Smise di disegnare.
-Kira, ho fatto un disegno per te!-
Seguii Karen fino al tavolo dei colori. Mi faceva un disegno quasi una volta al giorno.
-Ecco, questa sei tu sopra un palcoscenico e stai cantando vedi...-
-Sì...-
Non vedevo nulla di tutto ciò, ma sapere che non avrei mai visto uno dei suoi disegni mi fece commuovere.
-Grazie, Karen.--Ma perché piangi?-
-No, non è niente...é davvero un bellissimo disegno.-
Karen non sembrava convinta, ma alzó le spalle e continuò a disegnare.
Diedi un'occhiata all'orologio. Era ora.
Prima di uscire dalla stanza svago, feci scorrere gli occhi su tutti i pazienti a cui mi ero affezionata, ignari di quello che stava per succedere.
Piegai il foglio di Karen e lo misi in tasca, portando via con me l'unico ricordo materiale di quell'ospedale.
Feci un respiro profondo.
Dovevo solo scendere al primo piano, come facevo sempre per andare in cortile.
Non potevo usare la scala principale perché al mattino il giardino era aperto solo agli altri reparti.
Avrei dovuto usare le scale del personale.
Non Era difficile accedervi.
Lo avevo fatto un milione di volte senza essere mai beccata, quando salivo sul tetto insieme a Wesley.
Lana era in reception, e il corridoio era affollato.
Merda.
Dovevo trovare il modo di scendere, perché le telecamere sarebbero rimaste spente per poco.
Fu in quel momento chi vidi uscire Ethan/Darcy da una stanza infondo al corridoio, con indosso la divisa da infermiere.
Era un'idea folle, ma tanto valeva provare.
Mi guardai intorno, e quando fui sicura che nessuno prestava attenzione a me, aprii la porta della stanza.
Bingo.
Era uno stanzino piccolo e leggermente disordinato.
C'erano moltissimi cambi, divise e camici di ogni colore.
Alcuno Erano appesi sugli armadietti, altri gettati malamente su degli scatoloni.
Presi il primo completo che trovai e lo indossai velocemente.
Mi stava molto largo e odorava di disinfettante.
Misi anche la retina verde come la divisa da chirurgo per coprire i capelli colorati.
Non ero sicura che avrebbe funzionato, ma dovevo fare qualcosa per uscire da lì.
Uscii con nonchalace, non guardando nemmeno con la coda dell'occhio gli infermieri che passavano. Erano troppo concentrati sul lavoro per accorgersi di me.
Percorrere tutte le scale era pericolo per il semplice fatto che molti infermieri degli altri piano le percorrevano, ed il palazzo era troppo alto. Arrivare al primo piano, velocemente e soprattutto senza esserne scoperti, era pressoché impossibile.
Chiamai l'ascensore, sperando che nessuno mi fermasse.
Ero così agitata da sentire i brividi lungo tutto il corpo.
L'ascensore si aprii ed io mi fiondai all'interno.
Schiacciai il pulsante del primo piano.
Nel esatto momento in cui le porte si chiudevano lentamente, un infermiere entró rischiando di rimanere schiacciato.
Mi irrigidí.
Lui mi sorrise e mi chiese a che piano andassi.
Stavo tremando, e a malapena capivo quello che stava dicendo.
-Ehm...Io vado al terzo.-
-P-primo.-
L'ascensore iniziò a scendere lentamente, e sperai che nessun altro dovesse salire.
-Sei nuova?-
-Mmh...Mmh..-
-Stagista, ho capito. In psichiatria?-
-Si.-
-In che ti stai specializzando? -
-Ahm...Io...-
Ma quanto ci impiegava quell'ascensore?
-Chiedo, vista la divisa di chirurgia.-
-Ah...No, io faccio infermieristica...Le altre divise erano finite e intanto mi hanno dato questa.-
-Pff, lo dico io che quelli sono pazzi come i loro pazienti! Se vuoi da noi abbiamo ancora divise, posso dartele.-
L'ascensore di fermò al suo piano.
-Oh, non serve, sto andando ora dal mio tutor per la divisa.-
-Ok. Ci si vede in giro,Stagista. -
Fortunatamente nessuno era entrato e tirai un sospiro di sollievo.
Mi tolsi velocemente la divisa, e la gettai a terra proprio nel momento in cui le porte incominciarono ad aprirsi. Se fossi uscita con quei vestiti avrei attirato troppo l'attenzione.
Arrivai al piano terra, molto più affollato di tutti gli altri reparti.
L'orologio segnava le dieci e quarantotto, avevo perso tempo a mettere quella dannata divisa.
La distanza tra l'ascensore e la porta di ingresso non era molta.
Uscii in fretta, attraversando la stanza piena di gente.
Guardai solamente dritto davanti a me, aspettando di sentirmi afferarmi per le spalle.
Ma non successe.
Le porte automatiche si aprirono.
Varcai la soglia con un po di timore, esitante, come se l'ospedale mi trasse indietro.
Le porte si chiusero alle mie spalle.
Il vento freddo mi colpii dritto in faccia facendomi rabbrividire.
La mia vista inizió ad appannarsi per colpa delle lacrime.
Il Pick up blu era parcheggiato vicino alla fermata.
Era reale.
Ero fuori.
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MADHOUSE - La terapia
Gizem / Gerilim■Secondo libro della serie "THE HOUSE SAGA"■ In pochi attimi la vita di Kira ha subito un tragico avvenimento. Sono bastati pochi secondi e poche parole per lasciare la giovane ragazza confusa e interdetta. La verità di Kira é diversa da quella di...